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Nicola Gratteri

Il referendum

Perché Gratteri sbaglia sulla riforma della giustizia e perché può essere una buona occasione per la magistratura

Il procuratore di Napoli è la punta di diamante del fronte del No, ma nessuno mette in discussione l'autonomia degli inquirenti. Un'opportunità di rigenerazione per tutte le toghe

Politica - di Mario Campanella - 18 Novembre 2025 alle 18:09

Nicola Gratteri è diventato l’avamposto della campagna per il No al referendum sulla separazione delle carriere e sul nuovo Csm. Il fatto di essere il magistrato più famoso d’Italia, ancorché sempre schierato contro le correnti e anche favorevole alla riforma dell’autogoverno, lo ha reso, suo malgrado, il centravanti di sfondamento di una visione deformata della realtà e dei fatti. Eppure, una vittoria del Si, oltre a essere trasversale politicamente, poiché tanti esponenti di sinistra la sostengono, potrebbe restituire una credibilità che le toghe negli ultimi 30 anni hanno perso.

Vassalli, il codice di procedura e la terzietà del giudice

Gratteri, come l’Anm, sostiene che una vittoria del si significherebbe di fatto togliere l’autonomia alla magistratura inquirente. E questo non esiste nel provvedimento costituzionale, né sarebbe possibile realizzarlo subito dopo. L’autonomia è scolpita nella Costituzione, nessuno la mette in dubbio, nessuno si sognerebbe di incrinarla. I Pm dipendono dall’esecutivo in Francia, dove addirittura c’è il presidenzialismo. Non in Italia.

La riforma difficile del codice di procedura penale siglata da Giuliano Vassalli, che rivide quella scritta da Alfredo Rocco, presupponeva la separazione delle carriere per garantire la terzietà del giudice. Che è una garanzia di assoluta estraneità alle parti. E’ vero quello che dice Gratteri e cioè che il passaggio da un ruolo a un altro oggi è insignificante in termini numerici ma è il principio che conta: due ipotesi di carriere diverse significano due ruoli completamente diversi.

Nel processo esiste anche l’imputato

Nel processo(ovviamente penale) non esistono solo, come ha detto il Procuratore di Napoli, i diritti dell’accusa e delle parti civili. E’ questo il caposaldo della civiltà giuridica, obnubliato da decenni di giacobinismo. Esiste il diritto alla presunzione di innocenza dell’imputato, chiunque esso sia. E’ questo ciò che separa le democrazie dalle dittature. Così come sono scritte parole del tutto disapplicate: in dubbio pro reo, che viene tradotto nella sentenza di colpevolezza, “oltre ogni ragionevole dubbio” viene quotidianamente dimenticato.

Il giudice terzo, i teoremi, l’impunità

Nonostante un referendum schiacciante, i magistrati sono l’unica categoria a non pagare per dolo o colpa grave. Che non significa affatto sbagliare un provvedimento o una sentenza, ma farlo, appunto, dolosamente o per grave negligenza. Se io arresto una persona (mostro di Firenze) accusandolo di avere commesso un delitto sena accertarmi che durante quel delitto era in carcere non si tratta perlomeno di colpa grave? Se non rispetto ciò che mi dice il codice e cioè di trovare gli elementi a discarico, non è colpa grave? Se i miei provvedimenti vengono puntualmente demoliti dalla Cassazione non dovrei essere giudicato, promosso o retrocesso in base a questo? Sono interrogativi che riguardano il nostro vivere civile e non l’autonomia degli inquirenti. Né l’obbligatorietà dell’azione penale che è un altro elemento molto, molto discrezionale.

Il Gip legge migliaia di pagine?

E’ pensabile che un Gip possa leggere una richiesta cautelare di migliaia di pagine? O è più facile che accolga quasi in toto le richieste demandando ogni responsabilità a Tdl e Cassazione? Una separazione delle carriere renderebbe più dignitosa, invece, l’autonomia proprio dei giudici. Che non devono essere influenzati da nessuna delle parti. Proprio come fanno gli arbitri, o almeno dovrebbero fare.

Perché è un’occasione di rigenerazione

La magistratura nel dopoguerra ha vissuto diverse fasi. Per circa 40 anni non ha potuto svolgere nessuna attività deterrente contro la corruzione: c’era il Muro e quel sistema di potere di alta qualità, ma corrotto, era intoccabile. E’ intervenuta in maniera straordinaria nella lotta alla mafia, pagandone un prezzo altissimo. Ha commesso errori clamorosi negli anni del terrorismo, facendo pagare a tanta gente un prezzo altrettanto alto. Ha avuto un ruolo salvifico per un biennio, quando in realtà il sistema politico era già frantumato. Nel tempo quel consenso dell’opinione pubblica è diventato dissenso. Perché troppe inchieste si sono rivelate inconsistenti. Questa riforma può dare autorevolezza e rigenerare un corpo costituzionale troppo importante. Smantellando gli apparati di potere del Csm che lo stesso Gratteri ha sempre osteggiato. Trasformare il giudice in un uomo non in un Dio. Quel posto è già occupato.

 

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di Mario Campanella - 18 Novembre 2025