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FdI smaschera il Pd: riformare la giustizia era una sua promessa elettorale del 2022. Il pericolo democratico vale solo oggi?

Hanno cambiato idea

FdI smaschera il Pd: riformare la giustizia era una sua promessa elettorale del 2022. Il pericolo democratico vale solo oggi?

Politica - di Federica Argento - 18 Novembre 2025 alle 19:07

Elly, Elly che figura. La riforma della giustizia era nel programma elettorale del Pd del 2022, non una vita fa…Il testo parlava chiaro: “Proponiamo di istituire con legge di revisione costituzionale un’Alta Corte competente a giudicare le impugnazioni sugli addebiti disciplinari dei magistrati e sulle nomine contestate“. Ma guarda Fratelli d’Italia cosa ti è andata a trovare. Difficile che Schlein non ne sapesse nulla di quella che era una promessa elettorale. Questo punto del programma del Pd non è un reperto archeologico, il 2022 è appena l’altro ieri, elettoralmente parlando: erano le ultime elezioni politiche, Letta segretario. Le elezioni portarono alla vittoria il centrodestra e allora a sinistra hanno iniziato a “dimenticare”.  La democrazia non era in pericolo allora? La Costituzione non era in pericolo? O lo è solo oggi che a proporre la riforma è il governo Meloni?

Il Pd voleva riformare la giustizia, ma allora non c’era il pericolo democratico

“Il PD, pur di portare avanti la sua opposizione aprioristica, arriva a smentire ciò che proponeva pochi anni fa. Le promesse elettorali? Sono solo un lontano ricordo – è il commento puntuto sulla pagina Fb di FdI-. Evidentemente, sono più interessati a colpire il Governo che a riformare un sistema che non funziona. Noi invece sì, restiamo coerenti”. L’imbarazzo della Schlein è del resto evidente dalla grande fuga dal No al referendum da parte di  pezzi da novanta del suo partito e di insigni giuristi. Per cui la segretaria dem, dopo il via libera del Parlamento alla riforma della giustizia, si era fiondata sulle barricate contro il governo, in linea con l’Anm (“Vogliono zittire i giudici”. Poi ha guardato alle defezioni di molti dei suoi e ha fiutato la malparata. Meglio il silenzio. Per cui a poco a poco sulla separazione delle carriere è calata di intensità.

Tutto l’imbarazzo di Pd e Schein

Ma l’imbarazzo chiama l’altro imbarazzo: il Pd era dal 2019 sulla separazione delle carriere. E l’intervento di Paolo Mieli, sere fa, a Piazza Pulita colse nel segno tutta l’ipocrisia delle attuali posizioni barricadere della parte più massimalista e del Pd. A domanda precisa lo storico rispose: “Condivido il senso generale di questa riforma. L’ho condiviso da 20 o 30 anni come il Pd”. Tutto il sarcasmo possibile. E poi aggiunse: “Voterò sì“, spiegava Mieli sottolineando come la battaglia sulla separazione delle carriere e la lotta alle correnti all’interno della magistratura da una trentina d’anni sono condivise da buona parte del Pd. “Nella sua sostanza il principio della separazione delle carriere era nelle carte: da D’Alema a Enrico Letta”. E arriviamo a dama, al 2022, al programma del Pd con Letta segretario e il puto programmatico messo ero su bianco. Elly era nel POd, sia pure non ancora segretaria, lo sarebe diventata qualche mese dopo. Allora, come la mette?

 

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di Federica Argento - 18 Novembre 2025