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No Meloni day Torino, 18enne picchia gli agenti ma il giudice lo grazia: per lui solo obbligo di firma e niente domiciliari

Il caso

No Meloni day Torino, pesta gli agenti e fugge da “mamma Askatasuna”. “Violento e recidivo”, ma il giudice lo grazia: solo obbligo di firma

Nonostante sia stato catturato in flagranza differita e riconosciuto dal giudice come soggetto con "indole violenta", il 18enne protagonista dell'assalto alla città durante la manifestazione, arrestato per l'aggressione ai poliziotti, ottiene la revoca dei domiciliari, evita la misura più restrittiva e ottiene quella più blanda

Cronaca - di Bianca Conte - 18 Novembre 2025 alle 16:16

Dall’inferno degli scontri al purgatorio della aule di giustizia, uno dei più attivi e minacciosi manifestanti al centro della scena contestataria del No Meloni day di Torino, lo studente del liceo linguistico Gioberti, Omar Boutere –  18 anni, modenese ma residente a Torino – ha incassato un provvedimento di arresti domiciliari, in flagranza differita (nuovo strumento introdotto dal decreto sicurezza per incastrare chi aggredisce le forze dell’ordine durante cortei e manifestazioni), che ieri mattina il giudice del tribunale di Torino ha “edulcorato”, trasformandolo in un obbligo di firma quotidiano dopo aver, però, convalidato comunque il provvedimento della Procura.

No Meloni day a Torino, l’ultima indignazione: picchia gli agenti e evita l’arresto

Secondo il giudice, infatti, sussisterebbe il rischio di recidiva, per «l’indole violenta» dell’indagato. Riconosciuto pericoloso, eppure in qualche modo “graziato” dalla sua stessa decisione. E nonostante la partecipazione attiva agli scontri che, tra ingressi sfondati, agenti travolti – due dei quali, scrive La Verità in un ampio servizio dedicato alla notizia e ai suoi sviluppi odierni –  sarebbero stati «colpiti da Boutere con un pesante bidone portacenere»…

Aggredisce gli agenti e poi si rintana nella casa della leader di Askatasuna

Perché è innegabile che, al netto di testimonianze e indagini, che «quanto accaduto a Torino con la manifestazione del No Meloni day sia inaccettabile e oltraggioso. Il corteo bellicoso e dai risvolti violenti, è stato trasformato in un pretesto per creare disordini tensioni e guerriglia urbana disseminata a macchia di leopardo nella città, che non rappresentano il dissenso. Perché, come ha opportunamente osservato tra gli altri Elena Chiorino, vicepresidente della Regione Piemonte, in merito agli scontri, «chi attacca le forze dell’ordine. Chi prova a trasformare la città in un campo di battaglia, non è un “contestatore”. È un irresponsabile che offende i cittadini perbene. Per prima Giorgia Meloni e l’intera nazione».

Il lavoro di Digos e inquirenti vanificato: il giudice lo “grazia”

Eppure, dopo gli scontri del «No Meloni day», durante i quali sono rimasti feriti otto agenti, Omar Boutere, 18 anni, modenese residente a Torino, ha avuto modo e ore per nascondersi, rifugiandosi a casa della leader di Askatasuna Sara Munari. Lì dove, come riporta La Verità in edicola oggi, «domenica, l’hanno rintracciato gli investigatori della Digos. Una cattura eseguita dopo ore di verifiche dei filmati e di riconoscimenti». E come si invo-evolve la situazione subito dopo? Che il diciannovenne rintracciato e catturato grazie al decreto Sicurezza, si ritrova al cospetto di un giudice che attenua la misura disposta per il suo caso. Così, dagli arresti domiciliari, il giovane finisce a dover ottemperare solo all’obbligo di firma. Nonostante l’indole violenta e la rivendicazione finale: «Continueremo a lottare».

No Meloni day Torino, il 18enne finisce a dover ottemperare solo all’obbligo di firma

E alla fine della fiera, nonostante quella che è stata una manifestazione trasformata in una drammatica vetrina di violenza e teppismo – culminata con l’aggressione agli uffici della Città metropolitana e il ferimento di otto agenti delle Forze dell’Ordine – e malgrado la risposta dello Stato, espletata attraverso la meticolosa attività della Digos – il protagonista della cronaca di tanti e tali fatti, Omar Boutere, è riuscito a cavarsela con poco… Il giudice del tribunale di Torino incaricato di esprimersi sul caso, pur convalidando l’arresto e riconoscendo il rischio di recidiva per «l’indole violenta» dell’indagato, ha incredibilmente annacquato la misura cautelare, trasformando i domiciliari in un semplice obbligo di firma quotidiano.

No Meloni day Torino, il 18enne se la cava col minimo…

Eppure, a pesare in modo decisivo nella valutazione del giudice avrebbero dovuto essere le parole proferite in aula dallo stesso Boutere. Il quale, dopo un iniziale e opportunistico “rammarico” per l’accaduto. E una goffa giustificazione su un presunto tentativo di «salvare un compagno dalle manganellate», ha subito rialzato la testa, offrendo una versione dei fatti che è sembrata cozzare platealmente con le ricostruzioni della Digos e con la gravità dei danni registrati sul campo.

Alla faccia del rischio di recidiva…

Non solo. Non pago di aver bollato l’irruzione come una «lezione per la controparte», il veemente manifestante ha concluso la sua arringa con una chiara dichiarazione d’intenti sovversiva: «Continueremo a lottare». Una sorta di “minaccia” che, lungi dall’essere un segno di ravvedimento, conferma l’attitudine violenta e l’assenza di rispetto per le istituzioni. Pertanto, di fronte a un’ammissione di “indole violenta” e a una palese promessa di reiterazione del reato, la mitigazione della misura cautelare non può non apparire più che mai come un segnale di debolezza che rischia di vanificare lo sforzo investigativo. E di rafforzare la convinzione degli ambienti antagonisti di poter agire indisturbati, al netto di possibili conseguenze minime

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di Bianca Conte - 18 Novembre 2025