
L'editoriale
Testardamente fallimentari: sognavano la “manita”, collezionano scoppole
Con la débâcle in Calabria di Tridico si chiudono le due settimane terribili del campo progressista. Giornate “gloriose” che dovevano rappresentare la rincorsa per la grande spallata contro il governo Meloni: rischiano invece di essere l’inizio della fine per i sogni di gloria di Schlein & co
Con la débâcle in Calabria di Pasquale Tridico – mr. Reddito di cittadinanza – si chiudono le due settimane terribili del campo progressista. Giornate “gloriose” che avrebbero dovuto rappresentare la rincorsa per la grande spallata contro il governo Meloni: rischiano invece di essere l’inizio della fine per i sogni di gloria di Schlein & co. Ripercorriamo brevemente le tappe.
Si parte con l’appello di Sergio Mattarella alla “flottiglia” («Consegnate gli aiuti per Gaza a Cipro») e il «no, grazie» degli imbarcati giallo-rossi che ha rivelato il clamoroso divorzio fra il Pd targato Schlein e il Quirinale: una diserzione degli ormai ex “corazzieri” che avrà conseguenze pesanti a sinistra, come sussurrano i ben informati, al momento opportuno. Poi è giunta la sfida delle Marche, con il candidato più televisivo che marchigiano Matteo Ricci e la sua campagna giocata tutta sul carro dei pro-Pal. L’obiettivo era dare una lezione al governatore più meloniano della tornata: è finita con il trionfo di Francesco Acquaroli, fenotipo della “generazione Atreju”, e con Ricci rispedito mestamente a Bruxelles.
A seguire – dimostrando di non aver compreso nulla dalla lezione nelle Marche – la sinistra si è accodata anima e corpo alle piazze radicalizzate della Cgil e di Potere al popolo: manifestazioni che hanno espresso come “piattaforma” la macabra formula dal sapore antisemita «Palestina libera: dal fiume al mare», rendendo le giornate impossibili a tanti (veri) proletari e più di cento feriti fra le forze dell’ordine. Come se non bastasse, poi, ecco il piano di pace di Donald Trump per Gaza che ha devitalizzato la protesta delle piazze e le strumentalizzazioni delle opposizioni, costretti entrambi ad aggrapparsi al fanatismo di Francesca Albanese, il nuovo spin-doctor della sinistra in cerca dell’ennesimo papa straniero.
Ciliegina sulla torta “indigesta” la sconfitta senza appello di Pasquale Tridico in terra calabrese. Perdere con più di quindici punti di distacco contro Roberto Occhiuto rappresenta uno smacco per chi, come Giuseppe Conte, credeva di poter ingabbiare una regione dentro il principio dell’elemosina di Stato e della lotta contro le grandi (e fondamentali) opere. E per chi, come il Pd, credeva di poter tornare al potere attraverso il logorio strumentale delle inchieste e sull’onda dell’indignazione contro il governo di Israele. Il popolo, ancora una volta, ha opposto alle sirene della “rivolta ideologica” il principio di realtà: gli elettori calabresi, come è avvenuto nelle Marche con Acquaroli, hanno confermato la fiducia alla classe dirigente del centrodestra. Riflesso sui territori di ciò che registrano tutti i sondaggi per i quali il governo Meloni, dopo tre anni intensi e di certo non scevri da problemi endogeni, continua ad avere la fiducia degli italiani come dei mercati, dei partner stranieri così come dei corpi intermedi.
A restare a bocca asciutta è rimasto chi solo due settimane fa sognava una manita (5 a 1), sperando nell’effetto delle piazze e della contrapposizione al governo più che nella proposta della sinistra per i territori, e adesso deve incassare un’ennesima sconfitta augurandosi che alla fine della giostra – e in quel caso solo grazie agli odiati “cacicchi” di Toscana, Campania e Puglia che avrebbe dovuto rottamare (“generazione Schlein” dove sei?) – questo turno di Regionali finisca con un pareggio. Realtà, questa, che ha già messo in discussione la dottrina «testardamente unitaria» di Elly Schlein, la sua ingenua idea che in politica la somma faccia il totale e che sottomettersi al radicalismo di Conte, Bonelli e Fratoianni fosse la strada giusta. Lezione compresa? Per l’undicesima volta – quanti sono i tentativi falliti di campo largo alle Regionali – no. Si illude che anche questa volta non la vedranno arrivare. E quindi persegue spericolata: a fari spenti nella notte…