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Carnevale

Giornata contro la violenza

Andrea Carnevale: “Mio padre, schizofrenico, uccise mia madre”, il dolore di un grande campione

L'ex calc:iatore "Ci sono quasi tre femminicidi al giorno. Ho voluto dare un messaggio ai giovani e incoraggiare le mamme a denunciare. Denunciare uomini che non accettano la fine di una relazione"

Cronaca - di Redazione - 25 Novembre 2025 alle 14:16

Andrea Carnevale, campione d’Italia due volte con il Napoli di Maradona, poi attaccante della Roma e della Nazionale, ha vissuto sulla propria pelle un grande trauma. Il padre, che successivamente si tolse la vita, uccise la mamma quando era poco più che adolescente. Una storia commovente e triste.

Il racconto di Carnevale

“Papà era malato di schizofrenia, geloso di mia madre, ossessionato dal fatto che lo tradisse. Le serate a casa Carnevale erano a dir poco drammatiche, volavano schiaffi, pentole. Era una continua violenza, non lo auguro a nessuno. Non sono fiero di essere figlio di Gaetano Carnevale. È stato un uomo vile, cattivo e brutale, che mi ha portato via mia mamma”,  ha affermato di recente l’ex calciatore, 64 anni.

“Uccisa con un’accetta”

“L’ha uccisa con un’accetta mentre lei stava lavando i panni nel fiume. Un dramma familiare con cui ancora fatico a convivere”. Una tragedia che ha raccontato anche nel suo libro “Il destino di un bomber”. Da allora, l’ex centravanti del Napoli conduce battaglie sociali contro i femminicidi. “Io voglio parlare dei femminicidi e sensibilizzare, perché è diventato un “cancro” nazionale. Ci sono quasi tre femminicidi al giorno. Ho voluto dare un messaggio ai giovani e incoraggiare le mamme a denunciare. Denunciare uomini che non accettano la fine di una relazione”.

Il padre – affetto da una grave malattia psichiatrica mai curata – si tolse la vita nel manicomio criminale di Aversa. Carnevale ha ricordato di essere cresciuto a lungo con la paura di assomigliargli; a sedici anni volle guardarlo negli occhi in carcere, lo abbracciò e, in quel gesto, iniziò il suo percorso di liberazione. Da allora si è chiuso nel silenzio e ha dedicato tutto al calcio: due vite parallele, il dramma familiare e il campo, la depressione e l’ansia tenute dentro per proteggere i fratelli, la povertà, i Natali e i compleanni mai festeggiati. “Il calcio ci ha salvati, tutti” è la sintesi di quegli anni”

 

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