
L'accusa della Procura
Calcio, la Juve Stabia nelle mani della camorra: scatta l’amministrazione controllata
Secondo gli inquirenti la squadra, che milita in serie B, sarebbe di fatto proprietà dei clan
Scatta l’amministrazione giudiziaria per la società di calcio Juve Stabia che milita nel campionato di serie B. Il provvedimento, eseguito questa mattina dalla Polizia di Stato della Questura di Napoli e del Servizio Centrale Anticrimine, è stato adottato su proposta congiunta del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, del Procuratore e del Questore di Napoli, a seguito di un’articolata attività investigativa e di analisi patrimoniale che ha consentito di accertare un sistema di condizionamento mafioso dell’attività economica della società calcistica da parte del clan D’Alessandro, egemone nel territorio stabiese.
Le indagini
Le indagini, confortate da convergenti contributi dichiarativi di collaboratori di giustizia e dagli esiti delle registrazioni di alcuni colloqui in carcere di detenuti in regime di 41-bis tra l’altro anche del clan Cesarano, hanno riscontrato come la gestione di numerosi servizi connessi allo svolgimento delle competizioni sportive della squadra sia stata, nel tempo e contestualmente, affidata a imprese e soggetti con profili di contiguità al clan D’Alessandro – nei settori strategici della sicurezza, del ticketing, della bouvetteria, delle pulizie e del servizi sanitari, nonché, fino al 2024, del trasporto della prima squadra – configurandosi di conseguenza un oggettivo sistema di condizionamento mafioso dell’attività economica della società.
Il ragazzino che chiese aiuto al padre al 41 bis per giocare
Relegato dall’allenatore in panchina un ragazzino, minorenne, decide di rivolgersi al padre, elemento di spicco della camorra locale detenuto al 41 bis, per giocare: figura anche questo allarmante episodio tra quelli elencati nel decreto con il quale la sezione per le misure di prevenzione del tribunale di Napoli ha disposto l’amministrazione giudiziaria per la società calcistica Juve Stabia. Il colloquio a cui si fa riferimento è recentissimo, risale allo scorso agosto: il boss rispose di fare riferimento a un manager della società a cui si sarebbe dovuto presentare dicendogli a chi era figlio.
Gratteri: “La camorra gestiva tutto”
“La Juve Stabia non poteva essere uno strumento in mano alla camorra per gestire i consensi”. Lo ha detto il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, in merito al provvedimento di amministrazione controllata per la Juve Stabia. “La camorra gestiva tutto: lo sposamento della squadra, la vendita di bibite, biglietti, il controllo della sicurezza nello stadio”, ha affermato – Era un pacchetto a 360 gradi: i calciatori dovevano solo giocare, al resto pensava la camorra”. “Non parliamo di una metropoli, ma in una città in cui tutto si conoscono e si sa chi fa cosa – ha spiegato Gratteri – Se tutto va bene, c’è stato un silenzio assenso per stare tranquilli che non possiamo permetterci in uno Stato di diritto”. Ovviamente si tratta ancora di fatti da accertare pienamente e vale la presunzione di innocenza.