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Beatrice Venzi, gli orchestrali scioperano e salta la prima del Wozzeck alla Fenice

La Fenice in ostaggio

Beatrice Venezi, il gran rifiuto degli orchestrali: per boicottare la musicista sgradita all’establishment salta la prima di domani

Lo sciopero indetto contro la nomina della direttrice musicale annulla la prima di Wozzeck al teatro veneziano, rivelandosi un assurdo ostruzionismo ideologico contro una scelta di merito che, in nome di un presunto "metodo poco trasparente", danneggia il pubblico e delegittima maestranze e platea. Il commento del Maestro Colabianchi al "Secolo d'Italia"

Cronaca - di Giulia Melodia - 16 Ottobre 2025 alle 16:52

«In questo momento non sto rispondendo più a nessuno, stiamo cercando di abbassare i toni perché siamo arrivati a un livello estremo. La mia dichiarazione pertanto sarà molto semplice ma schietta: «Sono dispiaciuto che si sia arrivati allo sciopero perché è una forma di contestazione che probabilmente danneggia soprattutto l’utenza. Penso anche che probabilmente si sarebbero potute organizzare altre forme di protesta», ma – ci permettiamo noi di eccepire noi sommessamente – per concludere la frase sospesa dai tre puntini che, come diceva Oscar Wilde, «è consentito tutto, meno che la verità»…

Il Maestro Colabianchi su Beatrice Venezi: lo sciopero? danneggia gli utenti

Ma tant’è: il Maestro Colabianchi tra cautela cultural-sindacale e saggezza diplomatica istituzionale, non si sbilancia. E si limita a dirsi «dispiaciuto che si sia arrivati allo sciopero che, per quanto sia un diritto costituzionale, ci si augura che non infici la speranza che di qui a breve si possa riprendere un dialogo proficuo tra tutte le componenti in campo». Intanto però, allo stato dei fatti, e da quanto si desume dalla notizie che arrivano da siti e agenzie di stampa, la prima dell’opera Wozzeck di Alban Berg, attesa per domani (venerdì 17 ottobre ndr)  al Teatro La Fenice con Beatrice Venezi sul palco a dirigere l’ensemble, non andrà in scena.

Lo spettacolo, che avrebbe chiuso la Stagione Lirica 2024-2025, è stato cancellato a causa di uno sciopero proclamato dalle rappresentanze sindacali delle maestranze, in segno di protesta contro la nomina della professionista a futura direttrice musicale stabile a partire dall’autunno 2026. Una situazione che ha motivato il commento social di Federico Mollicone (Presidente della commissione Cultura della Camera) che non a caso in queste ore ha postato: «Contro Beatrice Venezi è in corso una aggressione mediatica senza precedenti. Il suo predecessore, lui sì, all’epoca della nomina aveva un curriculum totalmente inadeguato, solo 3 anni di esperienza e una solo opera diretta…indovinate dove? Alla Fenice»…

La contraddizione degli orchestrali: «Non smettete di sostenerci. Venite a teatro, rinnovate gli abbonamenti»

Ma tant’è… Una situazione di stallo, quella in corso, che ha sollevato recriminazioni strumentali sul profilo artistico della direttrice e sul percorso adottato dal sovrintendente Nicola Colabianchi, a cui le maestranze hanno provato a mettere un pezza (a colori?) sulla protesta che ha portato alla sospensione dello spettacolo, dichiarando in “zona Cesarini” di non intendere però rompere il legame con il pubblico. Ma come fare, al netto dello sciopero? Poco conta per i fautori della contestazione che porta a incrociare le braccia e a tenere nei loro involucri gli strumenti musicali, che anzi, a spettatori e abbonati, rivolgono un messaggio accorato della Rsu del Teatro La Fenice: «Non smettete di sostenerci. Continuate a venire a teatro, rinnovate gli abbonamenti. La vostra vicinanza è il nostro vero motore».

Eppure le maestranze insistono: sciopero contro la direttrice. E salta la prima…

Eppure, non possiamo esimerci dal notare che l’annullamento della première di Wozzeck alla Fenice per uno sciopero indetto contro la nomina di Beatrice Venezi a futura direttrice musicale non è una protesta sindacale: è un’auto-dichiarazione di irrilevanza e un tragicomico esempio di spoiler ideologico. Sì, perché l’azione, promossa dalle rappresentanze dei lavoratori, non contesta il salario, la sicurezza o l’orario di lavoro, ma si scaglia contro una libera scelta artistica e gestionale, “rea” agli occhi degli orchestrali, di aver individuato una professionista di profilo (sebbene evidentemente “sgradito”) attraverso un metodo arbitrariamente asserito come «non trasparente”». Probabilmente consapevoli che, dietro questa fragile impalcatura di “metodo”, tuttavia, si cela una battaglia di retroguardia tipica di certi ambienti culturali italiani.

Cosa rema contro Beatrice Venezi

Così, Beatrice Venezi, al di là delle sue indubbie competenze musicali, ha il “difetto” imperdonabile di non rientrare nel canone ideologico dominante. La sua indipendenza di pensiero e la sua vicinanza a posizioni politiche non conformi al mainstream della sinistra culturale diventano pertanto, per l’establishment sindacale e le maestranze in fermento, non un dettaglio. Ma il vero vulnus del casus belli. E intanto, la protesta raggiunge vette di assurda incoerenza nel momento in cui, dopo aver inflitto il danno maggiore (l’annullamento della prima), la Rsu si rivolge al pubblico con un accorato appello: «Non smettete di sostenerci, rinnovate gli abbonamenti» . Una richiesta che, alle nostre orecchie, risuona come ipocrita e paradossale.

Perché da un alto si danneggia l’utenza privandola di uno spettacolo atteso (come giustamente nota, con cautela, il Maestro Colabianchi). Dall’altro, si chiede al pubblico di pagare due volte: prima il biglietto perso, poi il rinnovo dell’abbonamento, per sostenere proprio coloro che si sono “immolati” per la causa tradendo l’atto di fede che è l’acquisto di un biglietto. E alla fine della fiera il messaggio implicito è: siamo disposti a sabotare la nostra stessa casa e il vostro divertimento, ma voi continuate a finanziarci…

Un sostegno incomprensibile…

Come del resto ribadito ancora nei giorni scorsi quando molti spettatori hanno manifestato pubblicamente solidarietà con i lavoratori e alcuni hanno persino annunciato l’intenzione di non rinnovare l’abbonamento in segno di protesta contro la nomina di Venezi. Un gesto forte. Ma accolto anche con qualche non trascurabile preoccupazione dai dipendenti del teatro che sommessamente hanno rilevato: «Comprendiamo chi sceglie di esprimersi così», hanno scritto alcuni rappresentanti sindacali, «ma il nostro appello è chiaro: non voltate le spalle alla Fenice. Il teatro è di chi lo fa vivere, ogni giorno. Ma anche di chi lo sostiene, lo ama e lo frequenta». E, verrebbe da aggiungere, lo boicotta in nome di cause più impellenti…

Contro Beatrice Venezi è in corso una aggressione mediatica senza precedenti. Il suo predecessore, lui sì, all’epoca della nomina aveva un curriculum totalmente inadeguato, solo 3 anni di esperienza e una solo opera diretta…indovinate dove? Alla Fenice.

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di Giulia Melodia - 16 Ottobre 2025