
Compagni che sbagliano
Gaza e migranti, Minniti boccia la “sua” sinistra: “Italia apripista nella ricostruzione. Senza Trump non avremmo smosso le acque”
“Il piano Trump è un’opportunità che sembrava impensabile”, “L’Italia può fare da apripista”, “Meloni ha costruito con Trump un rapporto speciale, non era scontato”. Sembrerebbero frasi pronunciate da un esponente del governo o della maggioranza. E invece a parlare è Marco Minniti, una vita a sinistra, già ministro e deputato, oggi presidente della Med-Or Italian Foundation. In un colloquio con il Corriere della Sera l’ex ministro dell’Interno del governo Gentiloni ragiona di Medioriente di cui è esperto. E lo fa dopo poche ore dalla sorprendente bocciatura delle sinistre del Memorandum Italia-Libia per la lotta ai trafficanti di uomini. Un documento confermato dal governo Meloni ma firmato nel 2017 all’epoca in cui Minniti guidava il Viminale e votato dal centrosinistra. Oggi l’allora ministro si prende la sua rivincita e si toglie qualche sassolino di scarpa.
Minniti spiazza la sua sinistra dopo la bocciatura del memorandum Italia-Libia
A partire dalla pace firmata Usa che ha spiazzato le sinistre pro Pal. “Il piano in 20 punti è una grande opportunità. Il primo pilastro ha consentito di raggiungere tre obiettivi di straordinaria importanza. Il cessate il fuoco dopo 70 mila morti a Gaza, il ritorno a casa degli ostaggi e il fatto che sono ripartiti gli aiuti, in una realtà dove si era usata la fame come arma di guerra”. E ancora: “Senza il diretto coinvolgimento di Trump non avremmo smosso le acque“. E il governo italiano? Anche qui Minniti è lucido, razionale e anti-ideologico. “Meloni ha costruito con Trump una relazione speciale e non era scontato, anche per il rapporto forte che aveva con Biden. Le battute fatte in pubblico da Trump non sono casuali. E un ruolo ha giocato l’approccio italiano al riconoscimento della Palestina. Nel momento in cui gran parte dei Paesi Ue avevano deciso di riconoscere la Palestina, l’Italia non ha puntato a isolare Trump, pur non avendo mutato la linea storica “due popoli due Stati”. E lui penso abbia apprezzato”.
Medioriente, Trump indispensabile. Meloni e l’Italia possono fare da apripista
Parole pesanti da ingoiare per la sinistra. Non va meglio per Schlein, Conte, Bonelli e Fratoianni quando Minniti dice che il nostro Paese può essere apripista, “aiutare la Ue a recuperare un evidente ritardo politico. E a diventare protagonista in un processo di ricostruzione che fa tremare le vene. Ma serve una forza di stabilizzazione militare a Gaza, con la spina dorsale dei Paesi arabi e con un mandato Onu, senza la quale è impossibile pensare al disarmo di Hamas e al ritiro delle forze Israeliane”. Minniti dà lezioni di politica alla “sua” sinistra consigliandole di uscire dal recinto del no a tutti i costi. “È importante che l’Italia possa partecipare con un mandato pieno del Parlamento. Ed è importante che il 7 novembre a Roma verrà Abu Mazen per incontrare Meloni e Mattarella. All’Onu il presidente dell’Anp ha detto che il futuro della Palestina sarà senza Hamas”. Infine un pieno riconoscimento al Piano Mattei. “È un piano di ricostruzione ambizioso”, dice, “che impegnerà almeno un decennio. Deve vedere la messa in campo di un progetto italiano coordinato dal governo, inserito in un grande progetto europeo. I Paesi arabi avranno un ruolo fondamentale e dovrà avere un ruolo l’Italia, storicamente percepita come amichevole e affidabile”. Infine la ricostruzione come ossigeno per le aziende italiane. “Noi possiamo giocarci la presenza dei grandi player economici italiani, dall’energia alle rinnovabili. Sarebbe straordinario lavorare con i palestinesi per ricostruire un’autosufficienza alimentare”.