Escluso il confronto
Piccoli antagonisti crescono: nei licei occupazioni pro-Pal e dibattiti a monopolio dem. Alle elementari lavoretti sulla Flotilla
Indottrinamento pro-Pal nelle scuole italiane: attraverso occupazioni, assemblee e iniziative senza contraddittorio, dirigenti, prof e studenti in qualche caso guidati o facilitati da esponenti della sinistra provano a trasformare gli istituti in centri di attivismo politico e luoghi di propulsione e diffusione del pensiero unico
Alla faccia del dibattito e del confronto, occupazioni prodromiche all’indottrinamento, scuole come centri sociali che esondano di attivisti e giovanissimi presi dal sacro fuoco della battaglia del momento… Eppure, nonostante minacce e presidi, anatemi e comunicati deliranti, l’onda pro-Pal fa risacca. E si ritorce su se stessa. L’ultima miccia è scattata a Roma con l’occupazione del liceo Righi, innescata dalle polemiche per un convegno intitolato “Prospettive di pace per Gaza” che prevedeva la partecipazione di esponenti della Global Sumud Flotilla senza alcun contraddittorio in programma. L’indottrinamento, però, non nasce – e sicuramente non si ferma – alle superiori. In tutta Italia si assiste a un florilegio di circolari a senso unico, lavoretti per esaltare la Flotilla, cortei per le città, incontri senza contraddittorio e revisionismo storico. E tutto pedissequamente testimoniato e rilanciato dalle cronache.
L’onda pro-Pal dilaga nelle scuole: l’ultima è il liceo Righi di Roma
Ma procediamo con ordine, partendo appunto dalla “fresca” occupazione del liceo Righi di ieri, scattata dopo la denuncia de Il Tempo sul “caso” del convegno “Prospettive di pace per Gaza”. E proseguendo con il dato che, con il Righi e il Bramante, si allunga il lungo elenco di scuole occupate a Roma a partire da fine settembre, e sempre al grido di “Blocchiamo tutto per la Palestina”: dal Rossellini al Cavour, passando per la settimana del Visconti appena conclusa. E poi il Manara, il Virgilio e l’Albertelli.
Kefiah in cattedra: la “battaglia del momento” oscura il pensiero critico
Ma, rivisitando, tra una okkupazione e l’altra, una panoramica su scala nazionale, a partire dal caso di Mantova dove, all’Istituto superiore Enrico Fermi, la dirigente scolastica, nonché consigliere comunale del Pd, ha invitato con roboanti annunci reiterati agli altoparlanti della scuola a prendere atto di un documento a sostegno della missione della Flotilla prima che fosse fermata la “crociera verso Gaza”). Un “modus operandi da Corea del Nord”, ha rilavato più di qualcuno, che ha promosso un messaggio superato dai fatti.
Da Milano a Taranto, una propaganda a senso unico
Passando per Milano, dove il liceo Virgilio ha organizzato un’assemblea a monopolio Arci con alcuni giovani palestinesi e organizzato un picchetto per impedire agli studenti che volevano fare lezione di entrare. Al centro del programma di mobilitazione, ovviamente, la veicolazione di contenuti sensibili, realizzata anche definendo gli attacchi terroristici del 7 ottobre nei termini di “resistenza armata”… Un po’ sulla scia di quanto successo a Taranto, dove al liceo Galileo Ferraris si è accostata la Shoah ai morti palestinesi, vittime a detta degli accusatori pro-Pal del presunto “genocidio” messo in atto da Israele.
Nelle more infine – e sempre a Milano – si segnala anche l’ipercinetico impegno di Paolo Romano, consigliere regionale del Pd, a sua volta “flotillante, in tour tra il liceo Berchet e il Vittorio Veneto per raccontare la sua esperienza di “recluso” in Israele, contribuendo a diffondere un’unica narrativa priva di confronto.
Occupazioni, assemblee e convegni: dalla Flotilla a Gaza è tutto un pullulare di iniziative
Tutto a una sola voce, insomma. Rigorosamente senza contraddittorio. Come in Toscana dove, da Bagno a Ripoli a Montelupo Fiorentino, e fino alla Lombardia, passando per Palermo, è tutto un pullulare di lavoretti e barchette di carta realizzato a mano dai ragazzini in ossequio alla Flotilla, la cui “eroica missione” è stata solennizzata – e propagandata non possiamo dire quanto consapevolmente – da alunni di elementari e medie invitati a esprimersi su un conflitto geopolitico complesso, la cui portata crediamo difficilmente possano comprendere appieno.
Scuole o centri sociali? L’onda pro-Pal travolge gli istituti italiani
Insomma, quella che sta montando sempre più vorticosamente nelle scuole italiane è molto più di una protesta giovanile. È un’onda di indottrinamento pro-Pal che, partendo dalle aule, dilaga in manifestazioni a senso unico in tutta la Penisola, sollevando interrogativi sulla neutralità dell’ambiente scolastico e sul ruolo di docenti e dirigenti. Un pervasivo indottrinamento pro-Palestina, spesso guidato o facilitato da esponenti del Partito Democratico (tra dirigenti scolastici e consiglieri comunali e regionali), che sta contribuendo a trasformare le aule in centri di attivismo politico a senso unico.
Ma, se da un lato l’attivismo giovanile, spesso influenzato dai collettivi e dai centri sociali, cresce su questa spinta emotiva, dall’altro resta un fatto: questa massiccia mobilitazione a “una sola voce” e l’utilizzo strumentale dell’ambiente scolastico per fini di propaganda al momento non si è tradotto – come sperato – in voti entrate nelle casse del Pd. Sembra, piuttosto, indirizzare un intero filone di pensiero, sollevando preoccupazioni sulla necessità di garantire in classe una vera formazione al pensiero critico e al pluralismo delle idee, che non sia schiacciata dalla kefiah attorcigliata al collo di chi dovrebbe essere super-partes.