La Libertad Avanza
Argentina, dallo shock economico al successo politico: Milei vince ancora e incassa il sostegno americano
Subito le congratulazioni del presidente Donald Trump che parla di successo travolgente: "Sta facendo un lavoro meraviglioso! La nostra fiducia in lui è stata confermata dal popolo argentino"
L’Argentina ha scelto di restare con Javier Milei. Le urne di metà mandato, chiamate a rinnovare metà della Camera e un terzo del Senato, hanno consegnato una vittoria netta al presidente e al suo movimento, La Libertad Avanza, che ha superato la soglia del 40% su scala nazionale. È un risultato inatteso per molti, maturato al termine di una campagna dai toni più contenuti ma politicamente decisiva.
Trump: “La nostra fiducia in lui confermata dal popolo argentino”
«Congratulazioni al presidente Javier Milei per la sua travolgente vittoria in Argentina», ha scritto il presidente americano Donald Trump sul suo social Truth. «Sta facendo un lavoro meraviglioso! La nostra fiducia in lui è stata confermata dal popolo argentino», ha aggiunto.
Una rimonta che cambia gli equilibri
Il partito del presidente ha infatti conquistato la maggioranza delle province, da Córdoba a Santa Fe fino alla remota Terra del Fuoco. Ancora più significativa la rimonta nella provincia di Buenos Aires, dove appena un mese fa Milei sembrava spacciato: quattordici punti di svantaggio cancellati in poche settimane. Un colpo durissimo per i peronisti di Fuerza Patria, inchiodati sotto il 25%.
Per la prima volta dall’inizio del mandato, La Libertad Avanza potrà contare su una base solida al Congresso. Non sufficiente a controllarlo, ma abbastanza per disinnescare i veti e consolidare la sua agenda economica. «Non arrendetevi, siamo a metà strada e sulla strada giusta», ha detto Milei, festeggiando tra le luci di Rosario.
Il voto come plebiscito
La consultazione, seguita con attenzione da Washington, è stata un giudizio diretto sull’esperimento ultraliberista in corso da due anni. Dietro le quinte, proprio il tycoon, che nei giorni scorsi aveva legato apertamente il sostegno economico americano al successo del suo “amico argentino”: «Se non vince, ce ne andiamo».
Il sostegno economico statunitense non è mancato. Washington ha garantito un credito da 20 miliardi di dollari per sostenere il debito sovrano, accompagnato da uno swap valutario di pari entità. Un’ancora di salvezza per un Paese in bilico tra la stabilizzazione e la recessione.
Dalla crisi al rigore
Quando Milei si insediò alla Casa Rosada nel dicembre 2023, l’Argentina era esausta: un’economia in rovina, un’inflazione mensile al 25% e un debito fuori controllo. Ma in pochi mesi, il deficit fiscale è passato dal 2,7% del Pil allo “zero tecnico”. L’inflazione, miracolosamente, è scesa al 2,5%. Ma la cura è stata dolorosa: salari congelati, pensioni erose, consumi in picchiata.
Il prezzo sociale resta alto. Oggi il 31,6% degli argentini vive ancora sotto la soglia di povertà, e la classe media — un tempo zoccolo duro del sostegno a Milei — è in forte sofferenza. «Quando non ci sono abbastanza soldi è perché c’è troppo Stato», ripete il presidente, fedele alla sua dottrina anti-interventista.
Gli alleati e le ombre
Dietro la vittoria si muove la rete di potere costruita dal presidente e da sua sorella Karina, la “Capa”. Al loro fianco, l’enigmatico Santiago Caputo, consigliere senza carica ufficiale ma con un peso reale su ogni decisione. È lui l’uomo che, dicono a Buenos Aires, guida il progetto Maga in salsa sudamericana: Make Argentina Great Again.
Trump osserva e appoggia, non solo per affinità ideologica. Secondo indiscrezioni del Wall Street Journal, Washington mira a garantirsi l’accesso alle riserve di uranio argentine, strategiche per contrastare l’influenza cinese. Dietro i sorrisi e le foto ufficiali, si muove la geopolitica dei metalli e delle valute.
Milei guarda avanti
«Tra vent’anni saremo tra i Paesi più ricchi del mondo, ma non accadrà per magia», ha detto di recente Milei. È la sua promessa. «Ci vuole tempo. Roma non è stata costruita in un giorno. Non è un sogno irrealizzabile». Per ora, l’Argentina festeggia.