L'ex premier rilancia
Prodi rigetta nel campo largo la bomba della patrimoniale: “Giusto tassare i milionari, basta diseguaglianze”
Il professore rilancia l'idea della tassazione contro i ricchi, attacca Bruxelles e Washington e dimentica le sue antiche responsabilità politiche
Anche Romano Prodi si schiera a favore della patrimoniale. In un’intervista a La Stampa, l’ex premier ed ex presidente della commissione europea, dà man forte ad Elly Schlein, chiede una patrimoniale europea e attacca Trump e le dinamiche di Bruxelles sul voto unanime. Dimenticando le sue antiche responsabilità e dipingendo il continente come se fosse subordinato agli Stati Uniti.
Le parole di Prodi
“Le diseguaglianze stanno crescendo a un ritmo intollerabile. Si parla di grandi cambiamenti, di intelligenza artificiale. Bisogna promuoverla, lavorarci su, però se non stiamo attenti comporterà nuove divisioni tra ricchi e poveri”, dice il fondatore dell’Ulivo a La Stampa.
“Pensi al piano di remunerazione che Tesla ha approvato a Musk: mille miliardi di dollari. Ma ci rendiamo conto? È una cosa degna dell’umanità?“, aggiunge Prodi.
“Il sindaco di New York? Nuovo, non nuovissimo”
“Musk è soltanto un esempio.- continua Romano Prodi nell’intervista al quotidiano torinese. Ma per quanto riguarda le diseguaglianze, il discorso fatto dal nuovo sindaco di New York va nella direzione giusta. Ho dei grandi dubbi che gli strumenti che propone siano realistici, anche perché non so se avrà la capacità di tassare nella quantità voluta per venire incontro alle promesse che ha fatto. Si troverà di fronte a un dilemma notevole, ma ha cominciato a scegliersi collaboratori capaci. Mi sembra che rappresenti il nuovo, anche se non il nuovissimo“.
Gli attacchi a Trump e all’Europa
Prodi attacca anche Donald Trump e il criterio dell’unanimità del voto in Europa. “Trump sta trattando l’Ue in modo incredibile. Proprio per questo bisogna reagire. Pensate all’episodio più recente: il presidente degli Stati Uniti dice ai Paesi europei ‘Voi non dovete più comprare gas dalla Russia, però l’Ungheria può farlo, perché Orban è mio amico’. Intervenire nella politica interna selezionando tra amici e nemici del Paese con cui tratta è qualcosa che non abbiamo mai visto nella storia”.
“Basta unanimità”
L’ex presidente del Consiglio lancia una bordata contro Bruxelles. Se finisse il voto all’unanimità, avremmo già rifatto l’Europa. Unanimità, cioè il voto uguale di tutti, vuol dire impedire le decisioni. Quando una struttura politica non può decidere, è finita. Ci vorrebbe poco, ma ci sono alcuni Paesi che non ne vogliono sapere. Non solo l’Ungheria”.