L'analisi
Sudditanza a chi? Quella di Meloni “d’America” è efficacia e peso politico
Se proprio si vuole criticare la premier, la si accusi di troppa abilità politica, non di sudditanza. Perché la linea del muro contro muro può forse far rumore, ma raramente produce risultati
Tra le accuse che più spesso l’opposizione rivolge a Giorgia Meloni ce n’è una che ritorna con ostinazione: quella di essere, per dirla con le parole poco eleganti di Maurizio Landini, una «cortigiana» del presidente degli Stati Uniti. Al di là della volgarità dell’espressione – che più che un argomento politico suona come un insulto personale – vale la pena interrogarsi sul merito dell’accusa: davvero l’Italia, sotto la guida di Meloni, sarebbe ridotta a una posizione di sudditanza nei confronti del tycoon americano?
I fatti raccontano una storia diversa. Basti ricordare la visita alla Casa Bianca nei giorni della detenzione di Cecilia Sala in Iran. Un momento delicatissimo, affrontato dalla premier con fermezza e determinazione: qualità che hanno permesso di risolvere a tempo di record una vicenda di grande complessità. Altro che atteggiamento servile: quella è stata una dimostrazione di lucidità diplomatica e di autorevolezza istituzionale. Analogamente, il ritorno in Italia di Chico Forti — risultato che nessun governo precedente era riuscito a ottenere — rappresenta un ulteriore segnale di efficacia e di peso politico. Chi, come Luigi Di Maio, aveva tentato invano la stessa impresa, difficilmente potrebbe parlare oggi di “sudditanza” senza scadere nel paradosso.
C’è poi il dossier ucraino, su cui molti detrattori hanno provato a costruire la narrazione di una Meloni allineata ai voleri di Washington. Ma anche qui, la realtà smentisce le accuse. Dal 24 febbraio 2022 a oggi, la linea italiana è rimasta coerente: sostegno all’Ucraina, sì, ma nel quadro di un’Europa unita e protagonista. E al primo bilaterale con Trump, la premier non si è certo presentata con il cappello in mano: ha ribadito la posizione italiana senza esitazioni, anche dopo il burrascoso incontro tra Trump e Zelensky di poco tempo prima. Anzi, proprio da Roma è arrivata una delle proposte più concrete sul tavolo internazionale: un meccanismo di garanzie di sicurezza per Kiev ispirato all’articolo 5 della Nato, ma inserito in un quadro giuridico distinto e più flessibile. Una linea che molti osservatori hanno definito come la più credibile e pragmatica.
E poi, come dimenticare l’atteggiamento inizialmente diffidente del tycoon verso l’Unione europea? È stata proprio la premier italiana a ricucire un dialogo che sembrava irrimediabilmente compromesso, contribuendo a trasformare un rapporto di tensione in una collaborazione più costruttiva. Chi la dipingeva come una pedina utile a provocare l’implosione dell’Europa si trova oggi smentito dai fatti: Meloni si è fatta portavoce della necessità di tenere unito l’Occidente, riuscendo non solo ad avvicinare le due sponde dell’Atlantico, ma anche a rafforzare la coesione europea. Oggi, sulla questione dei dazi, l’Europa parla con una voce sola – e questo è anche merito della diplomazia italiana.
Veniamo al cosiddetto “piano di pace Trump”, che ha condotto a una fragile ma significativa tregua e che punta, nel lungo periodo, alla realizzazione del principio “due popoli, due Stati”: anche qui il sostegno italiano non è un atto di obbedienza ma di responsabilità. In un contesto internazionale frammentato, il coraggio di cercare soluzioni condivise non è sinonimo di sottomissione, ma di leadership. In diplomazia, la forza non si misura nei toni, ma nei risultati. E i risultati, almeno finora, dicono che Meloni ha saputo ritagliarsi uno spazio di autorevolezza che l’Italia non aveva da tempo.
Insomma, se proprio si vuole criticare la premier, la si accusi di troppa abilità politica, non di sudditanza. Perché la linea del muro contro muro può forse far rumore, ma raramente produce risultati. La vera leadership è quella che sa parlare con tutti senza rinunciare alla propria identità. E su questo terreno, al di là delle simpatie o delle antipatie, Giorgia Meloni ha dimostrato di saperci stare. Sempre a testa alta.