
Il dibattito in Parlamento
Ucraina, l’Armata Brancaleone della sinistra: sei mozioni diverse, tutte bocciate. Uniti solo contro la Meloni
Dopo il doppio confronto parlamentare di ieri, della premier Meloni, in Parlamento, inizia stamattina alle 10, a Bruxelles, un Consiglio europeo con un’agenda molto densa, con diversi punti controversi su cui si confronteranno i capi di Stato e di governo, in particolare riguardo alla proposta di un meccanismo di finanziamento, giuridicamente molto complesso, per un nuovo prestito all’Ucraina utilizzando “indirettamente” gli asset russi congelati nell’Ue (pari a circa 180 miliardi di euro). Ma anche sulla discussione sul tema del rafforzamento della competitività economica europea, in particolare riguardo all’impatto delle normative per la lotta al cambiamento climatico e allo sforzo di semplificazione degli oneri amministrativi imposti dalla legislazione europea. Il Consiglio sarà preceduto dagli incontri collaterali dei leader di due “gruppi di coordinamento” di Stati membri su temi specifici: la riunione ormai usuale del gruppo sulle migrazioni (di cui fa parte l’Italia),
Ucraina, il surreale dibattito interno delle opposizioni
Una lunga giornata, quella di ieri, alla Camera e al Senato, per la relazione della premier Meloni sul Consiglio europeo di oggi, con al centro il tema della guerra in Ucraina. I toni, nelle due aule, si sono alzati, con la solita contrapposizione frontale. Ma quello che fa sorridere, e riflettere, sull’opposizione, è che hanno marciato uniti contro il governo ma divisi, come sempre, al loro interno. Sei diverse risoluzioni alla Camera, cinque al Senato. Tutte bocciate, ovviamente. Il testo del Movimento 5 Stelle non piaceva al Pd almeno in un punto fondamentale: quello in cui di nuovo gli stellati chiedevano di «interrompere immediatamente la fornitura di materiali d’armamento alle autorità governative ucraine». Il Pd, invece, chiedeva all’esecutivo di «continuare a garantire pieno sostegno» a Kiev «mediante tutte le forme di assistenza necessarie». Divisi alla meta. Come sempre sulla politica estera, ma tanto l’importante era dire no a tutto ciò che proponeva la maggioranza, anche se diceva le stesse cose dell’opposizione, che tra centristi e sinistroidi, alla fine, nel campo largo, si è trovata a contare undici mozioni diverse, nel totale del Parlamento.