Il no dei giudici
Ponte & Martello: la sinistra esulta per lo stop ma lo amava ben prima di Berlusconi. Il Pci lo propose, Prodi si esaltò…
La Corte dei Conti oggi fa arrabbiare la destra, eppure anche la sinistra per decenni ha coltivato l’utopia di un Ponte che collegasse l’Italia peninsulare alla Sicilia. A onor di cronaca va detto che il primo a immaginare il Ponte sullo Stretto fu l’Innominabile, (nove lettere, la prima è una emme), colui che avrebbe voluto fare anche cose buone per tutti, destra e sinistra, un’opera che forse sarebbe piaciuta anche a Corrado Augias, recentemente disponibile a riconoscere qualche merito perfino al tiranno, al fascistone, il signor M, l’attuale fonte di maggior reddito dello scrittore Antonio Scurati grazie ai libri di successo nei quali ne parla malissimo a tutti, salvo che al proprio commercialista.
Fu l’Innominabile di nove lettere, nel 1942, durante la Seconda guerra mondiale, ad annunciare la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina come la fine della “storia dell’isola” e l’inizio di una nuova epoca di collegamento stabile tra la Sicilia e continente.
Uniamoci a Ponte, siam pronti alla morte. Ma non se ne fece più niente, per motivi vari, tipo la caduta dei regime, ma nel dopoguerra se ne parlò tanto, fino a quando il Pci, nel 1983, se ne fece carico. per mano del parlamentare Pancrazio De Pasquale, politico italiano di grande rilievo legato al Partito Comunista Italiano.
Nato a Giardini Naxos, in Sicilia, fu deputato alla Camera e poi presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana dal 1976 al 1979. Successivamente fu eletto al Parlamento Europeo, dove fu presidente della commissione per la politica regionale e l’assetto territoriale dal 1979 al 1989. Il 23 febbraio 1983 all’Europarlamento presentò una risoluzionec che aveva come oggetto la progettazione di un collegamento stabile sullo stretto di Messina con questa premessa: “Conscio dell’importanza che riveste per le zone periferiche ed insulari un collegamento rapido ed efficiente con le aree centrali della Comunità…”.
Ma anche un giovane Romano Prodi, negli anni Ottanta come presidente dell’IRI, fu un grande sostenitore del ponte sullo Stretto di Messina e dichiarò che sarebbe stato una priorità per l’Italia. Nel 1985 promise un cronoprogramma con completamento degli studi entro un anno, l’avvio dei lavori nel 1989 e la piena agibilità del ponte entro il 1996. Sosteneva che il collegamento stabile avrebbe ridotto i costi di trasporto del 13% e avrebbe favorito l’economia della Sicilia e della Calabria, stimando un risparmio di tempo significativo per automobilisti, autocarri e treni. Tuttavia, durante il suo secondo mandato come Presidente del Consiglio nel 2006, il governo Prodi cambiò idea a causa dei ricatti della sua maggioranza. Pochi anni prima aveva detto: “E’ una grande opera di interesse collettivo, indispensabile perché il nostro sistema economico possa concorrere con le altre nazioni. La posa della prima pietra avverrà al più presto. Qualunque sia la tipologia scelta, ponte o tunnel sottomarino, dovrà fare uso abbondante di acciaio e quindi Finsider avrà un ruolo importante”.
Più recentemente, anche Matteo Renzi e Francesco Rutelli hanno avuto posizioni favorevoli, anche se con sfumature diverse, rispetto al ponte sullo Stretto di Messina.
Matteo Renzi ha rilanciato il progetto del ponte delineandolo come un’opera fondamentale non solo per collegare la Sicilia al continente, ma anche per creare un grande progetto infrastrutturale che potesse generare molti posti di lavoro e alleggerire l’isolamento della Calabria. Nel 2015 Renzi aveva detto di voler prima sistemare altre infrastrutture come strade, ferrovie, e depuratori, investendo in tutta la regione, per poi passare alla realizzazione del ponte come parte di una strategia più ampia.
Francesco Rutelli, negli anni 2000 indicò un cronoprogramma con la posa della prima pietra nel 2005 e l’inaugurazione prevista per il 2012. Egli definì il ponte non una “cattedrale nel deserto”, ma un simbolo positivo dell’Italia che si allunga, evidenziandone i benefici in termini di riduzione dell’inquinamento marittimo, posti di lavoro e rilancio del turismo e della riqualificazione dell’area. Oggi tace, vince il traghetto, per ora, ma anche lui, un giorno, potrebbe saltare sul ponte del vincitore…