Memoria offese
Maria Falcone: “Di cattivo gusto tirare in ballo mio fratello, per lui parlano i suoi scritti e non interviste inventate”
La misura delle strumentalizzazioni a fini politici della memoria dei giudici Falcone e Borsellino è colma. A sottolineare con amarezza la pessima operazione di interpretazione postuma del pensiero di Falcone per arruolarlo nell’esercito del no alla riforma Nordio è Maria Falcone, sorella del magistrato assassinato insieme alla moglie a alla scorta a Capaci il 23 maggio 1992.
Maria Falcone: di cattivo gusto tirare in ballo mio fratello
“Negli ultimi giorni ho ascoltato troppe voci sulla riforma della giustizia e soprattutto a proposito della separazione delle carriere. Trovo di cattivo gusto che si continui a tirare in ballo mio fratello Giovanni, utilizzando il suo nome per sostenere posizioni che lui non può commentare, né confermare, né smentire”. Così Maria Falcone, presidente della fondazione che porta il nome del giudice. Dopo giorni di polemiche scende in campo per chiedere legittimamente di lasciare fuori dall’arena politica la memoria del giudice. “Lo trovo profondamente scorretto e irrispettoso verso la sua memoria. Giovanni Falcone non può replicare e credo sia doveroso ricordare che a parlare per lui sono i suoi scritti e il suo lavoro, non interpretazioni o addirittura interviste mai esistite”.
L’intervista falsa del giudice letta in diretta tv da Gratteri
Il riferimento è al ben noto scivolone del procuratore capo di Napoli Gratteri. Il giudice ospite a diMartedì da Floris, preso dalla foga di dimostrare che la separazione delle carriere in magistratura è una cattiva scelta, prende il telefonino e in diretta televisiva legge alcune presunte dichiarazioni di Falcone di una presunta intervista a Repubblica pubblicata il 25 gennaio 1992 di cui non c’è traccia e che lo stesso quotidiano ha smentito. Queste le parole lette da Gratteri e mai pronunciate dal giudice ammazzato dalla mafia. “Una separazione delle carriere può andar bene se resta garantita l’autonomia e l’indipendenza del pubblico ministero. Ma temo che si voglia attraverso questa separazione subordinare la magistratura inquirente all’esecutivo: questo è inaccettabile”.
Le scuse e l’imbarazzo del procuratore capo
Tutto falso, quell’intervista è un fake, non è mai stata realizzata. È vero, invece, che Falcone rilasciò un’intervista a La Repubblica in cui disse ben altro. Venuta fuori la patacca, Gratteri ha provato a giustificarsi finendo per rendere la toppa peggiore del buco. “Ho letto la finta intervista a Falcone da Floris perché me l’hanno mandata persone serie… Erano persone autorevoli dell’informazione, me l’hanno riportata come autentica, e io l’ho letta”.