
Mezzogiorno e sviluppo
Meloni: «Al Sud abbiamo risposto con il lavoro al disastroso assistenzialismo. E da fanalino di coda è diventato locomotiva»
L'intervento della premier al convegno “Le sfide del futuro nel Sud, in Italia e in Europa” a Bari ricorda «scelta di campo» che va ben tenuta a mente: a sinistra pensano ancora alle mancette di Stato, come Tridico in Calabria
«Uno dei punti centrali della riflessione di oggi riguarda il Mezzogiorno e le opportunità di sviluppo che può generare. Quando poco meno di tre anni fa ci siamo insediati alla guida della Nazione abbiamo fatto una scelta di campo: credere e investire nel protagonismo e nell’orgoglio del Sud, dando alle sue imprese e ai suoi lavoratori la concreta possibilità di misurarsi ad armi pari con il resto d’Italia. Abbiamo detto basta alle disastrose politiche assistenzialiste che avevamo ereditato, e abbiamo risposto con infrastrutture, lavoro, merito». La premier Giorgia Meloni lo ha rivendicato in un messaggio inviato al convegno internazionale “Le sfide del futuro nel Sud, in Italia e in Europa”, promosso dal Movimento Cristiano Lavoratori a Bari.
La «scelta di campo» del governo Meloni: «Credere nell’orgoglio del Sud»
Meloni nel suo intervento ha ricordato gli «strumenti innovativi e di forte impatto sul fronte economico ed occupazionale, come la Zes Unica» e ha richiamato le stime di The European House Ambrosetti, ricordate in più occasioni anche da Confindustria, secondo cui «il giro d’affari diretto, indiretto e indotto generato dagli investimenti in ambito Zes è di 26,9 miliardi di euro, con un moltiplicatore di 2,6». «Per ogni euro investito nella Zes, se ne sono attivati 1,6 addizionali nell’economia. È una misura – ha sottolineato la premier – che, se ci saranno i margini, lavoreremo per potenziare».
Un moltiplicatore di investimenti
Con «il decreto Sud e Coesione, il governo ha riorganizzato il Fondo di Sviluppo e Coesione, destinato per l’80 per cento alle Regioni del Mezzogiorno, e ha costruito un nuovo strumento programmatico e operativo: gli Accordi di coesione», ha proseguito la premier, ricordando che quegli accordi «finanziano progetti strategici, proposti dalla singola Regione e condivisi dal governo nella sua collegialità, con precisi meccanismi di definanziamento per le eventuali risorse che non vengono utilizzate e per superare possibili inadempienze con poteri sostitutivi». «In un anno sono stati sottoscritti, con le Regioni e le Province autonome, tutti gli Accordi di coesione: strumenti – ha affermato Meloni – che hanno attivato oltre 45 miliardi di euro di investimenti. Siamo passati così dai programmi vuoti del passato a interventi puntuali e strutturali per le imprese, le infrastrutture e i servizi per i cittadini».
Il Mezzogiorno «da fanalino di coda a locomotiva»
Oltre a questi investimenti superiori ai 45 miliardi, il «governo ha approvato la riforma delle politiche di coesione finanziata dai fondi strutturali e che si concentra su settori strategici come le risorse idriche, la gestione dei rifiuti, i trasporti sostenibili e l’energia, con l’obiettivo di accelerare l’attuazione degli interventi e migliorare il coordinamento tra politiche nazionali ed europee». «Anche grazie a queste scelte, agli investimenti nelle infrastrutture, alla spinta del Pnrr e alle politiche per incentivare l’occupazione, ma soprattutto grazie al dinamismo e all’intraprendenza delle imprese e dei lavoratori del Mezzogiorno, oggi il Sud non è più il fanalino di coda ma si è trasformato nella vera locomotiva d’Italia».
I dati su Pil e occupazione cresciuti più della media nazionale
«A dircelo – ha proseguito Meloni – sono i dati: anche nel 2024, sia il Pil che l’occupazione nel Mezzogiorno sono cresciuti più della media nazionale. Nel secondo trimestre 2025, il tasso di occupazione tra i 15 e i 64 anni nel Sud ha superato per la prima volta il 50%, raggiungendo il dato più alto dall’inizio delle serie storiche dell’Istat nel 2004. È un quadro molto incoraggiante, che non consideriamo un punto di arrivo ma di partenza. Perché continuiamo ad essere convinti che lo sviluppo del Sud sia un vantaggio per tutta la Nazione e che il suo sviluppo non vada a scapito di nessuno».
«Questo – ha concluso la premier – è il filo conduttore che accomuna tutte le nostre scelte e che continuerà a tessere l’azione che il governo porterà avanti nei prossimi mesi e anni, potendo contare anche sulla preziosa collaborazione dei corpi intermedi e di chi, come il Movimento Cristiano Lavoratori, ha a cuore il futuro, il benessere e la prosperità di questa Nazione».
Una linea di demarcazione, pensando anche alla Calabria…
Il governo in questi tre anni ha potuto più volte rivendicare i risultati di questo approccio che è insieme politico e culturale. E che appare oggi, ancora e ancora di più, una precisa linea di demarcazione tra chi crede nell’operosità del Mezzogiorno, nelle sue capacità di sviluppo e crescita per il futuro, e chi invece continua a ignorare la richiesta di riscatto del Sud, offrendo la soluzione delle mancette di Stato che mortificano quelle che ieri erano potenzialità inespresse e oggi sono dati di crescita. Una differenza che si è misurata anche nella campagna elettorale per la Calabria, che si chiude formalmente oggi, in cui il centrosinistra ha ritenuto che candidare il “padre” del reddito di cittadinanza, Pasquale Tridico, alla presidenza della Regione fosse il modo migliore per “insidiare” il governatore uscente Francesco Occhiuto.