
Sinistra al grottesco
Quelli che…era meglio la guerra. L’ultima della Albanese: “I gazawi esultano? Non è festa è fatica che si scarica”
Quelli che…era meglio la guerra. Roba da non credere: oltre ai i musi lunghi e alle disquisizioni capziose che a sinistra politici e opinionisti dispensano sul perché la storica missione di pace siglata in Egitto non è poi così storica, si aggiungono dichiarazioni grottesche oltre ogni ragionevolezza. Oggi che per la prima volta da due anni Gaza non è bombardata; oggi le piazze in Israele e in Palestina sono festanti; il volto degli ostaggi liberati sono un preludio di futuro, eppure c’è chi vive in una “bolla” in un mondo parallelo. Quelli che …si stava meglio quando si stava peggio, ossia quando piovevano bombe. La prima fuori dal mondo e dalla storia è la solita Francesca Albanese.
Pace e guerra, Albanese: “Rischia di trasformarsi in apartheid “
All’indomani dell’intesa Israele-Hamas che ha portato al rilascio degli ostaggi e alla liberazione di quasi 2mila prigionieri palestinesi, lei attacca se4nza mezzi termini l’accordo di pace su X: «La chiamano pace – ha scritto la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati –. Ma per i palestinesi rischia di trasformarsi in apartheid nella sua forma peggiore. Tutti gli occhi devono rimanere puntati sulla Palestina. Popoli del mondo, non distogliete lo sguardo ora. Come ci ricorda l’eredità di Nelson Mandela, nessuno è libero finché tutti non sono liberi». Intercettata dalla troupe di Quarta Repubblica sulle piazze festose ha dato il peggio: gazawi in festa?”, chiede l’inviata di Nicola Porro. “Dei palestinesi, dei sopravvissuti al genocidio in festa? – risponde lei – Non è festa, è fatica che si scarica”.
Nasce il partito dell’ “era meglio la guerra”
Mentre presidenti Usa certamente avversari di Trump, come Clinton e oggi Biden riconoscono il passaggio epocale (“Mi congratulo con Trump e la sua squadra”) c’è chi cerca scuse per sminuire il cammino che è appena iniziato. Anzi per rovesciarlo. Per il partito dei “era meglio la guerra” è già stabilito che il piano di pace entrato nella fase 2 sarà un fallimento. O al massimo, una cinica operazione commerciale. Intanto, la carneficina è terminata. Scusate se è poco. Eppure leggiamo su Repubblica: “La guerra travestita da pace nello show del Donald-day”. Accigliati, arrabbiati, da certi commenti politici non si sente nemmeno contenuta soddisfazione. Forse perché non si può chiamare la gente a scendere in piazza, niente più scioperi er cortei ppro-Pal? Insomma, il giocattolo con cui la sinistra ha occupato il suo tempo per attaccare il governo si è rotto. Ora torna il tempo della mediazione e della politica. Il che è più arduo.
Alla sinistra si rompe il giocattolo…
Eppure c’è chi è irrimediabilmente irriducibile: musi lunghi, silenzi, ostilità al piano di pace. Il piccolo mondo triste di quelli che “era meglio la guerra” si affianca a quello di coloro che non vedono che la storia sta passando e loro rimangono fermi: come i pro Pal milanesi che danno vita agli scontri con la polizia per la decisione del Consiglio comunale che ha deliberato di non revocare il gemellaggio con la città israeliana di Tel Aviv. Come gli studenti che proseguono le occupazioni al grido di Palestina libera senza avere dato un’occhiata a un giornale o a un telegiornale. Piccolo mondo triste. nel mondo si gioisce e si guarda al futuro con ottimismo. Da noi la sinistra politica e intellettuale si raggomitola in uno scetticismo triste. I reduci del caos. Ma che razza di pacifismo è il loro?