
Il 14 ottobre
Mondiali di calcio, Italia-Israele nello stadio di Udine semideserto e gli agenti del Mossad al seguito
Piantedosi ha predisposto un piano di sicurezza straordinario per evitare che vi siano incidenti. L'irresponsabilità di alcuni politici
Sarà una partita surreale Italia-Israele, il 14 ottobre prossimo ad Udine. L’incontro, valido per le qualificazioni ai mondiali di calcio dell’anno prossimo, si terrà in uno stadio semideserto, tra le proteste dei pro-Pal e l’invio di agenti del Mossad al seguito della nazionale israeliana.
Le polemiche
La partita non si sarebbe dovuta tenere, poiché l’Uefa stava valutando l’esclusione della nazionale di Tel Aviv da tutte le competizioni, decisione rimandata ai negoziati in corso. Israele sabato affronterà ad Oslo la Norvegia e se riuscisse a non perdere riaprirebbe le speranze italiane di accedere ai campionati di Usa e Messico 2026 senza dover passare dai playoff. Ma a tenere banco sono le polemiche politiche.
Il piano di sicurezza
Il ministro Piantedosi sta coordinando con la prefettura di Udine il servizio di ordine pubblico. Non dovrebbero essere presenti più di diecimila spettatori, con una esigua rappresentanza israeliana. La nazionale di Tel Aviv sarà scortata dal Mossad. Mentre sarà previsto un forte contingente di forze dell’ordine per un pronto intervento, limitando gli accessi.
Che c’entra il calcio con Gaza?
Bisognerebbe chiedere a chi protesta cosa c’entri una partita di calcio con quanto sta avvenendo a Gaza e che c’entrino in tutto questo i giocatori di una squadra che non hanno alcuna responsabilità sul piano politico. Legittimo organizzare una protesta civile e pacifica, incomprensibile trasformare una partita in un evento di alta sicurezza.
Gli appelli irresponsabili
Che uomini provenienti dallo sport, come Mauro Berruto, ex allenatore della nazionale di pallavolo e oggi deputato Pd, dicano che questa partita, “non si dovrebbe giocare” è da irresponsabili. Se l’Italia non la giocasse perderebbe 0-3 a tavolino e anche il passaporto per disputare i playoff. Tenere fuori lo sport dai conflitti è sempre stato uno strumento di diplomazia e di pacificazione. E allora non resta che confidare nella civiltà dei friulani e nella loro intelligenza. Per non dare ragione a Churchill che diceva che, “gli italiani vanno a una partita di calcio come se fosse la guerra”. E viceversa.
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