L'indagine dei finanzieri
Bergamo, sequestrati quasi 900mila euro a un’impresa che aveva mentito sui finanziamenti durante il Covid
Un’operazione della Guardia di finanza di Bergamo ha portato a una condanna e alla confisca di 895mila euro verso una società ortofrutticola. Il motivo? È semplice: l’impresa aveva ottenuto illegalmente i finanziamenti pubblici durante la pandemia da Covid-19. La sentenza, emessa dal tribunale locale e divenuta definitiva lo scorso 23 settembre, prevede anche una sanzione pecuniaria di 60.000 euro a carico dell’azienda.
Bergamo, confiscati quasi 900mila euro a un’azienda: finanziamenti illeciti durante il Covid
L’indagine, condotta dai finanzieri con la delega della procura, è iniziata dall’analisi delle informazioni acquisite nell’ambito del sistema di prevenzione antiriciclaggio. Dunque, le verifiche dei militari hanno rivelato che nel periodo pandemico la società aveva presentato cinque richieste di finanziamento per un totale di 6,7 milioni di euro: due di queste sono state accolte per un importo complessivo di quasi 900mila euro. Queste risorse, previste nell’ambito del Fondo di garanzia per le pmi, dovevano sostenere le imprese che avrebbero dovuto affrontare la crisi economica legata alla pandemia. Si trattava di una misura utile specialmente nel territorio bergamasco, che dopo essere stato colpito tremendamente dalla pandemia, ha vissuto una situazione difficile.
L’esito delle indagini: l’impresa aveva dichiarato il falso sui requisiti richiesti per le risorse
Per ottenere i finanziamenti pubblici, l’impresa ortofrutticola aveva dichiarato falsamente di essere in possesso di ogni requisito richiesto. La stessa attività, nel 2019, era stata colpita da due misure interdettive antimafia: stiamo parlando di un elemento che avrebbe dovuto inibire l’accesso alle risorse già dal principio. Dopo l’investigazione, la procura aveva chiesto e ottenuto il sequestro preventivo dei fondi, che in seguito si è trasformato nella confisca grazie alla sentenza definitiva. Invece per il rappresentante legale, sottoposto a un percorso di messa alla prova, si è estinto il reato contestato, con la restituzione di circa 132mila euro al ministero delle Imprese e del Made in Italy.