Il ritorno del dominatore
Altro che diplomazia di palazzo, Trump in Corea strappa a Xi un accordo storico: “È per il mondo”
Dazi giù, soia su, terre rare sbloccate: “Abbiamo un’intesa annuale, e sarà rinnovata”. Nessun accenno a Taiwan, ma apertura sulla guerra in Ucraina e dialogo aperto con Mosca sulla denuclearizzazione
«Un grande successo, su una scala da 1 a 10, l’incontro con Xi è stato 12». Donald Trump annuncia così la chiusura del suo tour asiatico, dopo due ore di colloquio con il presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping in Corea del Sud — il primo faccia a faccia tra i due leader dopo mesi di gelo.
Trump-Xi: la realtà supera le aspettative
L’atmosfera, al contrario oggi sorprendentemente distesa, è stata segnata da sorrisi e strette di mano, un contrasto netto con la tensione che aveva dominato le relazioni tra Washington e Pechino. Poco prima del vertice, tuttavia, Trump aveva scelto di riaffermare la propria forza annunciando sulla ripresa dei test nucleari dopo oltre trent’anni: «Come fanno altri Paesi»… alludendo anche alla Russia.
Il disgelo del “G-2”
L’incontro ha suggellato il lavoro dei negoziatori, che avevano gettato le basi per un accordo di principio. Sul fronte commerciale, Trump ha comunicato la riduzione dei dazi sulle merci cinesi dal 57% al 47% e su quelle legate al Fentanyl dal 20% al 10%, in cambio dell’impegno cinese a cooperare nella lotta contro il traffico dello stupefacente.
Accordo raggiunto anche sulle terre rare, “valido per tutto il mondo”: Pechino manterrà il flusso delle esportazioni per un anno, con possibilità di rinnovo. «Una vittoria per i nostri agricoltori», ha esultato Trump, annunciando la ripresa immediata degli acquisti di soia americana.
Diplomazia e silenzi strategici
Il tycoon ha confermato che si recherà nuovamente in Cina in aprile, mentre Xi ricambierà la visita in un secondo momento. I due leader hanno concordato una collaborazione sul dossier ucraino, ma niente da fare per il dossier Taiwan. Come precisato da Trump stesso: «Non è mai venuto fuori».
Sul fronte tecnologico, resta il blocco sull’export dei chip statunitensi verso la Cina, ma «non riguarda il chip di intelligenza artificiale Blackwell» prodotto da Nvidia. Il leader americano ha espresso rammarico per non aver incontrato Kim Jong Un — «era troppo impegnato» — lasciando aperta la possibilità di un nuovo incontro in futuro. «Tornerei per rispetto verso di lui».
Xi ha lodato «gli sforzi di pace di Trump a Gaza» e ha ribadito la necessità che Stati Uniti e Cina restino «partner e amici», pur riconoscendo le divergenze. «Dobbiamo mantenere la giusta rotta e garantire la navigazione costante della gigantesca nave delle relazioni Cina-Usa», ha affermato, richiamando la metafora della stabilità.
Le terre rare: “questione risolta”
A bordo dell’Air Force One, Trump ha infine chiarito: «Tutta la questione delle terre rare è stata risolta». Questo il nodo più importante. I diciassette elementi fondamentali per la produzione di auto, aerei e armamenti erano diventati un’arma geopolitica nella disputa commerciale. Le restrizioni cinesi avevano già causato carenze e fermato linee produttive, specialmente nel settore automobilistico. L’accordo riporta stabilità e offre sollievo ai mercati internazionali.
Reazioni e letture
Tareck Horchani, di Maybank Securities, interpreta la tregua come «una pausa tattica più che un progresso strategico». Le tensioni di fondo — tecnologia, catene di fornitura, terre rare — restano irrisolte.
Per Kyle Rodda, analista di Capital.com, «i mercati avevano già scontato la notizia, avevano già reagito positivamente a inizio settimana, sulla scia delle aspettative di una riduzione dei dazi».