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Un’immagine del Romics, dove scoprire che il fumetto non è una sottocultura, ma cultura viva

Costruire l'immaginario

Il Romics, tra cosplay e grandi artisti del fumetto. Non chiamatela sottocultura: sono mondi di cultura viva

Il fumetto è narrazione, idealizzazione e visione del futuro: la magia dell’immagine è un campo che va coltivato con la stessa passione che muove artisti e lettori. E, come ci ha detto Fabio Civitelli, che va preservata dalle insidie dell'Ai

Cultura - di Guglielmo Pannullo - 5 Ottobre 2025 alle 07:00

Alla sua trentacinquesima edizione, Romics si conferma non una semplice fiera, ma una vera e propria celebrazione di un linguaggio che, con la potenza delle immagini, continua ad affascinare intere generazioni. Cinque padiglioni della Fiera di Roma hanno accolto espositori provenienti da ogni angolo del mondo: dagli Stati Uniti al Giappone, dall’Europa fino all’Italia, cuore pulsante di una tradizione fumettistica che ha segnato la nostra identità culturale.

Passeggiando tra gli stand, ciò che colpisce è l’entusiasmo contagioso di un pubblico trasversale: giovani, adulti, famiglie intere, molti dei quali vestiti come i propri eroi preferiti. Il fenomeno del cosplay, con la cura maniacale per i dettagli, dimostra quanto questa passione sia ormai radicata nella società e quanto non si possa liquidare come un “mondo nerd”, ma come una corrente culturale a tutti gli effetti che recepisce l’ancestrale usanza indoeuropea della maschera come oggetto di festa, finalizzato a modificare l’ordine sociale anche solo per un giorno, così come era con i Saturnali per i romani. Lo stesso Nietzsche si interrogava su «come l’uomo può trovar gioia nell’assurdo», rispondendo «perché ci libera momentaneamente dalla costrizione della necessità, di ciò che risponde ad un fine ed è conforme all’esperienza, cose tutte in cui noi di solito riconosciamo i nostri implacabili padroni».

Il festival ha voluto riconoscere con il “Romics d’Oro” quattro grandi protagonisti: Kevin Pike, leggenda degli effetti speciali di Hollywood, da Lo squalo a Ritorno al futuro; Ron Clements, storico regista Disney che ha firmato capolavori come La Sirenetta, Aladdin e Oceania; Oscar Martín, autore capace di spaziare dai classici dell’animazione al suo universo post-apocalittico; e infine Fabio Civitelli, colonna portante della saga di Tex, fumetto simbolo dell’immaginario italiano. Inoltre, in occasione del trentennale della scomparsa di Hugo Pratt, Corto Maltese – il marinaio giramondo insofferente a regole e costrizioni – è al centro dell’attenzione grazie all’assegnazione del Romics Special agli artisti francesi Martin Quenehen e Bastien Vivès.

Quest’anno, Romics ha arricchito l’offerta con mostre di grande spessore: dall’omaggio a Oscar Martín, autore passato da Tom & Jerry alla saga epica di Solo, alle opere di Francesca Baerald, capaci di trasportarci nella geografia immaginaria e del fantastico. La geografia e la rappresentazione attraverso carte fantasy topografiche e urbane rivestono un’importanza fondamentale. L’uso della cartografia fantastica, in particolare, esercita un grande fascino perché una semplice mappa è capace di contestualizzare meglio la storia e la narrazione. Creare mappe immaginarie per mondi fantastici è un approccio che arricchisce ulteriormente l’esperienza del lettore, lo coinvolge emotivamente e lo immerge più a fondo nella trama. Questo dimostra come la geografia, nonostante negli ultimi decenni sia stata in parte trascurata come disciplina di studio, resti una materia centrale per l’immaginario collettivo, capace di trasmettere suggestioni e far vivere la magia delle immagini.

Spazio anche all’arte pittorica di Paolo Mottura dove nella mostra “MatericaMente” personaggi Disney e icone del fumetto prendono forma da materiali di recupero e superfici come legno, metallo e intonaco, in opere in tecnica mista affiancate alle loro versioni più tradizionali. E, infine, oltre 60 tavole di Fabio Civitelli, uno dei maestri assoluti di Tex Willer da ben 40 anni.

Proprio con Civitelli ci siamo soffermati più a lungo. Con la consueta umiltà e simpatia che lo caratterizza, il maestro ha condiviso le sue preoccupazioni sul futuro del fumetto di fronte all’avanzata dell’intelligenza artificiale. Ci ha spiegato che oggi un programmatore può istruire una macchina a replicare il tratto di Aurelio Galleppini, storico autore di Tex, e produrre tavole indistinguibili da quelle originali. Questo metterà a rischio la dignità del lavoro di chi, con passione e sacrificio, ha fatto del fumetto e della letteratura disegnata un’arte riconosciuta. Per Civitelli, il fumetto resta innanzitutto espressione artistica: un lettore di Tex potrebbe seguire la storia anche senza leggere una sola parola, solo osservando le immagini, tanto forte è l’impatto comunicativo di questo linguaggio.

Non è un caso che Tex Willer, nato nel dopoguerra, sia diventato un personaggio strattonato da destra e da sinistra, simbolo dell’immaginario collettivo di un’Italia che si riconosceva nel coraggio, nella giustizia e non nella legalità, nel mito della frontiera, della vita avventurosa, del sacrificio e della comunità. È questo patrimonio, profondamente italiano, che non va disperso.

Romics ha dimostrato ancora una volta che il fumetto non è sottocultura ma cultura viva, capace di costruire mondi e di generare fermento. Eppure, è evidente come la macchina editoriale e promozionale della sinistra tenti di mettere il cappello su questo settore, imponendo i propri modelli e brand, specialmente oltreoceano. Manca una presenza forte e strutturata del mondo identitario, che troppo spesso non coglie l’importanza strategica del fumetto come strumento di arte, comunicazione, educazione e trasmissione di una controcultura e di una contronarrazione, seppur a colpi di disegni.

Le esperienze coraggiose di realtà editoriali non conformi – come i «fumetti ostinati e contrari» di Ferrogallico, che hanno dato voce alla memoria delle foibe, all’esodo giuliano-dalmata o a Sergio Ramelli attraverso le tavole illustrate – dimostrano che è possibile ribaltare l’egemonia culturale e farlo in maniera pop e cool. Per questo, il mondo identitario e conservatore deve guardare con attenzione a fiere come Romics, capire che questo linguaggio parla ai giovani più di mille saggi e convegni, e investirvi energia, creatività e sostegno. Che è un veicolo di trasmissione importante che può dar luogo a fermenti culturali, letterari e artistici. Il fumetto è narrazione, idealizzazione e visione del futuro: la magia dell’immagine è un campo che va coltivato con la stessa passione che muove artisti e lettori.

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di Guglielmo Pannullo - 5 Ottobre 2025