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Vergogna in Campania. Tra Fico e De Luca è già guerra della “monnezza”. Prime minacce di “sfiducia” sull’inceneritore

La sinistra in Campania

Vergogna in Campania. Tra Fico e De Luca è già guerra della “monnezza”. Prime minacce di “sfiducia” sull’inceneritore

Politica - di Luca Maurelli - 2 Settembre 2025 alle 08:50

Manca ancora tanto all’appuntamento con le urne, ma in Campania l’accordicchio con scambio di poltrone “familiari” tra il Pd, il M5S e il governatore De Luca fa già segnare un primo, imbarazzante capitolo. In una lunga intervista a Il Corriere della Sera, Vincenzo De Luca, non cita mai Fico ma lo avverte con toni molto, molto minacciosi, non senza aver difeso il figlio Piero – candidato a diventare segretario del Pd in Campania – raccontato come una sorta di cervello internazionale che generosamente si è messo al servizio della politica locale…

Campania alle urne, Fico e De Luca già litigano

“Colgo l’occasione per dire con chiarezza – e con tutto il disprezzo di cui sono capace — che questa vicenda esprime al meglio il livello di volgarità, di cafoneria, di inciviltà presente in un Paese nel quale possono fare quello che vogliono, fianco a fianco, mogli e mariti, sorelle e sorelle, fratelli e fratelli, padri e figli, tranne chi porta il mio cognome”), fa sapere De Luca a chi, anche nel suo stesso partito, ha ironizzato sulla linea del “tengo famiglia” del presidente, di cui oggi esce un libro, “La sfida”, quasi interamente dedicato a bastonare il Pd della Schlein e i “cacicchi” di Roma. Ma è su un tema concreto,  l’inceneritore di Acerra, che De Luca senior è stato netto: “Il tema dell’autonomia energetica è uno dei temi essenziali per lo sviluppo dell’Italia e del sistema produttivo. La necessità di avviare con convinzione la ricerca, di prepararsi al futuro e di avviare un dibattito pubblico, il più ampio e trasparente, è ineludibile. Il termovalorizzatore sta bene dove sta”. Dopo queste parole, il povero Fico, contrario da sempre all’inceneritore, starà ancora dove sta, a fare il candidato del “campo largo”?

L’intervista sfascia-Fico al “Corriere”

“Il Pd ha smarrito le ragioni originarie della sua nascita: essere un partito dei territori e delle autonomie; essere radicato nella società, portatore di un programma riformatore serio. Si è presentato a volte come il peggio del centralismo democratico e del correntismo doroteo. Si è immaginato un profilo radicale per riprendere respiro ma questo ovviamente non basta: occorre riprendere un rapporto con il mondo cattolico e le sue sensibilità, con l’insieme del movimento sindacale; occorre assumere il tema della sburocratizzazione come un tema decisivo; occorre parlare al mondo del commercio, dell’artigianato delle partite Iva etc. C’è da fare, o da rilanciare, il lavoro per dare vita a una grande forza riformista moderna, in grado di parlare alla maggioranza del popolo italiano, oltre che al nostro insediamento sociale tradizionale”, dice De Luca. E lo scambio tra Fico e De Luca junior fatto con la Schlein? “Ma non vorrà mica caricare sulla testa di Piero il crollo della partecipazione nei Paesi democratici?! Colgo l’occasione per dire con chiarezza –— e con tutto il disprezzo di cui sono capace — che questa vicenda esprime al meglio il livello di volgarità, di cafoneria, di inciviltà presente in un Paese nel quale possono fare quello che vogliono, fianco a fianco, mogli e mariti, sorelle e sorelle, fratelli e fratelli, padri e figli, tranne chi porta il mio cognome. Piero ha deciso da molto tempo di fare l’emigrante, per essere libero, andando a lavorare, per 11 anni, presso la Corte di Giustizia in Lussemburgo; è vincitore di concorso per docente universitario; ha scritto libri di Diritto comunitario. Non ha bisogno di vivere di politica, può dedicarsi a un’attività professionale più redditizia e gratificante: avrà pure la possibilità di vedere rispettati i suoi diritti costituzionali e di essere valutato in quanto persona dopo 25 anni di militanza?”.

E i cacicchi del Pd? “Sono quelli che non hanno nessun radicamento né sociale né territoriale, che non hanno il voto neanche della madre, che non conoscono né la fatica della militanza, né quella necessaria a conquistare i consensi a uno a uno; quelli che si trovano in eterno in funzioni nazionali, in ruoli parlamentari al di là di ogni valutazione di merito… E che, sulla base di tali benemerenze pretendono di decidere della vita degli altri”. Non lui, che ha piazzato il figlio, “genio” precoce sacrificato alla causa del padre…

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di Luca Maurelli - 2 Settembre 2025