Intervista al Secolo d'Italia
Tolleranza zero sulle foto ritoccate con Ia. Il ministro Roccella: “Tutela penale specifica per le vittime delle alterazioni di immagini”
La ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità spiega che "la violenza contro le donne, fisica, digitale, economica, deve essere riconosciuta nella sua specificità" e ricorda la recente approvazione della legge che punisce con la reclusione 'Chiunque cagiona un danno ingiusto ad una persona, cedendo, pubblicando o diffondendo, senza il suo consenso" materiale manipolato. E sull’’age verification’ annuncia: "dal 12 novembre in Italia sarà una realtà"
Ministro Roccella, ancora un episodio di diffusione di immagini false e materiale pornografico realizzate dall’intelligenza artificiale…
“Gli episodi che sono arrivati agli onori, anzi direi ai disonori delle cronache sono la punta di un iceberg che si estende nei meandri della Rete e che attraverso strumenti nuovi dà corpo a un male antico. L’utilizzo dell’intelligenza artificiale per realizzare false immagini pornografiche partendo dalle fotografie di donne vere e ignare è infatti una forma di violenza a tutti gli effetti. E’ una barbarie che offende nel profondo la dignità umana, e che attraverso le nuove tecnologie si fa consumo virtuale dei corpi e delle immagini. Come se i corpi non fossero persone, ma solo oggetti da consumare, e come se quelle immagini non devastassero le persone nella vita reale. Non si tratta di dividersi tra gli apocalittici che rifiutano la modernità e gli integrati che ne subiscono passivamente le conseguenze. Quello che mi impressiona è come ai grandi e veloci cambiamenti tecnologici corrispondano atteggiamenti vecchissimi, atteggiamenti di disprezzo e mercificazione nei confronti delle donne che speravamo in via di superamento. Insomma il problema resta sempre la cultura di fondo che si esprime, se sia una cultura di rispetto o al contrario una cultura di violenza e prevaricazione alla quale le tecnologie offrono semplicemente metodi più insidiosi per concretizzarsi”.
Come sta intervenendo il governo?
“Il governo ha avuto chiaro fin dal primo giorno che quella della violenza è una vera e propria emergenza, e che le tecnologie digitali ne sono una delle nuove frontiere. Stiamo portando avanti un lavoro molto importante dal punto di vista normativo, della formazione degli operatori, dell’erogazione di risorse, della sensibilizzazione diffusa. Il tema di fondo è il riconoscimento della specificità della violenza sulle donne. Non perché sia una violenza più grave delle altre, ma perché ha dei suoi connotati peculiari che bisogna saper individuare per poterla prevenire e reprimere con efficacia. Anche il tema del digitale è stato fin da subito fra le nostre preoccupazioni. Nel decreto Caivano abbiamo previsto che i nuovi device debbano avere già installate alla vendita le applicazioni di ‘parental control’, che consentono ai genitori di monitorare tempi e contenuti dell’attività online dei figli minori, e che nei centri per la famiglia le mamme e i papà vengano supportati nel loro utilizzo. Sempre nel decreto Caivano, una larga maggioranza parlamentare ha introdotto obblighi più stringenti di verifica della maggiore età per l’accesso ai siti pornografici, la cosiddetta ‘age verification’: insieme all’Agcom ne abbiamo seguito passo passo l’iter applicativo, per evitare problemi con l’Europa dove le norme sulla concorrenza rendono piuttosto complicate restrizioni di questo tipo, e ora che il procedimento è concluso dal prossimo 12 novembre l’’age verification’ in Italia sarà una realtà.
E sull’intelligenza artificiale nello specifico cosa si può fare?
Anche in questo caso non abbiamo aspettato che esplodessero i casi sui media per intervenire. Con la nuova legge sull’IA, promossa dal governo e da poco approvata dal Parlamento in via definitiva, è stata introdotta una tutela penale specifica per chi subisce l’alterazione di immagini o contenuti attraverso la tecnologia. Credo valga la pena di riportare l’articolo di legge testualmente, perché ancora in pochi lo conoscono: ‘Chiunque cagiona un danno ingiusto ad una persona, cedendo, pubblicando o altrimenti diffondendo, senza il suo consenso, immagini, video o voci falsificati o alterati mediante l’impiego di sistemi di intelligenza artificiale e idonei a indurre in inganno sulla loro genuinità, è punito con la reclusione da uno a cinque anni. Il delitto è punibile a querela della persona offesa. Si procede tuttavia d’ufficio se il fatto è connesso con altro delitto per il quale si deve procedere d’ufficio ovvero se è commesso nei confronti di persona incapace, per età o per infermità, o di una pubblica autorità a causa delle funzioni esercitate’. E’ una novità molto importante, ne seguiremo l’applicazione per verificarne il funzionamento e valutare eventuali ulteriori interventi”.
Che messaggio possiamo mandare alle donne vittime di questo genere di umiliazioni e quanto è importante denunciare?
“Il messaggio che lo Stato sta dando alle donne è: non siete sole, chiedete aiuto, denunciate. Gli strumenti normativi che abbiamo in Italia sono all’avanguardia e sempre più incisivi, ma è essenziale che le leggi vengano utilizzate: dalle donne vittime delle varie forme di violenza, ma anche dagli operatori a cominciare dalla magistratura. Per questo stiamo investendo molto da un lato sulla sensibilizzazione, dall’altro sulla formazione delle professionalità che a vario titolo possono entrare in contatto con situazioni di violenza. La violenza contro le donne, fisica, digitale, economica, deve essere riconosciuta nella sua specificità. L’intervento concreto è il primo essenziale strumento di quel grande cambiamento culturale che siamo tutti impegnati a promuovere”.