Cambio dei giochi
Da commissario a comparsa: Timmermans fuori dai giochi, Jetten conquista l’Olanda
Il liberale di 38 anni si prepara a guidare una coalizione centrista dopo il crollo del Pvv di Wilders e la ritirata dell’architetto delle follie green in Europa
Non è stata la notte trionfale che molti a Bruxelles sognavano, ma nemmeno il disastro temuto. Le elezioni olandesi di mercoledì segnano un cambio di passo netto per un’Europa in cerca di equilibrio: Geert Wilders arretra, Rob Jetten avanza, e Frans Timmermans scompare dal podio, lasciando dietro di sé l’eco di un’era ormai conclusa.
L’Olanda avanzate e crolli
Undici mesi dopo il suo exploit, Wilders ha perso quasi un terzo dei voti. Il suo Partito per la Libertà (Pvv), protagonista di una stagione caotica e divisiva, scivola da 37 a 26 seggi. Non basta il tema immigrazione a frenare l’emorragia. «Non vi libererete di me fino a quando non avrò 80 anni», ha dichiarato ai suoi sostenitori il leader 62enne, promettendo battaglia dai banchi dell’opposizione.
Dall’altra parte, il volto nuovo di Rob Jetten, 38 anni, liberale, pro-europeo, dichiaratamente omosessuale, sembra incarnare la rivincita del centro. Il suo partito, D66, passa da nove a ventisei seggi e si prepara a guidare le trattative per la formazione del governo. «Questo è un risultato elettorale storico», ha detto ai suoi sostenitori. «Abbiamo dimostrato non solo ai Paesi Bassi, ma anche al mondo che è possibile battere i movimenti populisti ed estrema destra».
Il respiro dell’Europa
A Bruxelles la notizia è stata accolta con un sospiro di sollievo più che con applausi. Dopo due anni di incertezza e influenza ridotta, i diplomatici europei vedono nei Paesi Bassi di Jetten la possibilità di un ritorno a un ruolo chiave nel cuore dell’Unione. «Molti all’interno della bolla di Bruxelles accoglieranno con favore l’ascesa di un partito tradizionale, pro-governo e orientato alle riforme», ha confidato un diplomatico europeo. «Gli olandesi hanno molto da offrire all’Unione europea».
Jetten lo ha detto chiaramente: «Vogliamo smettere di dire “no” per principio e cominciare a dire “sì” a fare di più insieme». Una visione che ribalta la linea euroscettica di Wilders e che potrebbe riportare l’Aia tra i protagonisti del progetto comunitario.
Ma la cautela resta. I mesi necessari per costruire una coalizione stabile — sette dopo le ultime elezioni — fanno temere che l’euforia si spenga presto. «È essenziale per la cooperazione europea che il nuovo governo sia stabile e in grado di prendere decisioni coraggiose», ha ammonito lo stesso diplomatico.
Un’alleanza complessa
L’aritmetica parlamentare olandese obbliga Jetten a cercare alleati. Sul tavolo resta anche la possibilità di un’intesa con la coalizione Verde Sinistra-Lavoro di Frans Timmermans, ma l’ex commissario europeo del Green Deal, dato per favorito, ha subito una sconfitta amara: da 25 a 20 seggi. «È chiaro che, per qualunque motivo, non sono riuscito a convincere gli elettori a votarci», ha ammesso Timmermans. «È tempo che faccia un passo indietro e affidi la guida del nostro movimento alla prossima generazione».
La sua uscita segna più di un passaggio politico: è la fine simbolica di una stagione in cui il centro-sinistra europeo sognava di imporre la propria agenda verde come nuovo collante continentale.
Jetten, al contrario, dovrà bilanciare ambizione climatica e crescita economica. L’Europa osserva: Ursula von der Leyen ha già rallentato alcune misure ambientali per non scontentare il centrodestra e i produttori, ma il tema resta un nodo cruciale.
Fine di un ciclo, inizio di un esperimento
La volatilità del voto olandese — con oscillazioni mai viste dai tempi del dopoguerra — lascia intendere che nessuna vittoria sarà duratura. Jetten avanza perché altri arretrano, ma la fiducia dell’elettorato resta fragile, mutevole, sospesa.