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Ucraina Piano di pace ue vs usa

Gemelli diversi

Piano di pace, l’Ue ci prova: ecco la controproposta in 28 punti. Con gli Usa un punto comune: Mosca di nuovo nel G8

Una risposta diretta al piano Trump: meno concessioni territoriali, porta Nato socchiusa. Giovedì il verdetto

Esteri - di Alice Carrazza - 24 Novembre 2025 alle 10:03

Una bozza di piano in 28 punti, elaborata tra Londra, Parigi e Berlino, tenta di affiancarsi — e competere — con il “piano Trump” per porre fine alla guerra in Ucraina. La controproposta europea ricalca gran parte della struttura americana, ma riformula alcuni nodi cruciali: dalle concessioni territoriali al futuro rapporto tra Kiev e la Nato, fino alla gestione degli asset russi congelati. Sullo sfondo, una convergenza che accomuna entrambi i testi: la reintegrazione della Russia nel consesso dei “big”, riportando il G7 al formato G8.

Due piani paralleli, un equilibrio diverso

Entrambe le proposte aprono con un principio identico: «La sovranità dell’Ucraina deve essere riconfermata» / «La sovranità dell’Ucraina sarà confermata». Da quel punto in avanti, la struttura dei due documenti rimane sorprendentemente simile: accordo di non aggressione, dialogo Russia-Nato, garanzie di sicurezza per Kiev, limiti numerici alle forze armate ucraine, reintegrazione graduale della Russia nell’economia globale.

La differenza di fondo è politica. Il piano europeo elimina la clausola americana che prevedeva la fine dell’espansione Nato, introducendo invece un “accordo totale e completo di non aggressione” tra Russia, Ucraina e Alleanza Atlantica. Bruxelles mira così a bilanciare rassicurazioni verso Mosca senza precludere definitivamente l’ingresso a Kiev.

Nato, neutralità e il nodo dell’adesione

Nel piano statunitense, l’Ucraina dovrebbe sancire nella propria Costituzione che non aderirà alla Nato, mentre l’Alleanza si impegnerebbe formalmente a non considerarla in futuro.

La controproposta europea adotta invece una formula più sfumata: «L’adesione dell’Ucraina alla Nato dipende dal consenso degli Stati membri della Nato». Una porta socchiusa, non serrata. Un modo per segnalare prudenza verso Mosca, senza rinunciare all’opzione atlantica. Ma, al punto 11 specifica, «è idonea all’adesione all’Ue e otterrà un accesso preferenziale a breve termine al mercato europeo durante il periodo di valutazione».

Entrambi i piani, tuttavia, coincidono su un punto operativo: niente truppe Nato in Ucraina in tempo di pace, caccia schierati in Polonia, deterrenza mantenuta ma non dispiegata oltre.

Territori e confini: chi perde cosa

È sul terreno che i due piani divergono maggiormente. Il documento americano riconosce come de facto russe Crimea, Luhansk e Donetsk, mentre congela le linee di Kherson e Zaporizhzhia lungo l’attuale linea di contatto. Kiev dovrebbe inoltre ritirarsi da alcune aree dell’oblast di Donetsk, creando una zona cuscinetto demilitarizzata riconosciuta come territorio russo.

Il piano europeo evita simili definizioni. Stabilisce che gli scambi territoriali dovranno «partire dalla Linea di Contatto», ma non indica regioni da cedere. Impone però un vincolo pesante: «L’Ucraina si impegna a non recuperare il proprio territorio sovrano occupato attraverso mezzi militari». Una clausola che limita per sempre la possibilità di riconquista armata.

In entrambe le versioni, qualsiasi violazione del divieto di modificare i confini con la forza invalida le garanzie di sicurezza.

Difesa ucraina: numeri, deterrenza e compromessi

Il piano Trump impone un esercito ucraino da 600.000 effettivi. L’Europa alza il tetto a 800.000. In entrambi i casi, si tratta di un limite ben più ampio della proposta russa del 2022 — appena 85.000 — ma comunque di una riduzione rispetto agli attuali circa 850.000 militari ucraini. Il compromesso europeo punta a mantenere una capacità difensiva significativa senza alimentare la percezione russa di una minaccia crescente.

Garanzie: l’“Articolo 5” condizionato

La sicurezza dell’Ucraina, in entrambi i documenti, dipende dagli Stati Uniti. Il piano europeo parla apertamente di una «garanzia statunitense che rispecchi l’Articolo 5», mentre quello americano modella un sistema equivalente: risposta militare coordinata, ripristino delle sanzioni globali, revoca di ogni beneficio concesso alla Russia in caso di nuova invasione.

Le condizioni sono severe in entrambe le versioni: se l’Ucraina attacca la Russia, perde la garanzia; nel documento americano si specifica che un attacco non giustificato contro Mosca o San Pietroburgo annulla l’impegno.

Entrambi i testi affidano a un Consiglio per la Pace, presieduto da Donald J. Trump, il compito di monitorare l’accordo.

Ricostruzione e asset russi congelati: due approcci

I piani convergono su un vasto progetto di ricostruzione: fondi per tecnologia, infrastrutture energetiche, sviluppo urbano, Ai, data center, estrazione di risorse. La Banca Mondiale dovrà predisporre un pacchetto di finanziamento speciale.

La divergenza principale riguarda gli asset russi congelati. Il piano Usa destina 100 miliardi a investimenti guidati da Washington e assegna agli Stati Uniti “il 50% dei profitti” generati. L’Europa elimina tale clausola: gli asset resteranno congelati “fino a quando la Russia non avrà risarcito i danni causati all’Ucraina”, senza quote garantite.

Russia nel G8: il ritorno possibile

Sia l’Europa sia gli Stati Uniti considerano realistico il reintegro della Russia nell’economia globale. In entrambi i testi, Mosca “sarà invitata a rientrare nel G8”. La revoca delle sanzioni sarà graduale e scandita caso per caso. Washington prevede inoltre un ampio Accordo di Cooperazione Economica a lungo termine con Mosca, dal settore energetico fino ai progetti artici.

Nucleare, sicurezza del grano e dossier umanitario

Le sezioni tecniche dei due piani sono quasi identiche. La centrale di Zaporizhzhia sarà riavviata sotto supervisione AIEA, con energia ripartita al 50% tra Russia e Ucraina. Il Dnepr rimarrà aperto al traffico commerciale ucraino e nel Mar Nero sarà garantito il corridoio del grano.

Sul fronte umanitario, è prevista la creazione di un comitato incaricato di scambi “tutti per tutti”, liberazione di ostaggi e civili — “inclusi i bambini” —, programmi di ricongiungimento familiare e misure di sostegno alle vittime.

Elezioni, amnistia e il futuro politico di Kiev

La governance postbellica è un capitolo sensibile. Entrambi i documenti chiedono nuove elezioni dopo l’accordo: entro 100 giorni nel piano Usa, “il prima possibile” in quello europeo.

Il testo americano introduce inoltre una piena amnistia per tutti i soggetti coinvolti nel conflitto. La versione europea non include questa clausola, limitandosi a definire l’accordo “giuridicamente vincolante” e soggetto al monitoraggio del Consiglio per la Pace.

Cessate il fuoco e supervisione

La conclusione è speculare. Una volta firmato il memorandum, scatterà un cessate il fuoco immediato. Russia e Ucraina si ritireranno verso posizioni concordate e l’attuazione del piano sarà monitorata sotto supervisione statunitense. Il presiedente americano spera di chiudere la questione già giovedì.

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