Dopo l'Antimafia
Ranucci tira il freno a mano su Fazzolari, ma rivendica il segreto sulla sua audizione. FdI: “Ingiustificato, parli apertamente”
Il giornalista chiarisce di non essere stato «spiato o pedinato dal sottosegretario», ma mantiene il mistero sulle sue dichiarazioni. L'opposizione ci sguazza e ricama trame nere e criminali. Oggi l'audizione in Vigilanza Rai
Stasera alle 20 Sigfrido Ranucci sarà audito in commissione di Vigilanza Rai, convocata all’unanimità dopo l’attentato subito dal giornalista il 16 ottobre. Con lui ci sarà anche il direttore dell’approfondimento giornalistico Rai, Paolo Corsini. Alla seduta si arriva in un contesto politico tutt’altro che pacificato, alla luce di quanto accaduto ieri in commissione Antimafia, dove il senatore M5S, Roberto Scarpinato, ha insinuato un qualche collegamento tra l’attentato e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, chiedendo conto al giornalista di quando, dopo una puntata di Report, ipotizzò di essere stato pedinato «su richiesta del sottosegretario». «Ci vuole raccontare meglio questo episodio e farci capire se ci può essere una connessione con quello che le è accaduto?», ha chiesto Scarpinato. Ranucci ha risposto, ma prima ha chiesto di secretare quella parte di seduta. Fazzolari ha commentato le parole di Scarpinato parlando di «delirio» e augurandosi che Ranucci non l’avesse seguito.
Le precisazioni di Ranucci
Ospite di È sempre Cartabianca, ieri sera Ranucci ha poi precisato che «ho chiesto di secretare la mia risposta perché si tratta di vicende particolari e premetto che non sono stato spiato o pedinato dal sottosegretario Fazzolari». «Ora non so se sono stato seguito materialmente, ma so che è stato attivato un meccanismo per cercare di capire chi fosse il nostro informatore. Si temeva fosse qualcuno dei servizi segreti, ma questo non è accaduto per fortuna. Questa è una vicenda che non ho mai raccontato per due anni a nessuno, ma è normale che se in una sede istituzionale mi viene fatta una domanda io rispondo», ha detto ancora il giornalista, rispondendo alle domande di Bianca Berlinguer e aggiungendo che «i dettagli sono stati secretati giustamente, ho detto delle cose importanti che meritavano il segreto». «A scanso di equivoci – ha aggiunto – voglio sottolineare che io non ho mai pensato che dietro i fatti del 16 ottobre ci fosse una mano politica, tantomeno qualcuno del governo».
FdI: «Non si comprende il motivo della richiesta di secretazione»
Dunque, Ranucci ha chiarito l’estraneità di Fazzolari e del governo rispetto alle vicende che lo hanno riguardato, ma perché allora non ha risposto apertamente alla domanda di Scarpinato per lo meno nella parte che riguardava il sottosegretario? La domanda resta sul tavolo anche alla luce di quello che hanno sottolineato i parlamentari di FdI in commissione Antimafia, Salvatore Sallemi e Francesco Michelotti, ovvero che nella risposta del giornalista «non vi era nulla di sensibile o importante». «Non si comprende il motivo della richiesta di secretazione, se non per creare un caso sul nulla», ha commentato Michelotti, per il quale «sarebbe opportuno che Ranucci ripetesse pubblicamente quanto detto in commissione antimafia per mettere fine alle speculazioni sorte in seguito alla sua audizione».
Solo «una messa in scena programmata»?
Sallemi, poi, si è detto «sorpreso» dalle parole di Ranucci a È sempre Cartabianca. «Non posso rendere pubbliche le sue dichiarazioni, ma è falso che abbia detto qualcosa di rilevante. Ha semplicemente ripetuto teoremi privi di riscontro che aveva già affermato pubblicamente in passato, senza aggiungere nulla di nuovo», ha spiegato il senatore di FdI, rilevando che «la sua richiesta di rendere segreta la risposta è apparsa a tutti immotivata, generando il sospetto che fosse solo una messa in scena programmata volta a far credere all’esterno che ci fossero notizie clamorose da comunicare». «Reputo grave – ha aggiunto – che si sia usata la commissione parlamentare antimafia per un simile stratagemma mediatico e per gettare fango contro il Governo».
La difesa d’ufficio dell’opposizione
La richiesta di trasparenza arrivata dai due parlamentari di FdI ha suscitato una reazione irritata dell’opposizione, che di fatto ha continuato ad alimentare il clima di sospetto generato dalla richiesta di segreto. Walter Verini del Pd si è scagliato contro «lo stupore postumo», assicurando che quella di Ranucci è stata una scelta motivata da «senso di responsabilità», perché il giornalista ha reso una audizione «molto rilevante, per avere innanzitutto confermato come la criminalità organizzata intimidisca e colpisca, anche con la violenza, ogniqualvolta giornalisti e informazione di inchiesta con coraggio squarciano veli, accendono fari su malaffare, mafie, rapporti tra queste, estremismo nero e settori della politica». Per Elisabetta Piccolotti di Avs «la richiesta di Ranucci di secretare la sua audizione in commissione antimafia era giusta e motivata», perché volta, a suo dire, «ad evitare che alcuni dei fatti riferiti possano essere messi al centro del dibattito pubblico prima che vengano svolti i necessari approfondimenti», che per lei, come per Verini, dovrebbero riguardare anche il Copasir. Per Luigi Nave del M5S gli interventi dei parlamentari di FdI sarebbero «attacchi gratuiti a Ranucci».
Insomma, trame nere e criminali, sospetti di manine segrete e oscuri scenari continuano a tenere banco alimentati dall’ambiguità. E preso atto delle parole di Ranucci a È ancora Cartabianca la domanda sul perché il giornalista abbia chiesto di secretare la risposta a Scarpinato e non abbia risposto in chiaro almeno nella parte che riguardava Fazzolari resta inevasa. O forse no…
Sigfrido Ranucci in Commissione Antimafia: “Non ho mai pensato che dietro l’attentato che ho subito il 16 ottobre ci fosse una mano politica”#ÈsempreCartabianca pic.twitter.com/QDoSjxrWIX
— È sempre Cartabianca (@CartabiancaR4) November 4, 2025