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V Repubblica addio. Macron è in un vicolo cieco appeso ai socialisti, Francia mai a destra come ora

I guai dell'Eliseo

V Repubblica addio. Macron è in un vicolo cieco appeso ai socialisti, Francia mai a destra come ora

Esteri - di Andrea Verde - 9 Settembre 2025 alle 15:54

François Bayrou è caduto lunedì all’Assemblea Nazionale dopo non essere riuscito ad ottenere il voto di fiducia. Con tono cupo, il primo ministro ha parlato per circa quarantacinque minuti. Con tono fatalista, ha detto ai deputati: “Avete il potere di rovesciare il governo”, ma non di “cancellare la realtà”. Ha denunciato una “congiunzione di forze” unite per destabilizzare la Francia. Con lo sguardo perso nel vuoto, la testa china, François Bayrou è uscito lentamente dall’emiciclo dell’Assemblea nazionale; 364 parlamentari di Palazzo Bourbon hanno votato contro, solo 194 a favore. Una vera e propria sconfessione, ma prevedibile. Sia François Bayrou che il suo governo sono caduti, costretti a dimettersi da questo voto sfavorevole dell’Assemblea Nazionale.
Lo scenario era scritto da diversi giorni. Nei corridoi del Palazzo Bourbon, tutti parlano di una sola cosa: cosa succederà dopo. Un’unica domanda ossessiona i deputati: scioglimento o no?

Bayrou, una fine annunciata e adesso?

In un discorso durato più di 40 minuti, il capo del governo ha descritto un Paese “sull’orlo del baratro” e ha elencato le carenze della Francia: produzione, squilibrio nel sistema pensionistico, alloggi, sovra-indebitamento. “Vogliamo dare la parola al popolo e ci siamo preparati da tempo”, sostengono i seguaci di Marine Le Pen e di Jean Luc Mélenchon mentre l’ex primo ministro Gabriel Attal, leader dei macronisti, tenta di difendere la stabilità parlamentare: “Non spetta al popolo francese risolvere i problemi del Parlamento, ma al Parlamento risolvere quelli del popolo francese”.

Sarkozy: suicidio politico, serviva un compromesso

Molto severo il giudizio dell’ex presidente Nicolas Sarkozy che se la prende sia con Bayrou, sia con Macron; “L’iniziativa di François Bayrou è stata una forma di suicidio politico, ed è l’opposto di ciò che si sarebbe dovuto fare – ha dichiarato Sarkozy  “Le Figaro” – Che strana idea chiedere la fiducia ai partiti prima ancora di discuterne con loro! La strada più ragionevole sarebbe stata quella di cercare di trovare un compromesso sul bilancio, per poi formalizzarlo con un voto di fiducia”. Sarkozy si è anche levato qualche sassolino dalla scarpa; “François Bayrou ha votato per Ségolène Royal nel 2007, poi per François Hollande nel 2012. Questo lo rende responsabile della storia del socialismo e quindi della situazione finanziaria del Paese. Presentarsi oggi come l’unico ad aver denunciato l’indebitamento della Francia mi sembra un po’ audace. Sottolineo anche che si è opposto alla riforma delle pensioni del 2010, che ha innalzato l’età pensionabile a 62 anni e che ha generato 24 miliardi di euro di economie l’anno per la previdenza sociale. Era un suo diritto, ma questo non lo qualifica come “parsimonioso” con i fondi pubblici. Così come era suo diritto opporsi alla nostra politica di riduzione del personale pubblico quando è stata attuata la politica dell’uno su due (rimpiazzare un funzionario su due). In tal modo ottenemmo una riduzione di 155.000 dipendenti pubblici. Mi assumo la responsabilità di essere stato l’unico presidente ad aver ridotto il numero dei dipendenti pubblici. Dopo di me, il numero dei funzionari pubblici ricominciò inesorabilmente ad aumentare con il paradosso che la Francia ha 15 milioni di abitanti in meno rispetto alla Germania e 1 milione di dipendenti pubblici in più! Questo non è sostenibile.”

Bayrou primo responsabile dell’indebitamento francese

Per Sarkozy la crisi politica cominciò con la disastrosa dissoluzione dell’Assemblea nazionale dello scorso anno che ha generato mesi di instabilità con la caduta dei governi Barnier e Bayrou. “Sarebbe strano aver scelto di sciogliere l’Assemblea ieri quando nulla lo richiedeva -ha detto Sarkozy- e rifiutarsi di farlo oggi che la decisione è necessaria! La politica deve rispettare il buon senso e obbedire a regole che devono essere rispettate”. Le elezioni legislative anticipate sono l’unica possibile chiarificazione secondo Sarkozy che non manca di lanciare una frecciatina a Macron: “Conoscendo il presidente della Repubblica, la sua naturale inclinazione a prendere tempo e il suo desiderio di infilare sempre il piede destro nella scarpa sinistra, immagino che tenterà ancora una volta di trovare un primo ministro. Temo che le stesse cause produrranno gli stessi effetti. Non è più una questione di persone, ma di strategia politica. Non può funzionare”.

La strana ricetta dei socialisti di Olivier Faure

L’editorialista di Le Figaro, Gaetan de Capèle, mette le mani avanti di fronte ad un paventato ingresso dei socialisti al governo: La Francia è sovraindebitata? Scarsamente competitiva? In fase di deindustrializzazione? Il leader socialista Olivier Faure e i suoi amici hanno idee originali per arrestarne il declino: lavorare meno, spendere di più e tassare tutto. Il loro contro-bilancio, consistente nel tassare le imprese e i francesi “ricchi”, sembra tratto da un piccolo manuale di anticapitalismo, che in Europa nessuno segue. Per l’editorialista di Le Figaro la causa principale del degrado finanziario risiede nel costo esorbitante del modello sociale francese che, sviluppatosi all’indomani della Seconda Guerra Mondiale in un contesto demografico, economico, geopolitico, industriale e tecnologico che nulla aveva a che fare con il mondo odierno, non è oggi più sostenibile.

La Francia non ha chance se non rimette in discussione il modello sociale

La Francia non si riprenderà mai senza mettere in discussione il proprio modello sociale e senza tagliare parte dei suoi 900 miliardi di spesa sociale annua. Imprigionato nella negazione della realtà, il Partito scialista non propone nulla, se non il ritiro della riforma pensionistica, già ritenuta insufficiente a salvaguardare il sistema di ripartizione.
Un’altra misura controversa è la legge Zucman, fortemente caldeggiata da tutta la sinistra che prevede di tassare le 1.800 famiglie più ricche di Francia, quelle con un patrimonio superiore a 100 milioni di euro, al 2% del loro patrimonio. I socialisti si aspettano che ciò generi 15 miliardi di euro di entrate aggiuntive per lo Stato. Questa tassa colpirebbe imprese e grandi patrimoni e nessun paese al mondo osa adottarla in quanto favorirebbe la fuga di capitali. Bayrou era pure giunto ad attaccare l’Italia; “le persone se ne vanno perché ormai c’è una sorta di nomadismo fiscale. L’Italia sta attualmente perseguendo una politica di dumping fiscale!”.

Meloni: l’Italia non fa dumping fiscale…

Le dichiarazioni di François Bayrou hanno fatto trasalire Giorgia Meloni. In un messaggio pubblicato sul suo account X, la premier italiana, ha denunciato “affermazioni totalmente infondate” e ha ritenuto “sorprendente” che Parigi accusasse l’Italia di dumping fiscale. “L’economia italiana è attrattiva e sta andando meglio di altre grazie alla stabilità e alla credibilità del nostro Paese”, ha sferzato Meloni, prima di insistere: “L’Italia non applica politiche fiscali ingiustificate per attrarre le imprese europee”. A difesa di Giorgia Meloni si è schierata, sempre su Le Figaro, Bertille Bayart, che scrive che; “la Francia non è un topo da laboratorio.

La fiducia degli agenti economici si fonda sulla credibilità

I socialisti, il cui unico software è la tassazione, ignorano che la mobilità dei capitali esiste. Se riempissimo le casse diventando un inferno fiscale, lo saprebbero tutti. I socialisti ignorano anche che la creazione di ricchezza e di posti di lavoro – l’altra via per trovare entrate – si realizza nelle imprese, a condizione che siano competitive. Infine, ignorano che la fiducia degli agenti economici (famiglie, imprese, mercati), prerequisito per la prosperità, si fonda sulla credibilità”. Per Bayart “nulla di questa storia di denaro magico regge. Le fondamenta sono imperfette. Sarebbe un esperimento quasi unico nel suo genere, poiché si applicherebbe ai patrimoni professionali, non solo a quelli privati. La Norvegia, che ha tentato questo esperimento nel 2024, ha visto diverse decine dei suoi contribuenti più ricchi andarsene e probabilmente ha perso più entrate fiscali di quante ne abbia guadagnate”.

La Francia mai stata a destra come ora, Macron senza speranza

Resta il fatto che la Francia non è mai stata a destra come ora e Macron, con un tasso di sfiducia dell’80%, è il presidente più impopolare della V Repubblica.Anche per questo motivo molti esponenti politici del centrodestra, come Eric Ciotti, Marion Marechal o Sarah Knafo pensano a un modello “italiano” che metta fine all’ostracismo verso RN che, secondo i sondaggi, è accreditato del 33% dei consensi dei francesi e non può più essere escluso a priori come accaduto sin qui. Cercare di mettere a tacere la voce dei francesi non ha mai funzionato. La violenza non nasce dall’espressione del suffragio universale, ma piuttosto dal limitarlo o ostacolarlo.

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di Andrea Verde - 9 Settembre 2025