Le risposte dei lettori
La Serie A e la Nazionale hanno bisogno di più calciatori italiani in campo: ecco cosa emerge dal sondaggio del Secolo
La crisi profonda del calcio italiano è ormai evidente a molti, non solo nel campionato di Serie A, ma anche nel cosiddetto “team” della Nazionale. Per questo, attraverso la nostra newsletter, abbiamo chiesto ai lettori del Secolo d’Italia di rispondere a una domanda, per comprendere il loro punto di vista sullo sport più seguito in Italia. “Ritieni che la scarsa presenza di giocatori italiani nelle squadre di Serie A abbia un impatto negativo sulla nazionale?”, chiede il quesito disposto per gli intervistati, mentre sotto sono state elencate tre risposte chiuse da segnalare. La risposta che ha registrato più reazioni positive è stata la prima, con l’83,5% dei voti: “Sì, penso che se i giocatori italiani avessero più spazio in campionato, la Nazionale avrebbe una rosa più ampia e più allenata/esperta da cui attingere”.
Il sondaggio del Secolo sulla crisi della nazionale
Se la maggior parte degli intervistati preferisce vedere i cognomi italiani sulle maglie della Serie A, c’è anche chi ha dato la colpa a fattori ben diversi, anche se in piccola parte. Solo il 10,7% dei votanti ha scelto la seconda risposta, secondo cui “il problema è il troppo tatticismo. I giovani calciatori vengono intrappolati negli schemi. E perdendo l’estro si sta perdendo la nazionale”. In sostanza, a questa causa ci credono in pochi. Ma sono ancora meno, ossia il 5,8%, quelli che sostengono una tesi completamente diversa rispetto alla prima risposta: “No, perché se i club non schierano calciatori italiani vuol dire che non li ritengono i migliori”.
Dunque, stando ai numeri registrati dal sondaggio, vince di larga misura chi ancora crede nell’italianità del gioco, per costruire una squadra nazionale all’altezza degli impegni europei e mondiali. E come abbiamo visto, in pochi danno la colpa all’impostazione della tecnica o allo scarso talento delle nostre leve rispetto agli stranieri. In conclusione, i dati parlano chiaro e ci dicono che abbiamo bisogno di concentrarci (e di investire di più) sulle rose offerte dai vivai della penisola.