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sinistra Mamdani

Comunisti in pellegrinaggio

Mentre i dem Usa affondano perché “woke e fuori dal mondo”, la sinistra europea adotta Mamdani come nuovo totem da venerare

Secondo uno studio sugli elettori della working class americana, il 60% ha una visione negativa dei Democratici Usa e il 43% preferisce candidati che attaccano i ricchi

Esteri - di Alice Carrazza - 9 Novembre 2025 alle 07:00

C’è un nuovo santuario politico per la sinistra mondiale. Non è più Parigi, né Berlino. È New York, la capitale del capitalismo, dove un trentenne di origini ugandesi e famiglia indiana, musulmano e socialista dichiarato, è diventato il nuovo idolo globale della sinistra: Zohran Mamdani, il sindaco che promette di “far funzionare le fogne”.

Sì, proprio così. “Essere sewer socialists significa promuovere i nostri ideali non con l’indottrinamento, ma facendo le cose”, ha detto. E ha vinto. Ha battuto l’ex governatore Andrew Cuomo alle primarie democratiche e ha conquistato la Grande Mela parlando di trasporti gratis, affitti calmierati e salari da 30 dollari l’ora.

Un successo che suona come un ossimoro: il socialismo che trionfa nel tempio del denaro. E infatti l’Europa progressista, sempre in cerca di un nuovo profeta, si è precipitata a venerarlo.

Il nuovo pellegrinaggio progressista

Dalla Francia alla Germania fino alla Gran Bretagna, è un via vai di delegazioni, come un Erasmus ideologico. Manon Aubry, la co-presidente del gruppo The Left al Parlamento europeo, ha preso l’aereo per fare campagna porta a porta con i volontari di Mamdani. “Offre una visione concreta di come la vita delle persone possa davvero migliorare”, ha spiegato entusiasta.Traduzione: in Francia mancano le idee, ma almeno a New York c’è qualcuno che le recita bene.

Anche i tedeschi della Linke si sono precipitati a imparare la “ricetta Mamdani”: microdonazioni, volontari, slogan sulla “affordability” — la parola magica, intraducibile, che in pratica significa “pagare meno tutto”. Nel Regno Unito, persino Jeremy Corbyn si è messo a telefonare per il suo candidato americano preferito.

Lui, invece, li ha liquidati con la tipica ironia newyorkese: “C’è quella copertina del New Yorker dove il mondo finisce nel New Jersey? Ecco, io penso così”. Tradotto: cari europei, non disturbate.

Un socialismo da vetrina

Il suo programma non è un manifesto ideologico, ma un listino civico. Più simile a un piano regolatore che a un’utopia. Eppure basta questo per far impazzire la sinistra europea, sempre pronta a confondere la normalità amministrativa con la rivoluzione.

Mamdani si definisce “socialista democratico”, formula che in America è a dir poco blasfema. Lo sa bene Bill Clinton, che anni fa scherzò con D’Alema: “Se mi definissi socialista, qui avrei dei problemi con i miei elettori”. Ma nel linguaggio politico di oggi la provocazione è merce preziosa: basta chiamarsi “socialista” per sembrare autentico e basta citare il popolo per sentirsi moderni.

Trump, naturalmente, lo ha ribattezzato “il mio comunistello” e ha promesso che “avrà problemi con Washington come nessun altro sindaco nella storia della città”. Mamdani ha risposto: “Non sono comunista, ma un socialista democratico che crede nella dignità per tutti”. Parole nobili, certo. Ma è con la dignità che si pagano i trasporti gratis?

Il vuoto che produce eroi

Il vero segreto del successo di Mamdani non sta nella sua ideologia, ma nel vuoto che lo circonda. Negli Stati Uniti, la classe operaia non si riconosce più nei democratici. Una ricerca di Democracy Matters ha rivelato che i lavoratori li considerano “woke, deboli e fuori dal mondo”. Sei su dieci li giudicano negativamente.I repubblicani appaiono forti e patriottici, i democratici confusi e colpevoli.

Lo studio è chiaro: il 52% preferisce chi “sistema l’economia perché chi lavora duramente possa andare avanti” al 43% che vuole “combattere miliardari e corporazioni”. Ecco spiegato Mamdani: un socialista che parla di soldi, non di rivoluzione; di bollette, non di ideali.

La sinistra europea, invece, resta inchiodata al catechismo delle identità: diritti di genere, linguaggi inclusivi, battaglie simboliche. E così, per tornare a parlare di realtà, ha bisogno di un sindaco Oltreoceano.

L’Europa in cerca di personaggi

Il fenomeno è irresistibile perché perfettamente europeo: trasformare ogni outsider in un messia. È accaduto con Sanders, con Ocasio-Cortez, con Tsipras. Adesso tocca a Mamdani. Un altro eroe da imitare, fino alla prossima delusione.

La sinistra continentale non cerca più un progetto, ma un volto. Non costruisce consenso: lo subappalta. Ogni volta cambia profeta, ma la fede resta la stessa: cambiare il mondo senza cambiare se stessa.

Il paradosso dei nuovi redentori

C’è un filo di comicità tragica in questa storia. Da decenni la sinistra accusa la destra di populismo, ma quando trova un leader popolare ne fa un’icona. Critica il culto della personalità, poi corre a inginocchiarsi davanti al prossimo carismatico di turno. Predica contro il marketing politico, ma si esalta per le clip “punchy” e le dirette streaming.

Un’America di simboli, un’Europa di illusioni

Negli Stati Uniti, Mamdani è il prodotto di un sistema bipartitico che non lascia spazio a terze vie. In Europa, è diventato l’alibi perfetto per chi sogna una sinistra “nuova” senza mai abbandonare le vecchie contraddizioni.

Gli americani eleggono un socialista per protesta; gli europei lo idolatrano per nostalgia. Da noi, Mamdani non è un sindaco: è un fenomeno culturale, l’ennesimo sogno d’importazione per salottisti annoiati.

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di Alice Carrazza - 9 Novembre 2025