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Da pro-Pal a pro-Maduro: a Milano la manifestazione degli antagonisti che appoggiano il regime venezuelano (video)

Delirio antifascista

Da pro-Pal a pro-Maduro: a Milano la manifestazione degli antagonisti che appoggiano il regime venezuelano (video)

Politica - di Gabriele Caramelli - 7 Novembre 2025 alle 13:48

Gli antagonisti tornano in piazza per manifestare solidarietà alla tirannide venezuelana, presieduta da Nicolas Maduro. Music sudamericana e accuse agli Stati Uniti, rei di voler contrastare il narcotraffico che proviene da Caracas. Tra le bandiere sventolate ci sono quelle del collettivo studentesco “Cambiare rotta”, lo stesso che sui social ha pubblicato l’immagine di Charlie Kirk al contrario dopo la sua morte. Non sono mancate neppure le bandiere di Potere al popolo, sventolate assieme a quelle venezuelane e a quella cubana. Anche gli stendardi palestinesi hanno trovato posto, ma erano marginali rispetto ai nuovi colori esibiti dagli antifascisti. Mancavano soltanto i simboli dell’Unione sovietica e della Repubblica popolare cinese.

Persino gli striscioni offrono una rivendicazione di vicinanza palese al regime comunista venezuelano: “Compagno Maduro, grazie per difendere la libertà, la terra e la giustizia sociale”. Sembra che i manifestanti abbiano ignorato le repressioni condotte nel Paese ai danni dei dissidenti: basti pensare al premio Nobel per la pace Maria Corina Machado, che vive in clandestinità per il rischio di ritorsioni. Ce n’è anche uno in cui si legge: “Con la Repubblica bolivariana del Venezuela, contro l’aggressione Usa, con il Psuv per la pace”. La firma rivendica ancora una volta l’impegno della Rete dei comunisti, Cambiare rotta e del collettivo studentesco Osa, con tanto di stella rossa al seguito.

Da pro-Pal a pro-Maduro: i compagni inventano una nuova tendenza a Milano

Uno dei presenti scandisce parole confuse al microfono: “Trump ha autorizzato interventi terroristici della Cia in Venezuela. Nel mar dei Caraibi si trovano diverse navi militari e portaerei, oltre a 15mila marines che minacciano di intervenire. Sono state affondate diverse decine di navi dei pescatori innocenti con la scusa del narcotraffico”. Evidentemente, il giovane ignora completamente la situazione in Venezuela, forse anche per una punta di convinzione ideologica. In passato Trump aveva chiesto a Maduro di poter rimpatriare alcuni membri della gang bolivariana “Tren de Aragua”, accusati di narcotraffico. Eppure, il presidente venezuelano ha scelto di non collaborare: questo ha fatto in modo che le tensioni tra i due stati aumentassero esponenzialmente.

A metà ottobre, il presidente americano ha pubblicato sui social il video del bombardamento di una nave che trasportava stupefacenti, In quell’occasione sono morti 6 narcotrafficanti. come ha riportato il New York post, è stata l’intelligence a confermare che l’imbarcazione stava trasportando merce illegale. Dunque, gli Usa hanno scelto di prendere delle contromisure rigide dopo il deterioramento dei rapporti diplomatici. Nonostante ciò, alcune persone hanno continuato a protestare al grido di “El pueblo unido jamas serà vencido”: canzone comunista cilena dei Quilpayun.

L’intervento del console venezuelano

Per dimostrare di essere disposti a collaborare con le istituzioni, i compagni hanno invitato il rappresentante generale del consolato venezuelano. Le sue parole non lasciano spazio all’immaginazione: “È per me un onore essere qui oggi, vista la mobilitazione di imbarcazioni militare nel mar dei Caraibi con la scusa di voler combattere il narcotraffico”. Come se lottare contro la criminalità organizzata fosse una semplice occasione per ammazzare la noia. 

 

 

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di Gabriele Caramelli - 7 Novembre 2025