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Fazzolari sul caso Ranucci e “Report”

Basta macchina del fango

Ranucci, Fazzolari: sospetti alimentati, siparietti grotteschi, insinuazioni assurde. «Accuse troppo gravi per farle cadere nel vuoto»

Il sottosegretario annuncia l'azione legale contro il conduttore di Report a cui addebita la strumentalizzazione politica del caso e di aver alimentato dubbi e accuse infondate con la richiesta di secretare la risposta sul collegamento tra l'attentato e il governo

Politica - di Bianca Conte - 6 Novembre 2025 alle 10:41

«Le accuse sono troppo gravi per farle cadere nel vuoto»: così Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, interviene con fermezza in un’intervista al Corriere della Sera, replicando alle insinuazioni che lo vedrebbero coinvolto nell’attivazione dei servizi segreti per spiare il giornalista Sigfrido Ranucci e, ancor più inquietante, nel presunto collegamento tra il governo e l’attentato contro il conduttore di Report. «Mi auguro che la Procura di Roma – rilancia Fazzolari – stia facendo tutto il possibile per individuare i responsabili di un atto così grave. È evidente che qualcuno sta cercando di strumentalizzare questo ignobile episodio per attaccare il governo, facendone a tutti i costi una questione politica».

Ranucci, Fazzolari: «Dal conduttore “Report” accuse gravi, non le lascio cadere»

La ragione centrale della sua risoluta e argomentata replica e della conferma dell’intenzione di proseguire con l’azione legale è la necessità di smentire categoricamente le accuse infondate, per evitare che il silenzio possa equivalere a un’accettazione o una convalida di quelle che definisce «strumentalizzazioni gravi». E a riguardo, sottolinea contestualmente Fazzolari, «se non lo facessi, finirei con l’avvalorare le accuse. Ma, se mi tutelo, vengo accusato di intimidire la stampa. È un paradosso che non accetto».

Sulla richiesta di Ranucci di secretare la risposta: «Un modo per alimentare il sospetto»

Ma c’è di più. Fazzolari nell’intervista al quotidiano di Via Solferino critica duramente il comportamento di Ranucci durante l’audizione in Commissione di Vigilanza Rai. Il sottosegretario ritiene infatti che, se interrogato su un presunto collegamento tra l’attentato subìto e un esponente del governo, la risposta del conduttore di Raitre avrebbe dovuto essere un chiaro e netto “No”. Invece, Ranucci ha chiesto di secretare la sua risposta, un gesto che secondo Fazzolari ha solo servito ad “alimentare così il sospetto” sul coinvolgimento di membri dell’esecutivo.

E quel «grottesco siparietto» in Commissione di Vigilanza Rai

Sul punto allora, Fazzolari chiarisce: «Ho annunciato un’azione legale, accompagnandola all’offerta di una possibile mediazione. Mi sarei fermato se Ranucci avesse smentito. Lui ha rifiutato e ieri, con l’aiuto di Scarpinato, ha messo in scena un altro grottesco siparietto. Se ti viene chiesto se c’è un collegamento tra l’attentato che ti ha colpito e un esponente del governo, la risposta dovrebbe essere molto chiara: “No”. Ranucci, al contrario, ha chiesto di secretare la sua risposta, alimentando così il sospetto che quel collegamento ci fosse davvero». Un passaggio, questo, strettamente correlato alla denuncia che il sottosegretario rileva di una «disinvoltura» di Report nel veicolare tesi preconfezionate.

Schlein e Scarpinato? «Il limite della decenza è stato ampiamente superato»

Non solo. Estendo il raggio della sua disamina, nel mirino del sottosegretario rientrano a pieno titolo a questo punto anche le dichiarazioni di Elly Schlein e Roberto Scarpinato, che secondo Fazzolari avrebbero decisamente esagerato, insinuando un nesso tra l’attentato e l’esecutivo. «Prima la Schlein, leader del principale partito di opposizione, dice che con il centrodestra al governo la democrazia è a rischio e i giornalisti subiscono attentati. Poi Scarpinato, esponente di spicco del M5S, va addirittura in Antimafia a chiedere al conduttore di Report se c’è un nesso tra quell’attentato e un esponente del governo, il sottoscritto. Direi che il limite della decenza è stato ampiamente superato».

Fazzolari sul modus operandi di “Report” e il diritto di difendersi dalle accuse di Ranucci

Pertanto, aggiunge a stretto giro Fazzolari al Corriere rivendicando il diritto di difendersi da accuse che ritiene troppo gravi per essere ignorate, «se non andassi avanti con un’azione legale, finirei con l’avvalorare le accuse di Ranucci. Se invece scegliessi di tutelarmi, verrei accusato di intimidire la stampa. Immagino già i titoli di certi giornali e il tenore del dibattito in alcune trasmissioni»… E a proposito di trasmissioni e del modo di veicolare informazioni e messaggi neanche tanto subliminali, proprio su ruolo e modus operandi di Report il sottosegretario osserva anche: «Troppo spesso abbiamo visto inchieste infarcite di accuse infondate, costruite solo per colpire qualcuno, con la tracotanza di chi non teme conseguenze legali».

«Nessuno è al di sopra della legge»

Un punto in merito al quale, in un precedente passaggio dell’intervista, il sottosegretario precisa anche: «Valuterò cosa fare, anche se da più parti mi viene detto che è quasi impossibile ottenere giustizia in tribunale con Report. Io mi rifiuto di credere che sia così, ma non aiuta l’immagine di un giornalista con numerose querele che riceve la standing ovation da chi dovrebbe giudicarlo con imparzialità». «Cioè Report gode di una sorta di scudo penale?», chiede il Corsera. E la replica è altrettanto diretta: «Nessuno è al di sopra della legge, e io ho troppo rispetto della magistratura per pensarlo. Ma è evidente la disinvoltura con la quale Report fa il suo lavoro»…

Sulla vicenda Sangiuliano con polemica su Ghiglia

Infine, nella conversazione giornalistica che vede Fazzolari impegnato in una replica a tutto campo, sulla sanzione del Garante per il caso Sangiuliano con polemica su Ghiglia, il sottosegretario difende l’indipendenza dell’Autorità: «Un’altra assurdità. I componenti dell’Autorità sono stati eletti nel 2020, durante il governo giallorosso. E in questi anni nessuno ha dubitato della loro imparzialità e autorevolezza. Sul caso specifico, il voto di Ghiglia è stato ininfluente, perché i componenti del Garante sono quattro e il voto del presidente, che è una personalità di certo non espressione del centrodestra, vale doppio».

La veemenza di chi non teme conseguenze…

Aggiungendo sul punto nelle more: «Ho condiviso la decisione del Garante, frutto di un’istruttoria e di una valutazione basata sulla legge. Ma ciò che conta è che un’autorità indipendente venga messa in discussione e squalificata, perché ha emesso una decisione sgradita a Report. Non vorrei che il messaggio sia: non toccate Report se non volete subire il linciaggio mediatico».

«Non vogliamo chiudere “Report”, non spetta al governo decidere i palinsesti, però rivendico il diritto di critica»

Ma, al tempo stesso, respinge con nettezza ogni ipotesi di censura: «Non vogliamo chiudere Report, non spetta al governo decidere i palinsesti del servizio pubblico. Ma rivendico il diritto di criticare un certo modo di fare informazione, basato su tesi preconfezionate e accuse infondate. La “macchina del fango” non ha niente a che fare con il giornalismo di qualità, ed è un metodo che noi abbiamo sempre contestato. Non scendiamo a compromessi e non ci facciamo intimidire, perché non abbiamo nulla da nascondere».

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di Bianca Conte - 6 Novembre 2025