A "L'Aria che tira"
Garante della Privacy, Ghiglia replica: “Dà fastidio perché è l’ultimo baluardo per bilanciare riservatezza e libertà d’espressione”
"La multa a Report, dico ovviamente per paradosso, sarebbe potuta essere anche di 20 milioni o addirittura del 4% del fatturato non di Report ma di Rai. Quindi è assolutamente una sanzione in linea con tante altre che sono state date"
“Sono stati evidentemente travisati i fatti, mi auguro per la fretta di montare la trasmissione”. Così Agostino Ghiglia, componente del Garante in un’intervista al ‘Giornale’ parlando del caso Report. “Sostenere che vi sia una correlazione tra la mia partecipazione all’evento ComoLake del 16 ottobre 2024 e la discussione in Collegio del 17 sui RayBan-Smart glasses travisa la realtà dei fatti”, sottolinea il componente del Garante della privacy. È possibile visionare i verbali? “Certo, sono a disposizione di chi ha un interesse qualificato a conoscere gli atti: basta una regolare richiesta di accesso agli atti”. Sul messaggio a Giorgia Meloni sul green pass? è definitivo: “Non ho mai dato notizie in anteprima nella mia vita, né mai nessuno me l’ha chiesto. Le dico anche che le agenzie avevano dato da oltre quattro ore la notizia dell’avvertimento, sul tema della privacy autorevoli costituzionalisti hanno discusso tantissimo in pandemia, il collegio in quell’occasione si espresse all’unanimità”.
“Garante ultimo baluardo per bilanciare riservatezza e libertà d’espressione”
Il Garante è l’ultimo baluardo al giornalismo voyeur. Ghiglia fa un’importante valutazione in tal senso: “Credo alla buona fede di tutti, anche di Ranucci ma questa cosa devo dirla. È l’ultimo baluardo a protezione del bilanciamento tra il diritto alla riservatezza della vita privata e la libertà d’espressione anche nell’era digitale. Contro chi vorrebbe una deregolamentazione dei diritti fondamentali delle persone e un uso indiscriminato dei dati. E questo dà fastidio”.
“Mio voto convinto ma ininfluente”
Passando ai microfoni de L’Aria che tira su La7 Ghiglia ha fatto chiarezza su un altro aspetto. “Ho sempre confermato di aver salutato Arianna Meloni, dopo esser stato a colloquio con Italo Bocchino per la presentazione del mio nuovo libro”. Nessuna relazione, quindi, con la multa decisa il giorno successivo. “Assolutamente no – risponde Ghiglia a Parenzo-. Perché come è già stato spiegato più volte, il mio voto è stato convinto ma era comunque ininfluente. Quindi, che io avessi votato o meno, addirittura che avessi partecipato o meno alla votazione, la sanzione a Report ci sarebbe stata e quella sarebbe stata”.
“Sanzioni a Report in linea con tante altre”
E a proposito di sanzione ha specificato: “Le nostre multe possono andare, in questo caso che sono dati particolari, dal 4% del fatturato complessivo mondiale fino a 20 milioni. La multa a Report, dico ovviamente per paradosso, sarebbe potuta essere anche di 20 milioni o addirittura del 4% del fatturato non di Report ma di Rai. Quindi è assolutamente una sanzione in linea con tante altre che sono state date”. Intanto, alle opposizioni che hanno chiesto l’azzeramento del consiglio ( Pd, M5S e Avs ) ha risposto la premier Giorgia Meloni, spegnendo la polemica: «Una cosa la voglio dire. Questo garante è stato eletto durante il governo giallorosso, in quota Pd e Cinque Stelle. Dire che sia pressato dal governo di centrodestra mi sembra ridicolo. Se Cinque Stelle e Pd non si fidano di chi hanno messo alla guida dell’Autorithy sulla privacy non se la prendono con me. Forse potevano scegliere meglio». Ieri aveva risposto Donzelli alla grancassa delle opposizioni sulle dimissioni del Garante. Oggi la fanfara della sinistra prosegue e risponde il Presidente della Commissione editoria della Camera e Responsabile cultura e innovazione di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone. Sempre durante la trasmissione ‘Aria che Tira’ su La 7.
Mollicone: “Contesto surreale”
“Un soggetto vigilato dal Garante della Privacy è stato multato perché ha mandato in onda un messaggio personale dell’allora Ministro Sangiuliano e della moglie. La sanzione poteva arrivare al 4% del fatturato: un’iperbole, ma il comportamento è stato equilibrato”, ribadisce. “Tra l’altro, una scelta unanime dal collegio. L’authority era stata nominata dalla maggioranza di sinistra guidata da Pd e Cinque Stelle, che oggi ne chiede le dimissioni. Un contesto surreale”. E, in ultimo, “nessuno parla del caso di Guido Scorza, in quota del Movimento 5 Stelle. Scorza ha partecipato a deliberazioni su soggetti assistiti in passato dal suo studio legale E-Lex. Ha detto a Repubblica di aver interrotto ogni rapporto con lo studio, dove però lavora sua moglie, prima dell’incarico.”