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Putin è a corto di nemici e ha iniziato a perseguitare anche i suoi “amici”: la macchina repressiva di Mosca è andata in crisi?

Le strane inchieste

Putin è a corto di nemici e ha iniziato a perseguitare anche i suoi “amici”: la macchina repressiva di Mosca è andata in crisi?

Esteri - di Gabriele Caramelli - 7 Novembre 2025 alle 15:39

Sembra che Vladimir Putin sia a corto di nemici e così ha iniziato a perseguitare alcuni dei suoi sostenitori. Alcuni di loro sono stati bollati come “agenti stranieri” e “terroristi” improvvisamente, anche se in passato erano stati ricompensati con grandi somme di denaro, status e influenza sociale. Agli arcinoti interventisti russi, favorevoli all’invasione dell’Ucraina lanciata il 24 febbraio del 2022, non è bastato prostrarsi alla corte del Cremlino. Tra questi figura l’opinionista russo Sergei Markov, che per anni che ha elogiato Putin come “uno dei grandi uomini della storia” sui media stranieri. Anche il blogger Roman Alyokhin, impegnato a raccogliere fondi per le truppe russe e promotore della retorica genocida verso gli ucraini, è finito nel mirino delle autorità. Le nuove purghe colpiscono anche la commentatrice televisiva ucraina di Rt, Tatyana Montyan, convinta che la Russia avrebbe dovuto agire molto prima contro i propri vicini.

Putin è a corto di nemici e adesso se la prende con i suoi sostenitori famosi

Markov e Alyokhin sono stati definiti agenti stranieri, mentre Montyan è stata classificata come “terrorista ed estremista”. Quest’ultima nomenclatura viene affibbiata a tutte le persone ritenute molto pericolose dal Cremlino, come i sostenitori del giornalista Alexei Navalny, morto in carcere il 16 febbraio 2024. “Prima hanno attaccato le voci contrarie alla guerra. Ora non ne sono rimaste più e la macchina repressiva non può essere fermata”, ha affermato la politologa russa Ekaterina Schulmann. Inoltre, la studiosa è convinta che  gli arresti e le epurazioni proseguiranno, perché “l’apparato repressivo russo deve continuare ad autoalimentarsi”.

Nel frattempo, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha spiegato che sono “completamente false” le notizie diffuse da alcuni media, secondi cui il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, sarebbe caduto in disgrazia. “Non c’è nulla in questi articoli che corrisponda alla realtà”, ha spiegato il delegato russo, confermando l’incarico del titolare del dicastero.

Nessuna spiegazione sulle purghe

Mosca non ha dato alcuna spiegazione ufficiale per le misure restrittive, ma ogni caso sembra essersi verificato in modo diverso. Markov, famoso per i suoi rapporti con le élite politiche dell’Azerbaijan, sembra essere caduto in disgrazia a dopo il peggioramento dei legami tra Mosca e Baku. Invece Alyokhin è stato accusato di aver utilizzato impropriamente i fondi raccolti per le truppe russe, dopo aver vantato il possesso di una nuova auto sportiva e un costoso orologio sui social media. Come lui, anche Montyan è finita sotto un’inchiesta per l’appropriazione indebita di fondi raccolti per il fronte.

Secondo Ekaterina Schulmann, però, dietro queste ragioni ci sarebbe una frattura più profonda. Si tratterebbe della lotta fra due fazioni rivali: da una parte i veterani della propaganda strettamente legati al ministero della Difesa e al Cremlino, noti come “lealisti”. Dall’altra c’è il vasto movimento popolare di sostenitori ultranazionalisti della guerra, noti come “militaristi” o Z-blogger, dalla lettera che è diventata il simbolo dell’invasione.

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di Gabriele Caramelli - 7 Novembre 2025