Riforma e referendum
L’appello di Nordio alle toghe, per salvarne la credibilità: «Non cadete nell’abbraccio mortale dell’opposizione»
Il ministro ha richiamato alla necessità del rispetto dei ruoli: «Se dalla polemica tecnica la magistratura passasse ad aggregarsi a una forza politica sarebbe un problema: i cittadini le vedrebbero allo stesso modo»
Un appello a mantenere il dibattito sulla riforma della Giustizia nell’alveo della correttezza, a partire da quella dei ruoli. A lanciarlo, nuovamente, è stato il ministro Carlo Nordio, nel corso del “Salone della Giustizia”, la cui 16esima edizione si è aperta oggi a Roma. Il Guardasigilli ha espresso in particolare due auspici: il primo, che la magistratura non cada in un «abbraccio mortale» con l’opposizione; il secondo, che il dibattito, anche se «acceso e polemico», non assuma «caratteri degenerati».
L’appello di Nordio alle toghe: «Non cadete in un abbraccio mortale con l’opposizione»
«Spero che non accada. Spero che la magistratura non accolga quell’invito, che è stato fatto alla Camera, seppure in termini soavi e vescovili, da Franceschini che ha detto ai magistrati “accodatevi a noi perché così facciamo cadere il governo Meloni”», ha detto Nordio, rispondendo alle domande del direttore del Giornale, Alessandro Sallusti, nello spazio “Face to face”. «Se la magistratura cadesse in questo abbraccio mortale e impostasse la sua propaganda, la sua polemica, i comitati, aggregandosi a una forza politica, si politicizzerebbe a tal punto che verrebbe vista dalla cittadinanza come una vera e propria forza politica», ha avvertito Nordio, soffermandosi poi sulla decisione dell’Anm di dare vita ai “Comitati per il no” in vista del referendum.
I “Comitati per il no” dell’Anm e il rischio «disastro»
Per il ministro, si tratta di una scelta «ai margini della costituzionalità, perché pubblici servitori dello Stato non dovrebbero costituirsi in Comitati». Nordio ha voluto comunque fare un’apertura: «Ammettiamo e diamo per scontato che sia legittimo, anche se ho dubbi sull’opportunità», il problema si porrebbe se «se dalla polemica tecnica, la magistratura passasse alla coesione politica con i partiti di opposizione». In quel caso, «sarebbe un disastro per entrambi».
Il richiamo al rispetto dei ruoli e delle competenze
«Non ho mai parlato di opposizione giudiziaria anche se ci sono state delle interferenze del Csm e dell’Anm su progetti di legge, che sono andati al di là della normale discussione», ha chiarito, rispondendo a un’altra domanda e ricordando che la legge va discussa in parlamento, lì si svolge la sovranità popolare. Non è compito della magistratura entrare nel merito politico della legge».
La necessità di un dibattito che «non assuma caratteri degenerati»
Nordio, poi, ha sottolineato che dire che la riforma è un attentato alla Costituzione è «un’affermazione quasi schizofrenica», visto che «la Costituzione ha in sé il suo rimedio e prevede la possibilità di essere modificata». Quindi, il secondo auspicio: «Mi auguro che questa aggressività verbale, specie da parte della magistratura cessi e che la polemica sia pure accesa venga mantenuta in termini razionali, pacati e giuridici».
«Da quando sono ministro sono abituato a sentirmi attribuire gli improperi più sciagurati, “amico della mafia” quando proposi la limitazione delle intercettazioni, “dei corrotti” quando ho ottenuto l’abolizione dell’abuso d’ufficio», ha ricordato, aggiungendo che quelle sull’attento alla Costituzione sono «parole insignificanti che però in politica ci stanno», mentre «quello che mi amareggia è che qualche volta queste accuse vengano da magistrati perché la giustizia non può essere strumentalizzata, addirittura prostituita per ragioni politiche. La giustizia sono lacrime e sangue dei cittadini». «Ammetto – ha chiarito – che questa riforma può creare perplessità perché è una novità assoluta, ma auspico, supplico soprattutto la magistratura che, questo dibattito che ci sarà, accesso e polemico, non assuma caratteri degenerati».
«Tanti magistrati dicono che il sorteggio è giusto»
Del resto, ha ricordato il Guardasigilli, «tanti magistrati dicono che il sorteggio è giusto». «Sulla separazione delle carriere c’è più compattezza tra i magistrati, ma si può capire perché chi entrava in magistratura sapeva di avere questo “fringe benefit”, sapeva di poter cambiare quando voleva sede e funzione. Ma sul sorteggio no, molti sono d’accordo, soprattutto quelli che sono vittime della spartizione correntizia». Il ministro, quindi, ha ricordato che «il sorteggio fa parte della nostra tradizione giuridica» e comunque «non avviene tra i passanti di strada, avviene nell’ambito di un canestro dove per definizione tutte le persone sono preparate, intelligenti e oneste, altrimenti non starebbero dove sono».