
La furia dell'ente
Bufera sul campione azzurro, dopo il no di Sinner alla Coppa Davis anche il Codacons si scaglia contro di lui: «Via le onorificenze»
La rinuncia di Jannik a indossare la maglia della Nazionale ha scatenato una bufera che oggi vede il Codacons chiedere il ritiro di tutti i riconoscimenti ufficiali tributati al campione, bacchettandolo per anteporre interessi personali ed economici agli impegni di squadra. Ma davvero non basta il sogno di vittoria in tricolore che il tennista ci ha fin qui regalato?
Certo il no di Sinner a indossare la maglia azzurra spiazza. Ma di qui a sanzionarlo sembra tanta roba. Eppure le reazioni indignate e amareggiate non si contano in queste ore – specie a ridosso del match di questo pomeriggio (a partire dalle 17.30) che il campione affronterà nel torneo di Vienna dove ritroverà dall’altra parte della rete il tedesco Daniel Altmeir –. Tra queste spicca quella annunciata in un perentorio comunicato del Cocacons, con cui l’associazione prende posizione nel caso alimentato attorno al campione di Sesto Pusteria.
Sinner, anche il Codacons contro Jannik: «Via le onorificenze»
«Dopo il no di Jannik Sinner alla Coppa Davis, il Codacons chiede il ritiro di tutti i riconoscimenti ufficiali e delle onorificenze assegnate al tennista». Si apre così, allora, il perentorio annuncio con cui il Codacons reagisce e replica alla decisione di Sinner di saltare il turno in Coppa Davis Bologna. Il numero 2 del mondo ha annunciato che non giocherà le Final Eight di Coppa Davis per gestire meglio la preparazione in vista della prossima stagione, ha deluso molti. E sicuramente rattristato e turbato il Codacons per una decisione, se non anomala per i big del tennis considerato il calendario, sicuramente difficile da digerire per i tifosi e che, non per niente, in Italia ha scatenato polemiche che hanno coinvolto anche soggetti extra-tennis.
La scelta di Sinner di rinunciare alla Coppa Davis e le ripercussioni
«La scelta di Sinner di rinunciare a giocare la coppa Davis rappresenta uno schiaffo all’Italia, agli italiani e a milioni di tifosi appassionati di tennis – spiega allora l’ente –. È nel diritto di ogni sportivo decidere sulla propria carriera e anteporre altri interessi, anche economici, a quelli del Paese che rappresentano. Ma una simile scelta deve essere portata avanti con coerenza», scrive il Codacons.
Il Codacons, amareggiato, reagisce con veemenza
E ancora. «Non si può essere rappresentanti dell’Italia nel mondo quando c’è da ritirare riconoscimenti ufficiali, per poi fare scelte sportive che vanno nella direzione diametralmente opposta. Per tale motivo, e dopo la decisione di Sinner di non partecipare alla Coppa Davis, chiediamo siano ritirate tutte le onorificenze e annullati i riconoscimenti istituzionali assegnati al tennista, dalla nomina ad “Ambasciatore della Diplomazia dello Sport” della Farnesina. Al Collare d’Oro al merito sportivo del Coni. Fino alla cittadinanza onoraria del Comune di Torino», prosegue la nota.
Concludendo a tono: «Se Sinner dedicasse meno tempo a girare spot pubblicitari per qualsiasi prodotto, forse avrebbe modo di rappresentare meglio il proprio Paese, sia nello sport. Sia fuori dallo sport». Una chiosa a effetto che la dice lunga sull’umore generato dall’annuncio del campione altoatesino…
Ma il pregresso conta? A giudicare dalla bufera sembrerebbe di no…
Eppure, va anche detto che Jannik Sinner, il numero uno (ormai due) del mondo e per distacco il più grande sportivo italiano in attività, si ritrova nuovamente al centro della bufera per una decisione che è di pura e semplice programmazione agonistica: la rinuncia alla Coppa Davis 2025 per gestire al meglio la preparazione in vista della prossima stagione. Come un’azienda, “l’azienda Sinner” deve badare a sé stessa, massimizzando risultati e longevità sportiva in un circuito logorante. Però, nonostante questa scelta sia comune tra i fenomeni del tennis mondiale – impegnati a bilanciare un calendario fitto e le esigenze del proprio team – in Italia è scattato, puntuale e forse a tratti anche eccessivo, il rito dell’accusa al voltafaccia. E del “dagli addosso come se non ci fosse un domani”.
Eppure Sinner ha donato tanto fin qui: a partire dal sogno della vittoria
Ma anche come se non ci fosse un pregresso, fatto e alimentato da quello che, finora, il talento azzurro ha dato a squadra, Paese, e mondo del tennis. Questa volta, infatti, c’è un di più: la polemica tocca vette imbarazzanti, culminando con prese di posizione ferree e altisonanti. Con parole forti («schiafo all’Italia, agli italiani»). E richieste perentorie che invocano il ritiro di tutti i riconoscimenti ufficiali e delle onorificenze assegnate al tennista. Insomma l’accusa, neanche tanto velata, è quella di anteporre gli interessi, anche economici (come gli spot pubblicitari o i tornei a tanti zeri che nulla portano in cassa in termini di punteggi e classifica), a quelli della Nazione.
Eppure, a fronte di dietrofront e retoriche recriminazioni che confondono la gestione di una carriera individuale con un atto di tradimento nazionale, magari c’è una banalissima logica. Quanto meno ci permettiamo di porre il dubbio. Ossia: Sinner non dice “no” per snobbare, ma per tornare a essere il numero uno. Ovvero esattamente ciò che l’Italia gli chiede.