
Il risultato calabrese
Tridico e la sconfitta annunciata: quando il riformismo cede il posto al giacobinismo
IL parlamentare europeo pentastellato perde per una serie infinita di errori ma anche per le responsabilità del Pd e di Elly Schlein
Addossare tutte le colpe a Pasquale Tridico della sconfitta del centrosinistra sarebbe ingiusto. Anche se l’europarlamentare dei Cinquestelle c’ha messo del suo. Facendo una campagna elettorale prima oscura, poi caratterizzata da troppe promesse e infine intrisa di giacobinismo.
La rotta sbagliata
Il centrosinistra calabrese dopo due elezioni si è ricompattato. Ma ha individuato il candidato solo il 20 agosto, perdendo tempo in riunioni e in dilazioni. La scelta di Tridico è stata dettata da una serie di motivi, primo fra tutti quella di rappresentare nell’immaginario collettivo l’uomo del reddito di cittadinanza. Come se il governo Meloni non avesse introdotto la Naspi e altre misure di sostegno ai meno abbienti.
Le promesse irrealizzabili
Tridico oltre al reddito ha poi promesso altre cose, fino all’abolizione del bollo auto. Impostando, lui che è un pentastellato, una campagna elettorale all’insegna del qualunquismo e non delle proposte organiche e serie. Il suo obiettivo era quello di allargare la platea del voto e di fare una mera azione antitetica ad Occhiuto. Ma i confronti televisivi hanno mostrato una differenza di qualità non indifferente.
I sindaci assenti
Il centrosinistra non ha vito protagonisti i sindaci, che pure detiene in maggioranza. Tanti di loro non sono stati motivati, pochi (Falcomatà a Reggio Calabria) si sono candidati. Elementi che hanno pesato anche sulla proporzione del risultato.
“Auguri ad Occhiuto”
“E’ stata una battaglia breve ma intensa. Le dimissioni di Occhiuto, causate in modo opportunistico, ci hanno colti di sorpresa. La nostra risposta è stata tuttavia forte pur sapendo che era una battaglia difficile”, ha detto a caldo Tridico, dopo avere riconosciuto la sconfitta e fatto i complimenti al suo avversario.
Una comunicazione opaca
Anche la strategia di comunicazione è stata opaca, tra lapsus, messaggi poco chiari e la volontà di trascinare un possibile sentimento anti Occhiuto che non esisteva. Mettere in campo Giorgia Meloni è servito a perdere qualche altro punto.
Le accuse giudiziarie
Nell’ultima settimana Tridico e soprattutto i Cinquestelle hanno alzato il tiro sulla questioni giudiziarie di Occhiuto. Che in realtà vanno trasformate al singolare, poiché il presidente è indagato per corruzione. Tridico ha ipotizzato che Occhiuto avesse ricevuto un altro avviso, venendo smentito. Dimenticando che gli italiani hanno imparato a capire cos’è la presunzione di innocenza.
Un uomo calato dall’alto
Pasquale Tridico è sembrato un uomo calato dall’alto. Magari bravo a fare il parlamentare europeo ma inadeguato ad amministrare una Regione. Che è un compito difficilissimo soprattutto al Sud e in Calabria, laddove è quasi impossibile amministrare senza prendersi un avviso di garanzia per un sistema di burocraticismi esasperato.
Le colpe di Schlein
La maggiore colpevole di questa disfatta è la segretaria nazionale del Pd. Che ha ceduto ai Cinquestelle due Regioni importanti e che ha considerato la Calabria quasi un peso. Il Partito Democratico ha voluto dire in maniera subliminale che queste elezioni contassero poco, che Occhiuto lascerà presto la Calabria per tornare sulla politica nazionale. Le ha considerato un’amichevole e ne ha pagato il prezzo. Dimenticando che ci si attrezza sempre per vincere e dimenticando qualsiasi radice propositiva e riformista. Tridico è stato l’agnello sacrificale. Si può perdere facendo politica ed è un conto, oppure perdere due volte. Quello che è successo in Calabria.
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