
Fatti vs propaganda
L’azione umanitaria del governo italiano per Gaza: i dati che smontano le bugie della sinistra (e della Flotilla)
Da "Food for Gaza" all'accoglienza dei bambini bisognosi di cure e dei rifugiati, fino ai nuovi "corridoi universitari": l'Italia è il Paese occidentale che fa di più per alleviare le sofferenze dei palestinesi. E c'è un motivo se ci riesce
Che sia in piazza o in Parlamento, i leader della sinistra vanno ripetendo da giorni che «la Flotilla ha fatto quello che il governo non ha fatto», ovvero accendere i riflettori sulla crisi umanitaria a Gaza e cercare di portare un aiuto concreto alla popolazione che soffre. Per Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni tanto la missione dei naviganti Pro Pal quanto le piazze sarebbero l’unica salvezza dell’«onore dell’Italia». Per Elly Schlein l’azione degli attivisti avrebbe riempito il vuoto lasciato da un governo che «si gira dall’altra parte». «Vogliamo vedere cose concrete», ha intimato qualche giorno fa la segretaria Pd, lamentando l’inerzia dell’esecutivo. Il problema, però, non è l’assenza di «cose concrete», ma il fatto che la sinistra finga di non vederle: preferisce strumentalizzare a fini politici la frustrazione provata dagli italiani per le immani sofferenze della popolazione di Gaza piuttosto che riconoscersi nel valore di appartenenza a una delle Nazioni al mondo che sta facendo di più per alleviarle. Eppure i dati sugli aiuti umanitari del governo per la popolazione di Gaza sono lì, riferiti anche periodicamente in Parlamento dal ministro degli Esteri Antonio Tajani.
“Food for Gaza” e la bugia sul vuoto riempito dalla Flotilla
È una plateale bugia che la Flotilla servisse a portare aiuti umanitari di cui il governo non si preoccupa. Lo è non solo perché si è ampiamente chiarito che la finalità della missione non era quella, ma soprattutto perché l’Italia è in prima linea per il sostegno della popolazione in loco. E non da ieri. Nel marzo 2024 il governo ha ufficialmente lanciato la missione “Food for Gaza”, per far arrivare nella Striscia beni di prima necessità. La missione è promossa e guidata dalla Farnesina, coinvolge Fao, Pam e Croce rossa internazionale e ha destinato a Gaza centinaia di tonnellate di aiuti alimentari, sanitari e di altra natura. Dare un numero preciso è complesso, perché è in continuo aumento: a fine luglio erano 110 tonnellate; l’ultimo aggiornamento sul sito del ministero degli Esteri, che risale a una decina di giorni fa, parla di oltre 200 tonnellate, più 2000 tonnellate di farina distribuite dal Pam. Gli aiuti sono stati consegnati via terra e anche paracadutati, quando non era possibile far passare i camion. Tramite “Food for Gaza”, che ha visto contributi finanziari per circa 40 milioni di euro, sono arrivati anche mangimi e kit veterinari.
I bambini palestinesi curati in Italia: così si è «complici del massacro»?
C’è poi la sciagurata bugia sul fatto che il governo Meloni sarebbe complice del genocidio a Gaza, sempre alla luce di una presunta immobilità. «Chiediamo al governo e a Meloni: di fronte a questo massacro come si fa a rimanere fermi?», è una delle accuse più gettonate da Elly Schlein. Giuseppe Conte ha ritenuto di fare di meglio: l’accusa di complicità con il massacro, qualche tempo fa, l’ha voluta corroborare postando le foto strazianti dei bambini malnutriti e segnati dalle atroci sofferenze che stanno subendo. Senonché, la foto che aveva scelto come simbolo della crudeltà del governo, “reo” – ad avviso suo e del resto della sinistra – di essere una sorta di quinta colonna di Netanyahu, era di uno dei tanti bambini arrivati in Italia per essere curati nei nostri ospedali pediatrici di eccellenza. L’ultimo aggiornamento, sempre dai dai dati della Farnesina, è di 181 bambini arrivati insieme alle loro famiglie. Ma allo stato attuale dovrebbe essere stato superato, perché martedì è giunta la notizia di due nuove operazioni di evacuazioni da Gaza condotte nelle ore precedenti: 80 persone, tra cui diversi bambini, sono state portate in Italia dall’Aeronautica militare; altre 72 con gli aerei di Guardia di Finanza e Protezione civile.
L’Italia primo Paese occidentale per accoglienza di rifugiati da Gaza
Anche dare un numero complessivo di quanti siano i rifugiati palestinesi arrivati in Italia dall’inizio della guerra non è semplicissimo: i dati sono per lo più disaggregati per categorie – bambini, ricongiungimenti, studenti – e, soprattutto, anch’essi in continua evoluzione. Un comunicato stampa della Farnesina del 13 agosto parlava di 917 persone. Nel frattempo, è stata portata avanti un’altra mezza dozzina di operazioni di evacuazione e accoglienza. Alcune sono state finalizzate, altre sono in lavorazione. Complessivamente, comunque, secondo quanto ricordato da Tajani il primo settembre, in occasione della visita a Roma del ministro degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese, Varsen Aghabekian, l’Italia è il primo Paese del mondo occidentale per rifugiati palestinesi accolti e il quinto a livello globale: più di noi hanno fatto solo Emirati, Turchia, Qatar Egitto. Per quanto riguarda poi l’accoglienza dei bambini malati e delle loro famiglie siamo, oltre che primi in Occidente, quarti al mondo, dopo Qatar, Arabia Saudita ed Egitto.
Sono partiti i “corridoi umanitari”: una speranza di futuro per altre giovani vite
Dal primo di questo mese, poi, ha preso il via un’altra iniziativa volta a sottrarre vite, e in particolare giovani vite, all’inferno di Gaza, per restituire loro una speranza di futuro. Si tratta dei “corridoi universitari”, realizzati in collaborazione con il ministro Anna Maria Bernini, «che consentono ai giovani palestinesi borsisti delle università italiane di lasciare il loro Paese e proseguire gli studi in Italia». Ad oggi sono state assegnate oltre 150 borse di studio a studenti di Gaza e già il primo ottobre sono arrivati 39 ragazzi, tra studenti e ricercatori.
La cattiva coscienza della sinistra
Ciascuna di queste iniziative implica un importante sforzo diplomatico e organizzativo, che coinvolge, a seconda dei casi, palestinesi, autorità israeliane e autorità dei Paesi arabi limitrofi. Nessuna di queste iniziative sarebbe stata possibile se l’Italia avesse interrotto i canali diplomatici con Israele, se avesse mostrato segni di ambiguità nella condanna di Hamas (chi ha dimenticato il blocco perfino delle attività delle agenzie Onu per il sospetto di contiguità?) o se avesse fosse arrivata a inasprire i toni al punto da cancellare dalla narrazione l’evento che ha portato all’attuale situazione, ovvero l’attacco terroristico scagliato da Hamas il 7 ottobre. Nessuna di queste iniziative, insomma, sarebbe stata possibile se il governo avesse fatto ciò che chiede la sinistra. Ed è forse anche per questo che la sinistra è costretta a mentire, fingendo di non vederle.