
La trattativa
Gaza, Witkoff e Kushner arrivati in Egitto: «Non torneranno finché non ci sarà un accordo». Trump: «Reale possibilità di farcela»
I colloqui sul Piano Usa entrano in una fase cruciale. Netanyahu parla di «giorni decisivi e fatali». Hamas chiede «garanzie dal presidente americano e dai Paesi sponsor che la guerra finirà una volta per tutte» e la restituzione del corpo dell'ideatore del 7 ottobre
L’inviato del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per il Medio Oriente, Steve Witkoff, e il genero e consigliere per il Medio Oriente, Jared Kushner, sono arrivati a Sharm el Sheikh, in Egitto, per partecipare ai colloqui indiretti tra Israele e Hamas volti a raggiungere un accordo di cessate il fuoco a Gaza. Ieri, prima della partenza Trump li ha incontrati alla Casa Bianca per fare il punto sulle trattative in corso. Secondo quanto riferito da alti funzionari americani ad Axios, Witkoff e Kushner, che hanno ideato il Piano Usa in 20 punti per Gaza, non lasceranno l’Egitto finché non sarà raggiunto un accordo per liberare gli ostaggi e mettere fine alla guerra a Gaza.
Trump: «C’è una reale possibilità di accordo»
«Abbiamo molto potere, faremo tutto il possibile per garantire che tutti aderiscano a questo accordo», ha detto Trump, rispondendo alla Casa Bianca a una domanda sulle garanzie che eventualmente possono essere attuate affinché, in caso di accordo, Israele non riprenda l’offensiva nella Striscia di Gaza dopo il rilascio degli ostaggi israeliani. Esiste una «reale possibilità» di un accordo di pace, ha aggiunto il presidente Usa, incontrando i giornalisti dopo il bilaterale con il premier canadese Mark Carney.
Le richieste di Hamas
È stato il principale negoziatore del gruppo islamista, Khalil El-Hayya, impegnato nei colloqui indiretti con Israele in Egitto, a far sapere che Hamas «vuole garanzie dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump e dai Paesi sponsor che la guerra finirà una volta per tutte». «Non ci fidiamo dell’occupazione, nemmeno per un secondo», ha dichiarato al media egiziano Al-Qahera News, riferendosi a Israele. «L’occupazione israeliana nel corso della storia non mantiene le sue promesse, e lo abbiamo sperimentato due volte in questa guerra. Pertanto, vogliamo garanzie reali», ha sostenuto, accusando Israele di aver violato due cessate il fuoco nella guerra in corso.
Ma fra le richieste di Hamas, secondo quanto riportato dal Wall street journal che cita come fonte alcuni mediatori arabi, c’è anche la restituzione dei corpi di Yahya Sinwar, ideatore dell’attacco del 7 ottobre, e di suo fratello Muhammad, anch’egli eliminato dopo aver assunto il ruolo di leader dell’organizzazione nella Striscia di Gaza. Si tratta di una richiesta, ricorda il quotidiano, che Israele ha già respinto in passato.
Il Qatar: «Servono forti garanzie internazionali scritte» sugli impegni di Israele
Della necessità di «forti garanzie internazionali scritte» per assicurare che Israele adempia ai propri obblighi ha parlato anche il portavoce del Ministero degli Esteri del Qatar, Majed al-Ansari, all’agenzia di stampa saudita Al-Arabiya, aggiungendo che il Qatar vuole garantire che ciò che è attualmente in fase di negoziazione in Egitto – il ritorno degli ostaggi, il rilascio dei prigionieri palestinesi e una pausa nei combattimenti – porterà al ritiro di Israele da Gaza, all’ingresso di maggiori aiuti e alla fine definitiva della guerra.
Netanyahu: «Sono giorni decisivi e fatali»
«Stiamo vivendo giorni decisivi e fatali. Continueremo ad agire per raggiungere tutti gli obiettivi della guerra: il ritorno di tutti i rapiti, l’eliminazione del governo di Hamas e la garanzia che Gaza non rappresenti mai più una minaccia per Israele», ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu in una dichiarazione rilasciata dal suo ufficio.