
Il punto di vista
Un po’ di storia dei confini, in Europa e fuori: per ragionare di politica conoscendo i perimetri
La mappa storica del continente è cambiata innumerevoli volte. Risiko o carosello, poco importa: l'importante ricordare che tutto è frutto di un percorso in costante evoluzione
Qualcuno crede che i confini europei del 2025 esistano da quando Zeus rapì Europa; o, più realisticamente, qualcun altro magari pensa che la Gran Bretagna, essendo insulare, storicamente abbia confini certi; ma non è vero, perché intanto una Gran Bretagna propriamente detta, UK, esiste solo dal 1707-14; poi ha perso il dominio dell’Irlanda Eire nel 1937. La Francia, più o meno compatta dai tempi di Luigi XIV, e senza accennare alla meteora napoleonica, pure ha perso e riguadagnato Alsazia e Lorena, nonché ottenuto Nizza e Savoia. La Spagna (diciamo di fatto, senza sottilizzare sui titoli) mantiene i suoi confini dal matrimonio di Ferdinando e Isabella… ma con mutamenti istituzionali e guerre civili; e dell’evidenza che il confine sono i Pirenei. Il Portogallo, sempre lo stesso da quando esiste. Così, più o meno, la Svizzera.
Tutti gli altri, eccoli, se studiamo una carta storica. La Germania ha cambiato tante di quelle istituzioni e ha conquistato e perso tanti di quei territori, che, alla fine, l’attuale è metà della Germania storica del 1914: la Prussia, terrore un dì dell’Europa, è oggi nome senza significato. L’Austria, ammesso sia cosa diversa dalla Germania, è un decimo dell’Impero, e ancora meno della Duplice Monarchia; metà del Regno del 1867 è l’Ungheria di oggi; senza scordare l’espansione tra il 1938 e il 45 a detrimento più o meno legittimo di Slovacchia, Rutenia, Transilvania e Banato. La Cecoslovacchia, nel 1918 messa assieme per caso e interessi altrui, sparì con lievi scossoni nel 1938, e tranquillamente, direi inavvertitamente nel 1992, ed esistono due ben distinti Stati; ancora c’è chi vorrebbe si fosse anticipata la guerra mondiale per tenere assieme, nel 1938, una fasulla Cecoslovacchia che, ripeto, appena libera dal comunismo si separò di corsa da sola.
Grecia, Romania e Bulgaria hanno cambiato, dai primi del XIX secolo, istituzioni, e anche territorio; ed è sparita dall’Anatolia la grecità che c’era, a vario titolo, dai tempi della Guerra di Troia. La Polonia, rinata nel 1918 dopo due secoli, è andata verso est per poi ridursi verso ovest: spostamento di un migliaio di chilometri. La Russia è diventata Urss per tornare la Russia di prima di Pietro I e Caterina; e perdere 14 dei 15 Stati sovietici. Questi erano Stati per modo di dire, e i loro confini erano regionali e di poca rilevanza effettuale: quando improvvisamente diventarono statali… sapete cosa voglio dire.
Qualcuno mi dovrebbe spiegare come mai esiste una Moldavia o Moldova, grande quanto la Puglia, e la cui lingua ufficiale è il romeno; e che ha cambiato appartenenze tra Turchi, Russi, Romeni, Sovietici… per approdare a un’indipendenza di scarsa compattezza etnica e politica. Ci vorrebbe un libro per i confini politici degli Ottomani dal X secolo al 1922; e che dire della Iugoslavia entusiasticamente messa assieme nel 1918, divenuta subito una dittatura serba, separata da occupazione italiana e albanese, tedesca, ungherese; e da una sanguinosa guerra civile e di partiti; dico quella del 1941-5, ugualmente grondante di stragi dal 1991… e non sono certissimo sia il caso della parola fine. Oggi esistono, territorialmente e istituzionalmente definite, la Croazia, la Slovenia e la Serbia; e la Macedonia a patto di chiamarsi “del Nord” per capriccio della Grecia; altre entità come Montenegro, Kossovo e Bosnia sono dai confini e dagli assetti molto precari.
Olanda, Belgio, Lussemburgo, Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, nell’immaginario e nel politicamente corretto, passano per rosei e miti paesini del Presepe; e invece il Belgio divenne indipendente dall’Olanda con una guerra dal 1830 al ’37; il Lussemburgo, nel 1890, ma almeno senza dare fuoco alle polveri; la Svezia, dopo aver eletto re un francese postgiacobino, perse la Finlandia a favore della Russia; però si prese la Norvegia; solo che alla Danimarca restarono del nordico Reame i possedimenti: Far Oer, Islanda, e, sorpresa!, la Groenlandia: è piccolo il Mondo, come si legge sui giornali recenti, anche nell’Artico. E chissà quanti sanno che la Groenlandia è, sì (quando si ricorda), della Danimarca, però non della Comunità Europea, da cui uscì.
Molti Stati appartengono all’Unione, però nemmeno tutti gli appartenenti hanno l’euro e Schengen; e sull’unità dell’Unione nutriamo ogni dubbio, quotidianamente alimentato dai fatti. Vero che i confini del 2025 non sono portatori dello stesso concetto del 1815, che a sua volta non era quello di secoli prima. Accenniamo solo a quanto ben noto consultando una cartina: gli Stati africani, risultati dalla frettolosa decolonizzazione, o fuga, dei detentori europei, mantennero i confini delle colonie, a loro volta segnati da geografi a tavolino; in Terra Santa, i confini sono solo di fatto, ed è vano scomodare il diritto internazionale.
E l’Italia? O piuttosto le Italie, che, prima del 1768 e degli eventi seguenti, erano (a vario titolo) più estese. In quell’anno, Genova vendette la Corsica alla Francia; dopo i turbinosi casi dell’invasione napoleonica, l’Austria, da Impero di feudi divenuta Stato centralista, si annesse direttamente Trento, Gorizia, Trieste, la Dalmazia, Ragusa; e la Gran Bretagna occupò le Isole Ionie e si annesse Malta, prima feudo siciliano dell’Ordine; nel 1860, l’ancora Regno di Sardegna cedette alla Francia la Savoia e Nizza; entro il fatidico 17 marzo 1861, il Regno d’Italia comprendeva gli attuali Piemonte con Aosta, Lombardia senza Mantova, Emilia, Romagna, Toscana, Marche, Umbria estesa a Rieti, Meridione, Sicilia.
E il Ticino? Nino Bixio propose di far guerra alla Svizzera, che lo deteneva dal XVI secolo, ma nessuno gli diede retta, a cominciare dai Ticinesi. Con una guerra malamente condotta, nel 1866 venne annesso il Veneto, ma senza Trento, Venezia Giulia, Trieste e Dalmazia. Per avere, e anche non del tutto, il confine orientale, dobbiamo attendere il 1918; e il 1924 per Fiume. Breve gloria, perché l’Italia, sconfitta nella Seconda guerra mondiale, salvò non si sa come Trento e Bolzano, ma perse Venezia Giulia e Istria e Zara cedute alla Iugoslavia; e Trieste, “Territorio libero” fino al 1954; e la Zona B è stata definitivamente ceduta nel 1975. La Francia, vincitrice della domenica, si prese Briga e Tenda. A che servono, queste così rapide a disadorne notizie? Secondo il mio modestissimo parere, sono cose che, per ragionare di politica, è meglio saperle. E magari, chi di ragione, potrebbe approfondirle.