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Landini urla contro il governo ma non firma i contratti: non tratta con “il nemico”. I lavoratori? Un dettaglio

Snobbato da mezzo sindacato

Landini urla contro il governo ma non firma i contratti: non tratta con “il nemico”. I lavoratori? Un dettaglio

Politica - di Stefania Campitelli - 8 Novembre 2025 alle 09:41

Urla contro il governo e la manovra per ricchi e convoca la piazza. Maurizio Landini non si smentisce seguendo un copione sempre uguale. Un’ostinazione ideologica e politica che lo vede sempre più isolato nell’associazionismo sindacale. Allo sciopero generale convocato per venerdì 12 dicembre non lo seguono né Cisl né Uil. Il sindacato dovrebbe tutelare i lavoratori, lavorare ai tavoli per raggiungere un’intesa – questo il ragionamento – non chiudere le porte in faccia al governo in un conflitto ideologico permanente. Ma il leader della Cgil, che si erge a paladino degli ultimi, si ostina a far saltare gli accordi.

E Landini restò sola, i sindacati non lo seguono nella sua crociata

Mentre strepita contro i salari troppo bassi e rispolvera con scarsa fantasia la patrimoniale, non firma i contratti del pubblico impiego dai quali i lavoratori avrebbero aumenti medi tra il 6 e il 10%. Questo non è sindacato, fanno capire Cisl e Uil che invece quegli accordi li hanno difesi e firmati dopo gli accordi. Da una parte si protesta contro gli stipendi bassi e dall’altra si evita come la peste la contrattazione per alzarli. Il disegno landiniano è chiaro: sobillare la rivolta sociale contro il governo con buona pace dei lavoratori. La stanca retorica pauperista-operaista si scontra contro la realtà. Di barricate contro Palazzo Chigi invece gli altri sindacati non sentono il bisogno. La Cisl ha appena siglato le intese su enti locali e scuola. E ha convocato per il 13 dicembre una manifestazione all’insegna della collaborazione con Palazzo Chigi- Obiettivo: rilanciare un “patto della responsabilità” fra governo e parti sociali. La segretaria nazionale Daniela Fumarola lavora per un’alleanza “per la crescita e la produttività”.

La Cgil non firma i contratti per alzare i salari e blocca tutto

“La Cgil non firma perché è contro di noi”, dice il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo. È una postura ideologica che vive di pregiudizi e costa caro al mondo del lavoro. Anni di ritardi, rinnovi bloccati, salari fermi, mentre altri sindacati scelgono la via della contrattazione. Ma il prode Landini non si muove di un centimetro dalle rivendicazioni politiche secondo uno stanco rituale:  scioperi, cortei di bandiere rosse e comizio finale dal palco. Niente che abbia a che fare con piattaforme sindacali, proposte migliorative realizzabili.

Slogan copia e incolla e nessuna difesa dei lavoratori

“Chiediamo un contributo dell’1% ai più ricchi”, ripete come un disco rotto. Sotto gli slogan il nulla. Non va meglio nel dialogo con Confindustria e Bankitalia che da mesi sollecitano un tavolo comune nel nome di un “patto per la produttività” per rilanciare salari e crescita. La Cgil chiude le porte al ‘nemico di classe” e preferisce sfilare per le vie della Capitale e bloccare mezza Italia mescolando di volta in volta proteste contro la manovra finanziaria o il genocidio a Gaza di cui il governo sarebbe complice. Mentre gli altri sindacati ottengono aumenti in busta paga Landini preferisce proseguire nella sua crociata contro il governo Meloni, anche a costo di rimanere solo. Inseguendo la deriva estremistica dell’Usb e perdendo di vista gli obiettivi sindacali. Per il capo della Cgil sciopero, rivolta sociale, lotta per la pace sono la stessa cosa, lo ha detto lui stesso. E i lavoratori? Un dettaglio.

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di Stefania Campitelli - 8 Novembre 2025