
Il rapper
Puff Daddy condannato a 4 anni per abusi sulla compagna: picchiata e costretta a orge
Sean “Diddy” Combs, famoso rapper e produttore musicale noto come Puff Daddy, è stato condannato a quattro anni e due mesi di prigione. Inoltre, dovrà pagare una multa da 500mila dollari per reati legati alla prostituzione. La sentenza è stata pronunciata sabato 4 ottobre a New York, dal giudice federale Arun Subramanian, che ha riconosciuto la gravità delle condotte dell’artista, anche in assenza di una condanna per traffico sessuale.
Tecnicamente, a luglio Combs era stato giudicato colpevole di trasporto finalizzato alla prostituzione, dopo aver violato il Mann Act. Si tratta di una legge federale, che vieta il trasferimento di persone tra Stati per fini sessuali illeciti. Secondo l’accusa, Puff Daddy aveva preparato e facilitato il viaggio di sex worker per farli partecipare ai cosiddetti “freak off”, ossia delle orge private che si svolgevano in hotel di lusso in giro per il mondo. Le attività, mascherate da eventi privati, rientrano nello sfruttamento della prostituzione secondo la normativa statunitense.
Puff daddy condannato a 4 anni: le ragioni del processo
Nel corso del processo, che è durato otto settimane, sono stati ascoltati 34 testimoni. Tra questi anche l’ex compagna del produttore musicale, Cassandra “Cassie” Ventura, che ha svelato di essere stata vittima di episodi violenti e di altri abusi. Uno dei momenti cruciali del processo è stata la visione del video del pestaggio della donna, che il magistrato ha definito “brutale” e “irreparabile”. Combs ha già dovuto scontare 12 mesi di detenzione, che verranno sottratti dalla pena. Ma non è finita qui, perché oltre alla reclusione, il tribunale ha disposto la libertà vigilata per cinque anni. Il giudice, nel mezzo dell’udienza, ha ringraziato le vittime per il coraggio dimostrato nel testimoniare: “La violenza dietro porte chiuse non deve restare nascosta. Vi abbiamo ascoltate. Sono orgoglioso di voi”.
Ha chiesto la clemenza della corte e si è scusato pubblicamente
Combs è apparso visibilmente provato e ha chiesto la clemenza e si è scusato pubblicamente: “Le mie azioni sono state disgustose, vergognose e malate. Ero malato. Malato di droga. Avevo bisogno di aiuto, ma non l’ho cercato”. Poi si è scusato anche con i figli e con la madre, Janice Combs: “Vi ho delusi. Ho perso la libertà, la possibilità di essere padre, e soprattutto il rispetto per me stesso”. Inizialmente, la difesa aveva chiesto una pena di 14 mesi, mentre l’accusa aveva proposti fino a 11 anni di detenzione. La procuratrice Christy Slavik ha definito la condotta dell’artista “arrogante” e “in contrasto con la realtà”, svelando che in realtà Combs aveva pianificato un’apparizione pubblica a Miami dopo pochi giorni dalla sentenza.
La testimonianza dei figli
Tutti e sei i figli di Combs hanno testimoniato in sua difesa, descrivendolo come un uomo “trasformato” e “un eroe”. Uno di loro, Christian Combs, ha detto: “È ancora il mio supereroe”. Le figlie Jessie, Chance e D’Lila, invece, hanno pianto mentre parlavano della perdita della madre Kim Porter. Successivamente, le tre giovani hanno rivelato di avere la neccessità di una figura paterna presente nella loro vita. Alla fine del processo, il giudice si è rivolto direttamente all’imputato: “La stessa forza che hai usato per ferire, puoi usarla per aiutare. Conta su di te per sfruttare questa seconda possibilità”.