Un nuovo sito sessista
Maria Elena Boschi chiede il pugno duro contro i ‘guardoni’ della Rete: “Sono tra le vittime. Anche gli utenti vanno puniti”
Si chiama “Social Media Girl” ed è un sito che contiene immagini pornografiche create dall’intelligenza artificiale, di donne dello spettacolo, ma anche di giornaliste e personalità pubbliche. La Polizia Postale sta indagando sulla piattaforma. L’inchiesta, avviata dopo le denunce di diverse vittime, ultima in ordine di tempo Francesca Barra, vede come oggetto di queste fantasie morbose, loro malgrado, tra le altre Anna Tatangelo, Chiara Ferragni, Diletta Leotta, Maria De Filippi, Cristina D’Avena, Benedetta Parodi, Chiara Francini, Annalisa, Angelina Mango, Andrea Delogu, Selvaggia Lucarelli e Maria Elena Boschi.
“Mi hanno fatto diventare anche una ballerina di lap dance”
Proprio l’ex ministra renziana, a La Stampa ha affidato le sue considerazioni sulla vicenda, dicendosi “disgustata” per quanto accaduto. «È inaccettabile alterare le immagini di una persona senza consenso, soprattutto quando si tratta di nudi non voluti che mirano a minarne la credibilità professionale. È una forma di violenza». La capogruppo di Italia Viva alla Camera rivela: «Anni fa mi è capitato di subire fake news e foto manipolate, come quella del giuramento al Quirinale o quella in cui venivo associata a una ballerina di lap dance. Posso garantire che a chi è coinvolto non viene da ridere». L’esponente di Italia Viva sottolinea che «purtroppo le denunce spesso cadono nel vuoto, anche perché è difficile risalire ai responsabili che cambiano identità digitale e Paese. E quando si arriva a denunciare, il danno è già fatto, ma bisogna comunque farlo. Non possiamo accettare che il web resti un Far West dove tutto è consentito e nessuno paga mai».
Maria Elena Boschi sul sito sessista: dobbiamo identificare gli utenti
Maria Elena Boschi arriva a proporre una mossa draconiana, visto e considerato che «non è possibile un monitoraggio continuo. I siti si moltiplicano, chiudono e riaprono altrove. Negli ultimi anni le forze dell’ordine hanno fatto passi avanti, ma serve di più. Una nostra proposta è obbligare gli utenti a indicare la propria identità: se i “consumatori” di certe immagini fossero riconoscibili e sanzionabili, ci penserebbero due volte». A Franco Giubilei che le chiede se sia possibile educare questi uomini a non servirsi di siti del genere, Boschi risponde: «Vicende come questa tolgono ogni alibi: chi resta in silenzio è complice. Perché chiunque di noi, qualsiasi nostra figlia, potrebbe essere la prossima. E nessuna deve essere lasciata sola», congedandosi con un appello «alla premier Meloni» per affrontare un tema che riguarda tutte le donne.