La riflessione
Lezioni “no gender” a scuola, adesso basta: per una sessualità consapevole fermiamo chi vuole indottrinare gli studenti
La Scuola italiana – e non da oggi – è diventata il campo di battaglia di gruppi di pressione, culturalmente ben identificati, impegnati a promuovere teorie ideologiche, come quella queer e gender, finalizzate a condizionare/manipolare gli orientamenti degli studenti, giovani e giovanissimi, su temi quali l’identità sessuale, la crescita emotiva e la formazione personale.
Gli esempi, all’ordine del giorno, non mancano. Recentemente all’Aquila un Istituto Comprensivo ha addirittura siglato una convenzione con Arcigay per portare a scuola attività “educative e formative” su stereotipi e discriminazioni. A Firenze è attivo il progetto “A scuola per fare le differenze”, rivolto ai bambini della scuola primaria e della scuola secondaria di primo grado, che prevede giochi e video sugli “stereotipi di genere” e lezioni sulle innumerevoli “identità di genere”. A conclusione è prevista una testimonianza in classe da parte di volontari Lgbtqia+, sempre in orario di lezione. In Umbria nelle scuole secondarie di primo e secondo grado è stato presentato un questionario con l’obiettivo di “monitorare l’atteggiamento dei ragazzi su alcuni aspetti sensibili che potremmo sintetizzare nel concetto di ‘rispetto della diversità’”. Tra le domande, alcune indagano la sfera sessuale: “Come definiresti il tuo orientamento sessuale?”, con opzioni di risposta che vanno da esclusivamente eterosessuale a esclusivamente omosessuale o asessuale.
Sono tre dei tantissimi esempi di progetti Lgbtqia+ che ogni giorno toccano le classi di decine di scuole, spesso di ogni ordine e grado. Menzogne, concetti confusi, principi fuorvianti su temi delicatissimi, proposti a bambini e preadolescenti da parte di enti esterni, ideologici e sedicenti esperti, senza un consenso informato, libero e preventivo dei genitori. Siamo all’ indottrinamento di massa, con lo scavalcamento della famiglia.
Pro Vita & Famiglia ne ha raccolto un dettagliato dossier, scaricabile dal sito dell’associazione (Progetti applicati nelle scuole italiane ispirati alla teoria gender) con una selezione dei principali progetti e iniziative, applicati nelle scuole italiane o comunque rivolti a studenti o docenti, che si ispirano alla teoria di genere – prodotto dei “gender studies” – o/e alle teorie omosessualiste delle associazioni Lgbtqia+.
I progetti e le iniziative di questo tipo, con il pretesto di educare all’uguaglianza e di combattere le discriminazioni, il bullismo, la violenza di genere o i cattivi stereotipi, spesso promuovono: l’equiparazione di ogni orientamento sessuale e di ogni tipo di “famiglia”; la prevalenza dell’ “identità di genere” sul sesso biologico (e la conseguente normalizzazione della transessualità e del transgenderismo); la decostruzione di ogni comportamento o ruolo tipicamente maschile o femminile insinuando che si tratterebbe sempre di arbitrarie imposizioni culturali; la sessualizzazione precoce dei giovani e dei bambini.
Un quadro oggettivamente preoccupante, in ragione del fatto che interessa giovani e giovanissimi spesso all’insaputa delle famiglie.
In questo contesto è “strategico” il disegno di legge sul consenso informato della famiglia a scuola, Ddl Valditara n.2423, “Disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico” (in fase di approvazione dal Parlamento).
Alla base del Ddl. la volontà di riordinare la materia secondo una visione finalmente umanistica e coerente, al di là degli interessi particolaristici, avendo come punto di riferimento il principio costituzionale di cui all’art. 30 secondo il quale “È dovere e diritto dei genitori istruire ed educare i figli”. Diritto e dovere, istruire ed educare: da qui bisogna partire per fissare un argine alle strumentalizzazioni di parte, rendendo finalmente partecipi le famiglie italiane e bloccando il tentativo di dare alla Scuola una funzione monopolistica della cosiddetta “educazione ai sentimenti”. Educare i minori al rispetto dell’altro è infatti molto diverso dall’inculcare la teoria gender o Lgbtq+. Né si può pensare di livellare sentimenti e tempistiche di crescita, nel nome di un’ omologazione massiva, trasformando le domande sulla sessualità, tipiche degli anni dello “sviluppo”, in programmi onnicomprensivi e rigidi, laddove le fasi della crescita seguono linee di confine morbide e personali che variano perché ogni ragazza ed ogni ragazzo attraversa le fasi della vita tra l’infanzia e l’età adulta con i suoi tempi.
Altra cosa – del resto – è insegnare il rispetto del prossimo partendo dall’educazione sessuale e dalla costruzione della consapevolezza di sé, fino ad arrivare ad inculcare la prevalenza dell’ “identità di genere” sul sesso biologico (e la conseguente normalizzazione della transessualità e del transgenderismo); la decostruzione di ogni comportamento o ruolo tipicamente maschile o femminile insinuando che si tratterebbe sempre di arbitrarie imposizioni culturali; la sessualizzazione precoce dei giovani e dei bambini.
In questo quadro, oggettivamente complesso, proprio in ragione del ruolo centrale della famiglia occorre fissare chiari protocolli collaborativi tra famiglie e scuole evitando fughe in avanti, manipolazioni ideologiche, assolutizzazioni di parte. Snodo essenziale è il “consenso informato in ambito scolastico”, così come fissato dal ministro dell’istruzione e del merito. Vediamolo in sintesi.
L’articolo 1 del Ddl. stabilisce, al primo comma che le istituzioni scolastiche sono tenute a richiedere il consenso informato preventivo dei genitori o degli studenti, se maggiorenni, per la partecipazione a eventuali attività che riguardino temi attinenti all’ambito della sessualità, nonché ad acquisire tale consenso previa messa a disposizione, per opportuna visione, del materiale didattico che intendono utilizzare per le attività medesime, secondo le disposizioni dell’articolo in commento.
Il comma 2 dispone che la partecipazione alle attività extracurricolari eventualmente previste dal Piano triennale dell’offerta formativa (c.d. PTOF) che riguardino temi attinenti all’ambito della sessualità richiede il consenso informato preventivo, in forma scritta, dei genitori o degli studenti, se maggiorenni, acquisito previa messa a disposizione, per opportuna visione, del materiale didattico che si intende utilizzare per le attività medesime.
Il comma 3 statuisce che la partecipazione alle attività relative all’ampliamento dell’offerta formativa eventualmente previste dal Piano triennale dell’offerta formativa che riguardino temi attinenti all’ambito della sessualità richiede il consenso informato preventivo, in forma scritta, dei genitori o degli studenti, se maggiorenni, secondo le modalità di cui al precedente comma 2.
Il comma 4 prevede che, fermo restando quanto previsto dalle Indicazioni nazionali le attività didattiche e progettuali nonché ogni altra eventuale attività aventi ad oggetto temi attinenti all’ambito della sessualità sono in ogni caso escluse per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria.
L’articolo 2 del Ddl. contiene disposizioni in materia di coinvolgimento di soggetti esterni nello svolgimento delle attività scolastiche. In particolare, il comma 1 subordina il coinvolgimento di soggetti esterni nello svolgimento di attività formative curricolari ed extracurricolari alla deliberazione del collegio dei docenti e all’approvazione del consiglio di istituto. Il medesimo comma prevede che, ai fini della selezione dei soggetti esterni di cui al primo periodo, il collegio dei docenti definisce i criteri sulla base dei quali procedere alla comparazione e alla valutazione dei titoli e della comprovata esperienza professionale, scientifica o accademica nelle materie oggetto dell’intervento nonché della coerenza con la finalità educativa e dell’adeguatezza al livello di maturazione e all’età degli studenti.
Al fondo la necessità che l’azione legislativa trovi non solo piena applicazione ma sia anche l’occasione per un più stretto, organico rapporto tra famiglie e Scuola, costruito sulla base di criteri chiari e condivisi. Senza schematismi ideologici. Mettendo al centro la difesa dei giovani, la loro crescita matura e consapevole, perché soprattutto di questo c’è un grande bisogno. Senza strumentalizzazioni di parte.