Il caso raddoppia lo sconcerto
“Mia moglie”, sfregio e choc al quadrato: per le indagini c’è una donna dietro la gestione del sito hot della vergogna
Non c'è fine allo scempio e allo sconcerto: le indagini della Procura di Roma e della Polizia Postale rivelano che dietro il gruppo Facebook "hot" in cui venivano pubblicate foto e video delle inconsapevoli partner da parte di mariti e fidanzati ci sarebbe una donna (con un co-gestore uomo)
Calato per un po’ il silenzio su sgomento e scandalo, il caso choc del gruppo “Mia moglie” torna sotto i riflettori grazie alle nuove acquisizioni investigative nell’indagine sulla diffusione illecita di immagini e video sessualmente esplicite, con una novità sconcertante su tutte che oggi la Repubblica riporta anche nella sua versione online: «È una donna la persona che, secondo la Procura di Roma, avrebbe gestito il profilo».
Dunque sarebbe sempre una “lei” la persona al centro degli accertamenti condotti dalla Polizia Postale, che hanno rivelato anche come, dietro la gestione del controverso profilo social “Mia Moglie”, la stessa fosse coadiuvata da un uomo che – sempre secondo quanto riferito dal quotidiano – avrebbe agito in qualità di moderatore e co-gestore dei contenuti. I due, nel tentativo di sfuggire all’identificazione, avrebbero impiegato telefoni cellulari intestati a terzi e schede Sim anonime.
“Mia moglie”, sfregio al quadrato: le indagini indicano una donna dietro la gestione del “Gruppo”
Come noto, l’inchiesta su questo gruppo Facebook è partita ad agosto, dopo la scoperta di una piattaforma in cui gli iscritti si scambiavano foto rubate delle proprie partner. Immagini spesso scattate in contesti quotidiani e ordinari, (in casa, sulla spiaggia, al supermercato). E poi condivise a insaputa – e dunque senza il consenso – delle dirette interessate.
Nel tempo, così, si è formato un vergognoso archivio abusivo. Un registro virtuale con tanto di foto e video, diventato l’osceno palcoscenico di fantasie sessuali e teatro di volgarità e eccessi verbali. Una piattaforma che, non solo ha violato immagine e intimità delle vittime, ma le ha esposte a una violenza mediatica inaccettabile. Il gruppo – che contava 32.000 membri e raccoglieva utenti di ogni tipo: ex politici, militari, lavoratori, disoccupati – è stato rapidamente chiuso. Ma l’indagine non si è fermata.
Le acquisizioni di Procura e polizia postale sul doppio filone d’inchiesta
E infatti, parallelamente, gli inquirenti hanno esteso l’analisi a un altro, ben più longevo, focolaio di molestie digitali e aperto un secondo filone d’inchiesta parallelo: il forum “Phica”, attivo sin dal 2005. Questo enorme aggregatore online vantava circa 700.000 utenti e un altissimo traffico giornaliero. Anche qui, le indagini hanno portato alla luce un vastissimo repertorio di immagini sottratte da account privati, oggetto di commenti osceni e inviti espliciti alla violenza e al sessismo.
La Polizia Postale ha proceduto al sequestro dei domini correlati (“Phica.net” e “Phica.eu”) nel mese di settembre. Nell’ambito delle successive operazioni, è stato sottoposto a perquisizione l’amministratore delle piattaforme, Vittorio Vitiello. Anch’egli coinvolto in un fascicolo — ancora una volta a carico di ignoti — per diffusione illecita di immagini.