Tensione
Fuoco sul confine: ennesimo incidente tra Idf e caschi blu in Libano. Israele: “Colpa del maltempo”
«Raffiche di mitragliatrice pesante hanno colpito il terreno a circa cinque metri dalle forze di peacekeeping, che erano a piedi e hanno dovuto mettersi al riparo», replicano gli uomini in missione
Il confine tra Israele e Libano torna a essere un punto di frizione delicato. L’ultimo episodio coinvolge ancora una volta l’Idf e il contingente Unifil, con colpi sparati in prossimità dei caschi blu impegnati in un pattugliamento di routine. Nessun ferito e nessun militare italiano coinvolto, ma il segnale di una stabilità che continua a incrinarsi.
La versione dell’Idf
L’esercito israeliano riconosce l’accaduto e attribuisce l’errore alla scarsa visibilità: l’azione sarebbe avvenuta «dopo averli identificati come una minaccia a causa delle cattive condizioni meteorologiche». I colpi, spiegano, erano «colpi di avvertimento» rivolti a personale «classificato come sospetto». Solo in un secondo momento è stato chiarito che si trattava di soldati Onu: «è stato stabilito che i sospettati erano soldati delle Nazioni Unite che stavano effettuando un pattugliamento nella zona e che erano stati classificati come sospetti a causa delle cattive condizioni meteorologiche». L’Idf aggiunge: «Sottolineiamo che non abbiamo sparato deliberatamente contro i soldati Unifil e che la questione viene gestita attraverso i canali ufficiali militari».
La ricostruzione di Unifil
Decisamente diversa la descrizione fornita dalla forza di pace. Secondo la missione, «Raffiche di mitragliatrice pesante hanno colpito il terreno a circa cinque metri dalle forze di peacekeeping, che erano a piedi e hanno dovuto mettersi al riparo». Dopo aver chiesto la cessazione del fuoco, «sono finalmente riuscite a lasciare l’area in sicurezza trenta minuti dopo». L’episodio, afferma Unifil, «costituisce una grave violazione della Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza». La missione sollecita Israele a «cessare ogni comportamento aggressivo e ogni attacco contro o nelle vicinanze delle forze di peacekeeping, che stanno lavorando per sostenere il ritorno alla stabilità auspicato sia da Israele che dal Libano».
Precedenti e escalation
L’incidente si inserisce in una serie di episodi registrati negli ultimi anni: granate cadute a ridosso di unità Onu impegnate a rimuovere un blocco stradale, il volo radente di un drone israeliano «in modo minaccioso» sopra una pattuglia, un carro armato che ha aperto il fuoco senza causare vittime. Segnali di un fronte che rimane teso e imprevedibile.
Le parole da Israele
Benjamin Netanyahu riafferma nel frattempo la linea dura su Gaza: «Disarmeremo Hamas, in un modo o nell’altro», escludendo la nascita di uno Stato palestinese. In parallelo, il capo di stato maggiore Eyal Zamir sostiene che l’Idf deve essere pronta a «stabilire rapidamente il controllo operativo» delle aree della Striscia «oltre la Linea Gialla». Un contesto in cui ogni episodio diventa un potenziale detonatore.
La risposta dal Libano
L’esercito libanese, intanto, attraverso L’Orient-Le Jour, denuncia le continue violazioni del cessate il fuoco da parte di Israele: «Il nemico israeliano persiste nelle sue violazioni della sovranità libanese, causando instabilità in Libano e ostacolando il pieno dispiegamento dell’esercito nel sud».