
Il musical dei record
“Forza venite gente”, San Francesco è in scena: l’omaggio pop di Castellacci al Santo dell’identità nazionale
Lo spettacolo sul Poverello di Assisi scritto dal giornalista, sceneggiatore e "papà" del Bagaglino è uno dei più grandi successi del panorama teatrale italiano. Ma è stato anche una grande operazione culturale, che ha plasmato l'immaginario collettivo
«Forza venite gente che in piazza si va, un grande spettacolo c’è!». Sono certamente tantissimi coloro che hanno letto questa frase cantando. Si tratta infatti dei versi del brano principale di un musical che ha fatto la storia. Un musical intitolato appunto Forza venite gente, che racconta di San Francesco d’Assisi.
Messo in scena per la prima volta nell’ottobre del 1981, lo spettacolo è firmato tra gli altri da Mario Castellacci, figura poliedrica e complessa che può essere a pieno titolo inserita nel pantheon culturale della destra italiana. Castellacci è stato giornalista, scrittore, paroliere, autore televisivo e sceneggiatore. E molto di più. Durante il suo percorso professionale ha collaborato tra gli altri con Il Candido di Giovanni Guareschi e con Lo Specchio, periodico politico e di costume che ha annoverato tra le sue firme nomi come Giano Accame e Pier Francesco Pingitore. Insieme a quest’ultimo e ad altre valenti personalità (ne citiamo due: Luciano Cirri e Oreste Lionello), nel 1965 Castellacci ha fondato Il Bagaglino, compagnia di cabaret di straordinario successo per la quale scrisse testi per un lunghissimo periodo.
In seguito, oltre ad aver scritto le parole per brani portati al successo tra gli altri da Gabriella Ferri e Domenico Modugno, Castellacci si è dedicato anche alla commedia teatrale. Ed in questo campo ha realizzato Forza venite Gente, che resta ancora oggi tra i lavori più rappresentati nei teatri di tutta Italia.
Lo spettacolo ripercorre, in maniera estremamente coinvolgente, la storia di San Francesco d’Assisi, tra parti recitate e quadri di scene cantate. Partendo dal momento in cui il giovane rinuncia all’agiatezza e ai beni paterni per arrivare alla poetica conclusione, con una riproposizione della più nota preghiera del Poverello, il Cantico delle Creature, l’opera ha accompagnato intere generazioni di spettatori alla scoperta o riscoperta degli episodi principali della vita di una delle figure più amate e celebrate della cristianità, rendendola tra l’altro e ancora di più, per usare un termine colloquiale ma efficace, decisamente pop.
Sulla vita e le opere di San Francesco d’Assisi rimandiamo, per chi vuole, ad approfondimenti storico-religiosi facilmente recuperabili sia in rete sia in libreria. In questa sede diciamo soltanto che nel loro complesso costituiscono un condensato di identitaria venerabilità, che ha consegnato all’Italia e al mondo un lascito, non solo di spiritualità, estremamente importante: basti pensare, solo per citare due riferimenti, alla realizzazione del primo Presepe, a Greccio, e al fatto che il Cantico delle Creature è considerato dai più come una delle opere che hanno dato inizio alla tradizione letteraria italiana.
Anche per questo, nel 1939, l’allora pontefice Pio XII ha scelto San Francesco, insieme a Santa Caterina da Siena, come patrono d’Italia: da allora, il 4 ottobre, si commemora la figura del Poverello di Assisi. Con, però, alcune variazioni: è stata festività nazionale dal 1949 al 1977, quando entrò in vigore una legge che la rese semplicemente solennità civile. Ora, a partire dal 2026, il giorno di San Francesco tornerà ad essere festività nazionale: nei giorni scorsi, infatti, il Senato ha approvato in via definitiva una legge che, dopo 50 anni, reintroduce la celebrazione.
In proposito Giorgia Meloni ha dichiarato in una nota di aver accolto la notizia «con gioia e soddisfazione», aggiungendo che «il Governo ha appoggiato convintamente l’iter della proposta, che ha raccolto e fatto suo l’appello lanciato un anno fa da Davide Rondoni, poeta e presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni per l’ottavo centenario della morte del Poverello d’Assisi». «Il sostegno bipartisan e pressoché unanime alla proposta – ha aggiunto il premier – è un segnale importante dell’unità che si ritrova in politica attorno ad una delle figure più rappresentative e distintive dell’identità nazionale. Un Santo amato da tutto il popolo italiano e in cui tutto il popolo italiano si riconosce». «La Festa nazionale – ha concluso il Presidente del Consiglio – sarà l’occasione per celebrare un uomo straordinario e ricordaci, ogni anno, chi siamo e cosa ci unisce nel profondo».