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Il ministro della Salute, Orazio Schillaci

Manovra e non solo

L’operazione verità di Schillaci in risposta agli “analisti militanti”: ecco i veri numeri degli investimenti nella sanità

Il ministro della Salute sgombra il campo dalla demagogia e dagli slogan, mettendo in guardia dalle distorsioni ideologiche e ricordando che quando si fanno i conti con i bilanci reali «i risultati sono misurabili e verificabili, come dimostrano i 7,4 miliardi in più sul 2026. Il resto è rumore di fondo»

Politica - di Natalia Delfino - 5 Novembre 2025 alle 10:39

Una “operazione verità” per ristabilire la corretta lettura dei numeri della sanità e invitare a smetterla di mistificarli in chiave strumentale. A farla è il ministro della Salute, Orazio Schillaci, con una intervento a propria firma sul Sole 24 ore, dove sottolinea che se è «indubbio» che il comparto necessiti di un elevato impegno, sia in termini di spesa sia in termini di gestione, lo è altrettanto che «il confronto pubblico deve fondarsi su analisi rigorose dei dati e su proposte concrete e sostenibili», evitando allarmi e slogan che non servono a nessuno e «rischiano di alimentare un dibattito più orientato al consenso immediato che alla sostanza delle politiche sanitarie». «Chi ha responsabilità di governo – ricorda il ministro – non può permettersi il lusso della demagogia. Deve fare i conti con i bilanci reali, non con quelli immaginari. E quando questi conti vengono fatti, come dimostrano i 7,4 miliardi di incremento sul 2026, i risultati sono misurabili e verificabili. Il resto è rumore di fondo».

L’operazione verità di Schillaci sugli investimenti nella sanità

E, dunque, è proprio l’analisi rigorosa il cuore della lettera di Schillaci, che inizia facendo chiarezza sugli errori metodologici, non esenti da volontà strumentali, che sono alla base del quadro fosco che viene presentato da alcune analisi «ripetute con insistenza mediatica». «Le recenti analisi sulla manovra di bilancio 2026 e sul finanziamento del Servizio sanitario nazionale meritano alcune puntualizzazioni, necessarie per inquadrare correttamente i dati e restituire un quadro preciso degli investimenti in sanità», si legge nella lettera, che ricorda come «alcune letture sostengono l’esistenza di un rilevante “gap” nel 2026 tra le risorse assegnate e le previsioni di spesa sanitaria». «Queste critiche – chiarisce il ministro – si fondano però su un errore metodologico: il confronto tra la spesa sanitaria programmata nel Documento programmatico di finanza pubblica e il Fondo sanitario nazionale, due aggregati diversi, non comparabili».

L’avvertimento sugli analisti che diventano «testimonial di una parte politica»

I numeri reali dicono invece che «nel 2022 il Fsn era a 125 miliardi di euro, nel 2026 raggiungerà 142,9 miliardi: un incremento di quasi 18 miliardi in quattro anni». «Quando l’obiettivo diventa la visibilità prima della verifica, l’imparzialità lascia il posto alla militanza. E un analista che diventa testimonial di una parte politica perde credibilità scientifica», avverte quindi Schillaci, sottolineando però che «la questione più seria non è il posizionamento ideologico, quanto il fatto che su premesse sbagliate si costruiscano proposte irrealizzabili, che confondono cittadini e amministratori».

I numeri reali e come leggerli

«Per il solo 2026, la legge di Bilancio 2025 aveva già previsto un aumento di 4,967 miliardi rispetto alle norme vigenti, di cui 3,291 miliardi già finalizzati a interventi specifici: un miliardo per l’aggiornamento delle tariffe ospedaliere, 767 milioni per le indennità del personale sanitario, 150 milioni per il Piano Pandemico, 100 milioni per le liste d’attesa. A questi – prosegue Schillaci – si aggiungono i 2,4 miliardi della Manovra attuale, per un incremento complessivo di 7,4 miliardi». La spesa sanitaria del Dpfp, puntualizza, include «non solo le risorse destinate agli enti del Servizio sanitario nazionale per l’erogazione dei Lea, ma anche i finanziamenti a Istituto superiore di sanità, Istituti zooprofilattici, Croce Rossa Italiana, Aifa, Agenas, ministeri, università e le spese extra-Lea sostenute dagli stessi enti del Ssn. Il Fondo sanitario nazionale, invece, finanzia esclusivamente il fabbisogno sanitario standard per i Livelli essenziali di assistenza. Confrontare questi due valori genera inevitabilmente distorsioni interpretative».

Quanto al rapporto tra spesa sanitaria e Pil, continua Schillaci, «va chiarita la natura congiunturale di questo indicatore, che oscilla in funzione delle variazioni del prodotto interno lordo. Nel 2026 il rapporto del Fondo sanitario sul Pil aumenterà proprio grazie alle risorse aggiuntive stanziate, mentre la previsione di spesa sanitaria resterà al 6,5% secondo l’ultimo Dfp. Quando si citano Francia e Germania come modelli, sarebbe corretto ricordare che questi Paesi hanno un Pil superiore al nostro: la Francia del 31,7%, la Germania del 38,5%. Maggiori entrate statali consentono evidentemente maggiori spese sanitarie».

La crescita della spesa sanitaria pro capite

La spesa sanitaria pro capite italiana, dunque, «è in crescita». E «l’unico modello realmente comparabile col nostro è quello inglese». Il ministro osserva poi che «un dato significativo» emerge dall’analisi del rapporto tra spesa sanitaria pro capite e Pil pro capite, che misura se un Paese sta investendo in sanità quanto le sue disponibilità gli consentirebbero. Ebbene, dice Schillaci, «nel periodo pre-pandemico il gap dell’Italia rispetto alla media europea era di circa 15 miliardi di dollari (dati Oecd Health). Dal 2022 questo divario si è ridotto a 7,8 miliardi. La spesa sanitaria totale è passata dai 131,8 miliardi del 2023 ai 138,3 del 2024, e supererà i 149 miliardi nel 2026. L’iniezione di risorse di questo Governo sta portando l’Italia verso la retta di regressione europea, situazione mai verificatasi negli ultimi dieci anni».

«Sul presunto mancato trasferimento di risorse adeguate alle Regioni», poi, «i dati della Corte dei Conti sono eloquenti: un quarto dei fondi stanziati specificamente per l’abbattimento delle liste d’attesa tra il 2022 e il 2024 non è stato speso per lo scopo previsto o è rimasto inutilizzato. Se alcune Regioni registrano disavanzi, occorre considerare anche le scelte gestionali e organizzative locali, non solo il livello del finanziamento statale». «Per il 2027 e il 2028, anni ancora in fase programmatoria, valgono le stesse logiche del 2026 – aggiunge il ministro – come abbiamo incrementato le risorse quest’anno, potremo farlo nei prossimi esercizi sulla base degli andamenti effettivi della spesa e delle disponibilità di bilancio».

Il richiamo alla serietà: «Il confronto pubblico deve fondarsi su analisi rigorose e proposte sostenibili, non su comparazioni improprie o slogan»

La sanità italiana, conclude Schillaci, «ha bisogno di investimenti crescenti, questo è indubbio. Ma ha anche bisogno di efficienza gestionale, di appropriatezza prescrittiva, di utilizzo ottimale delle risorse già disponibili. Proporre aumenti di spesa senza indicare da dove reperire le coperture, o senza considerare i vincoli di bilancio pubblico, è un esercizio da comizio, non da analisi economica. Il confronto pubblico deve fondarsi su analisi rigorose dei dati e su proposte concrete e sostenibili, non su comparazioni improprie o su slogan che, per quanto di facile presa, rischiano di alimentare un dibattito più orientato al consenso immediato che alla sostanza delle politiche sanitarie».

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