
Piove governo ladro?
Attentato a Ranucci, per la sinistra il caso è già chiuso: è sempre colpa del governo
Politici e giornalisti dem evocano tempi bui e tra accuse esplicite e toni apocalittici, da Conte a Fratoianni, passando per Gad Lerner e Rula Jebreal, la corsa è a chi la spara più grossa
Mentre gli inquirenti indagano e lo stesso Ranucci, ospite di Damilano su Raitre a Il cavallo e la torre riconosce che «c’è stato un bel gesto, un momento bello per me che sono nato in questa azienda sentire i vertici della Rai vicini è stata una cosa molto positiva, molto bella e anche molto costruttiva», la sinistra italiana, sparpagliata in un campo largo che non riesce a trovare la quadra, ma sempre a ranghi compatti quando si tratta di attaccare con veemenza il governo, ha già risolto il caso e individuato il colpevole di turno: l’esecutivo, ça va sans dire.
Ranucci, la sinistra ha già individuato il responsabile morale dell’attentato: il solito…
Insomma, un atto vile quello sferrato contro il giornalista da ignoti, ma con la responsabilità morale ben individuata, almeno per la sinistra: l’attentato contro Sigfrido Ranucci sarebbe il frutto avvelenato del “clima” creato dal governo. E poco importa ai vari Conte e Fratoainni che lo stesso giornalista di Report, tra choc e indignazione – e ricevuta la più sentita solidarietà di tutto l’arco parlamentare e istituzionale, dal Presidente Mattarella alla premier Meloni, passando per tutti gli esponenti di centrodestra – spieghi lasciando la procura di Roma al termine dell’audizione con i pm della Dda in seguito all’esplosione: «Abbiamo delineato con i magistrati un contesto. Ci sono quattro-cinque tracce importanti che però per coincidenza alla fine riconducono sempre agli stessi ambiti. Sono cose molto complesse da provare».
Il verdetto è servito: dall’opposizione tutti in fila a sentenziare
Oltre che che aggiungere: «Da quello che so al momento sono tutti fascicoli contro ignoti… Ho sentito in queste ore la vicinanza dei colleghi e degli amministratori. Credo che è dai tempi dell’attentato a Maurizio Costanzo che non accadeva una cosa del genere». Mentre gli inquirenti cercano i responsabili dell’ordigno piazzato sull’auto di Ranucci, la sinistra batte il tamburo sull’attacco alla democrazia, puntando il dito contro un’atmosfera di delegittimazione del giornalismo d’inchiesta che, per gli accusatori, sarebbe stata fomentata direttamente dal potere politico. Insomma, siamo al solito refrain, un sempreverde: “Piove governo ladro”…
E Conte in prima fila…
E allora altro giro, altra corsa anti-governativa. Il più attivo di tutti sul fronte della recriminazione è il leader del M5S, l’inossidabile Giuseppe Conte, che ieri ha rimbalzato vorticosamente dalla casa del giornalista al presidio sotto la sede Rai di Via Teulada, evocando un’eco di tempi bui che in Italia non manca mai di fare scena. «È un attentato che sconvolge l’opinione pubblica. Sconvolge noi e tutti coloro che hanno a cuore la democrazia, il giornalismo d’inchiesta, la libertà di stampa. È un attentato terrificante, che ci riporta ai periodi più bui della nostra storia, che riguarda uno dei giornalisti più esposti, scomodo anche per il potere, vero è che è stato delegittimato a più riprese».
Sentenziando apocalitticamente: «Ci dobbiamo chiedere: ma che situazione stiamo vivendo? Che situazione stiamo affrontando? Ma è possibile che chi fa il giornalismo d’inchiesta debba essere svillaneggiato, abbandonato, delegittimato? Chi rappresenta le istituzioni dovrebbe proteggerlo». Non mancando, nella chiosa, di dare appuntamento nell’ennesima piazza: «Martedì sera – conclude Conte – lanciamo un appello: ci ritroviamo in una piazza di Roma per rivendicare il pluralismo e la libertà di stampa».
Ma neppure Fratoianni salta il turno
Non solo Giuseppi però. Sì, perché non meno incisivi si sono dimostrati alcuni dei colleghi d’opposizione. Nicola Fratoianni (Avs) per esempio ha chiesto di «riflettere sul clima creato attorno al giornalismo d’inchiesta», nei confronti di chi non si inchina: e a buon intenditor, poche parole… Mentre il neo-rieletto governatore toscano Eugenio Giani (Pd), dal presidio fiorentino, ha parlato di «fenomeni di criminalità organizzata e di stampo mafioso» e di un «attentato gravissimo» contro la libertà di pensiero, appellandosi a una «sollevazione civile e morale».
E i giornalisti non sono da meno: i post al vetriolo
Ma non è ancora tutto, perché il coro delle accuse che ieri si è levato alto nell’etere si rivela da subito nutrito e colorito, mescolando in un’amalgama di slogan e verdetti apodittici, politici e giornalisti. Per Gad Lerner, allora saremmo tornati all’«Italia delle bombe e dell’intimidazione ai giornalisti scomodi: l’abbiamo già conosciuta nei tempi più bui della storia nazionale, si manifesta vigliaccamente sotto la regia di classi dirigenti sovversive». Una riedizione ad hoc, quella del giornalista, che riporta gli orologi della storia a decenni fa con notevole scatto. Roberto Saviano, invece, con la sua consueta gravitas, ha asserito con incrollabile certezza che la democrazia «non è in pericolo: è già stata violata» e che «quello che è accaduto non riguarda solo lui, ma il clima che stiamo accettando». Un grido d’allarme che fa sempre centro: e sempre nel medesimo mirino…
L’ultimo ardito salto carpiato di Rula Jebreal
Poteva mancare infine l’immancabile Rula Jebreal? Certo che no: e così l’indomita fustigatrice di tempi politici e costumi internazionali ha piazzato il jolly geopolitico, costruendo un ardito ponte tra Roma e Gaza: «Bombardare i giornalisti è la strategia tipica dei regimi autoritari e genocidiari: da Gaza a Roma, la stessa logica omicida mira ad uccidere la verità…». Dunque, bomba contro Ranucci in Italia come le bombe di Israele a Gaza, un po’ un salto carpiato, e di quelli più acrobatici, a cui non riusciamo proprio ad abituarci…
Insomma, un attentato orrendo che diventa subito un campo di battaglia politico, dove l’ordigno e la libertà di stampa si trasformano in un’arma retorica da brandire come una clava, puntualmente, contro il governo. Un’operazione di traslazione morale che, se non altro, dimostra come la sinistra non perda mai occasione per attribuire la responsabilità ultima di ogni sciagura nazionale (e internazionale) ai suoi avversari di turno. Lo abbiamo detto: “Piove governo ladro”, no?