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Qualcuno avverta Landini: condannato il sindacalista Cgil che s’inventò l’aggressione fascista

La sentenza

Qualcuno avverta Landini: condannato il sindacalista Cgil che s’inventò l’aggressione fascista

I Video del Secolo - di Luigi Albano - 11 Novembre 2025 alle 20:53

Maurizio Landini lo aveva citato nell’ aprile scorso in diretta a DiMartedì su La7. “Un nostro sindacalista è stato aggredito dai fascisti, è questo il clima che si respira. Abbiamo chiesto al ministro dell’Interno di intervenire”, aveva tuonato il leader della Cgil. Tutto inventato, il sindacalista in questione si era inventato tutto e oggi è stato condannato dal tribunale di Genova.

Fabiano Mura, questo il nome dell’ex segretario della Fillea Cgil che aveva inventato l’aggressione fascista, è stato condannato a quattro mesi di lavori di pubblica utilità e una donazione a un ente benefico.

Chi è Fabiano Mura, il sindacalista che s’è inventato l’aggressione

L’ex beniamino di Landini, per cui il procuratore aggiunto Federico Manotti aveva chiuso le indagini con l’accusa di simulazione di reato, aveva chiesto la messa alla prova e oggi la giudice Carla Pastorini l’ha accolta. L’istituto alternativo è stato chiesto tramite il legale Giuseppe Longo.

“Sono stato aggredito da un fascista”. Ma s’era inventato tutto: indagato un sindacalista della Cgil

Mura aveva ritirato la denuncia due giorni dopo ed era stato indagato visto che gli investigatori della Digos avevano appurato che non c’era stata alcuna aggressione e lui stesso lo aveva ammesso davanti al pm che lo aveva convocato per sentirlo. “Uno mi ha urlato comunista di merda, facendo il saluto romano, l’altro mi ha tirato un pugno, mi ha spintonato e mi ha colpito. E poi sputi”, era stata la sua prima versione dei fatti. Una dichiarazione che aveva acceso gli animi, già particolarmente infervorati, tanto da spingere il segretario della Cgil a citare Mura come esempio di un clima di intolleranza e di violenza da parte dell’estrema destra.

Le prime discrepanze tra il racconto di Mura e la realtà erano emerse quasi subito. La Digos non aveva trovato corrispondenza tra gli orari forniti dal sindacalista e l’appuntamento, né riscontri dalla telecamere di videosorveglianza presenti sul luogo. Alla fine se l’è cavata con poco, visto che la pena massima è di tre anni.

 

 

 

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di Luigi Albano - 11 Novembre 2025