Presa a pugni nell'indifferenz
Parla la modella aggredita sul treno: “A chi si è voltato dall’altra parte dico che potevo essere vostra figlia o compagna””
L’aggressore, un 26enne origini gandiane, è stato pizzicato e trasferito nel Cpr di Torino per essere rimpatriato ma il dolore della vittima, la modella brasiliana, Stephanie Amaral, brucia forte. Ha subìto un’aggressione brutale in treno, a bordo del regionale Bergamo-Milano sotto lo sguardo indifferente dei presenti. Senza motivo è stata insultata e poi presa a calci e pugni dall’immigrato. Una violenza improvvisa e inspiegabile davanti a tanti testimoni che – racconta la modella – non l’hanno aiutata.
La modella aggredita sul treno: sono tranquilla per l’arresto ma fino a un certo punto
La scena è stata ripresa a tratti dalla vittima con il cellulare, che si è divincolata e ha cercato, invano, di difendersi usando lo spray al peperoncino. Stephanie, dopo l’arresto del gandiano, si sfoga in un’intervista al Corriere della Sera. È tranquillizzata dalla notizia del fermo del suo aggressore, “ma fino a un certo punto”, dice. Ha fiducia nella giustizia italiana ma è sotto choc per l’indifferenza che l’ha circondata durante quei momenti di paura e violenza. Attimi infiniti. A chi si è voltato dall’altra parte dice “che al posto mio avrebbero potuto esserci le loro figlie, madri o compagne” Poi dice di credere nella forza dello Stato, anche se non si ritiene molto fortunata.
Ai chi si è voltato dall’altra parte dico che potevano esserci le loro figlie
“Vengo da San Paolo, Brasile, una metropoli enorme. Famosa per tante cose, ma anche per i suoi problemi legati alla criminalità, come tante grandi città sudamericane, e non mi è mai, mai, successo nulla. Beh, l’altra sera mi è capitato questo fatto orribile. Una persona sbucata dal nulla, mai vista prima che mi fissa, poi mi insulta, e infine mi picchia, mi tira un pugno in fronte, mi prende a calci mentre sono a terra mentre viaggio come tanti altri in treno”. Non è stata la prima volta per Stephanie Amaral.
Un’altra aggressione in un autobus a Milano tre anni fa
“Due o tre anni fa – racconta – ero sull’autobus, sempre a Milano, quando un uomo, anche in quel caso senza motivo, ha tirato un sasso contro i finestrini e ha preso proprio me, anche quella volta sulla testa. In quella occasione, almeno, un passeggero, un immigrato africano, mi aveva soccorso e mi aveva aiutato, mentre questa volta sul treno mi sono sentita sola”.
“Non dobbiamo darci per vinte, mai arrendersi”
Poi si appella alle donne: “Non bisogna darsi per vinte, mai arrendersi. È importante mantenere la forza. Lottare sempre per affermare i propri diritti e sperare di arrivare al giorno in cui si possa girare sicure per strada”. Molti media l’hanno cercata per chiederle la sua testimonianza, si aspettava questo clamore? “Ho denunciato pubblicamente questa storia su Instagram, non per mania di protagonismo, ma perché a volte bisogna fare un po’ di rumore. Tutti, a partire dalle donne, devono avere il diritto di stare tranquilli su un treno”. Porta lo spray urticante con sé da quando è in Italia, ma ci tiene a chiarire: “Io questo Paese lo amo, è qui che voglio restare”.